Latina: Smantellata associazione mafiosa autoctona con venti arresti tra cui sette donne
“Per la prima volta in territorio pontino viene riconosciuta l’esistenza di un’associazione mafiosa autoctona, non legata a gruppi criminali siciliani, calabresi o campani”. È quanto dichiarano gli inquirenti coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Latina a seguito della maxi operazione, portata a termine dalla Polizia di Stato nei confronti di presunti appartenenti ad un clan rom operante nel quartiere di Campo Boario. Venti misure di custodia cautelare tra cui ci sono quelle per sette donne, una delle quali sembra essere una figura di vertice del clan. Le accuse sono di vario genere: associazione a delinquere di tipo mafioso, traffico di droga, violenza privata, favoreggiamento, estorsione, riciclaggio, intestazione fittizia dei beni, corruzione e reati elettorali previsti dal Codice Antimafia.
Dalle indagini sembrerebbe che gli autori delle estorsioni utilizzassero il nome dei Di Silvio. Nome utilizzato per amplificare il potere di intimidazione già di per sé piuttosto violento.
“Il nome dei Di Silvio rappresenta di per sé una forma di intimidazione – ha spiegato il vicequestore Carmine Mosca – gli esponenti di questo clan si sono impossessati di alcuni quartieri di cui si ritengono i padroni. Il loro predominio affonda le radici nella guerra di mafia tra i clan dei rom contro i gruppi criminali autoctoni non rom, al termine dei quali questi ultimi si imposero”.
Dalle parole del procuratore aggiunto Dda Michele Prestipino si apprende che quello dei Di Silvio-Ciarelli è un gruppo storico di famiglie rom alleate per controllare il territorio Pontino anche contrapponendosi ad altre famiglie con fatti di sangue estremamente gravi.
Il controllo capillare del territorio passava per “estorsioni sistematiche a tappeto in base alla regola secondo cui ‘tutti devono pagare tutto” arrivando anche a colpire la categoria degli avvocati che si sono ritrovati esponenti del clan nei propri studi. Prestipino, in conferenza stampa a Roma spiega che un’altra novità “sono i reati in materia elettorale, si tratta di manovalanza nell’attacchinaggio elettorale e compravendita di voti. Nella loro complessità questi fatti sono indici importanti della mafiosità del gruppo, capace di stringere rapporti con la politica”. In particolare gli inquirenti hanno rilevato episodi di “acquisizione di consenso elettorale attraverso la promessa di denaro: 30 euro a voto”.
È stata dunque individuata e smantellata una vera e propria associazione criminale senza legami con Cosa nostra, ‘Ndrangheta e Camorra ma terribilmente in grado di imporsi con l’intimidazione e la violenza, tipiche delle organizzazioni mafiose, indebolendo le istituzioni locali e soprattutto minando la tranquillità dei cittadini.
Maura Pisciarelli
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