16 giugno 2018

Dai giornali di oggi 16 giugno

ITALIA-ECONOMIA
Nuove record del debito, il Tesoro ha fatto scorta (Messaggero in prima
e p.11): toccata quota 2.311 mld ad aprile, con emissioni e tassi ancora
ai minimi. L'incremento è di 9 mln rispetto al mese precedente, e deriva
dalle maggiori disponibilità liquide del Mef. Per rappresentare la
situazione si può dire, come ha fatto ieri l'Unione nazionali
consumatori, che il debito è di 91 mila euro per ciascuna delle 25
milioni di famiglie italiane oppure che il nostro debito cresce, come è
stato calcolato, di 2.000 euro al secondo (Repubblica p.26). Il ministro
dell'Economia Giovanni Tria ha rassicurato sulle intenzioni di
proseguire il percorso di riduzione e stabilizzazione del debito e la
situazione va tenuta strettamente sotto controllo. Si punta sugli
investimenti per salvare i conti. Restano sullo sfondo le ipotesi di
operazioni straordinarie per abbattere le passività dello Stato
(Messaggero p.11).
Intanto, sul Fisco non tornano i conti della proposta della pace fiscale
(Corriere p.11): secondo i calcoli della Lega, che spinge da tempo per
il provvedimento, sarebbero 60 i mld che entrerebbero nelle casse dello
Stato, ma il gettito reale potrebbe essere intorno ai 13 mld, visto che
la proposta non andrebbe applicata agli 800 mld di vecchi crediti
dell'Agenzia delle Entrate, ma ai 51 che sarebbero effettivamente
recuperabili. Perciò, per moltiplicare il gettito, l'unica strada
sarebbe il condono tombale, che elimina – oltre ai debiti – anche ogni
possibilità di accertamento sul passato, sulla proposta c'è però
l'ostilità del M5S.

ITALIA-POLITICA
Stadiopoli, risvolti sulla politica nazionale dell'inchiesta sul
progetto Tor di Vale. Parnasi avrebbe destinato fondi anche alla
fondazione dem Eyu di Bonifazi (Fatto). Ma l'imprenditore, intercettato,
ha detto: “Renzi non conta più, ora finanziamo Lega e M5S” (Libero p.
5). Su Stampa (prima e p.7) e Repubblica (p.6) l'idea del costruttore:
“un premier terzo per il governo” e poi la spartizione dei ministeri tra
i due partiti, col costruttore che trattava per conto della Lega, sulla
quale ora si sono posate le attenzioni dei pm per quei 200mila euro di
fondi destinati al partito di Salvini. In primo piano anche il ruolo
dell'avvocato Lanzalone, presidente Acea, che puntava a una nomina a
commissario straordinario o alla Cdp. Sul ruolo dell'avvocato, la Raggi
sentita dai pm dice: “Imposto da Bonafede e Fraccaro, ma non è entrato
nelle scelte tecniche e urbanistiche: non aveva poteri. Io parte lesa in
questa vicenda: basta con il fango” (Corriere prima e p.6, Fatto p. 3).
Il caso Tor di Valle rappresenta una “spina” per il Movimento. Di Maio,
sotto assedio, dice: “Dobbiamo reagire, ma personalmente sono
tranquillo: la storia dello stadio è un grande equivoco”. Ma la
posizione di Bonafede preoccupa e gli ortodossi chiedono “dimissioni se
coinvolto” (Messaggero, Corriere e altri). Sul versante leghista,
invece, Giorgetti ammette di conoscere il costruttore Parnasi, ma
rassicura i suoi: “Non ho ricevuto alcuna pressione, né favori: vengo
accusato per una cena, assurdo”. E parlando al Fatto (p. 2) aggiunge:
“Parnasi lo conosco da 15 anni, eravamo vicini di casa a Roma, ma
Lanzalone non lo conoscevo prima di quella cena: l'ho rivisto poi, dopo
tanto tempo allo stadio per Roma-Liverpool. Sorpreso? No, ora siamo al
governo” (Libero p.7). Salvini fa quadrato: “Siamo sereni, il governo
non è stato deciso a tavola e non posso accusare Giorgetti per una cena”
(Corriere e altri). Il tesoriere della Lega, Giulio Cementero al
Messaggero (p.5): “I 250mila euro? Mai usati per campagne della Lega”.
Da Milano, invece, il sindaco Sala conferma: “Parnasi? Visto due volte,
ma non ho legami con lui”. E sui 50mila euro ricevuti a sostegno della
campagna elettorale, il sindaco meneghino dice: “Avvenuto tutto con
modalità tracciabile e nel rispetto delle regole, importo inserito come
previsto dalle norme, nel rendiconto già depositato presso la Corte
d'Appello e reso pubblico nel 2016” (Giornale p. 6). Nella lista di
Parnasi, che Belpietro sulla Verità (prima e p.9) definisce il “bancomat
dei partiti”, anche altri personaggi di spicco: dalla Polverini a Giro,
da Minnucci a Ciocchetti e altri, per tenersi buono il potere (Libero
p.5). Le rivelazioni sulla rete di contatti di Parnasi potrebbe
rovesciare anche il banco sulle nomine: dalla Cdp (obiettivo di
Lanzalone), all'Alitalia (intercettato il nome di Enrico Laghi),
cambiano le logiche sulla scelta (Giornale p. 4). Chi vuole chiarire
subito la sua posizione è il presidente del Coni, Giovanni Malagò, che
ha chiesto ai pm di essere ascoltato immediatamente: “Questa vicenda sul
fidanzato di mia figlia va chiarita il prima possibile” dice (Giornale
p. 5, Messaggero p. 3, Notizia Giornale p. 4 e altri).

ESTERI
Vertice sui migranti a Parigi tra il premier Conte e Macron, intesa tra
i due leader per gli hotspot in Nordafrica (Messaggero e tutti). I dubbi
di Unhcr e Oim: gli hotspot restano un miraggio (Repubblica p.4).
“Sintonia perfetta” Conte-Macron, tre obiettivi comuni: cambiare
Dublino, aumentare i controlli e lavorare con i Paesi d'origine
(Corriere p.2). Fatto (in prima e p.12) parla di pace “quasi fatta tra i
due” ma ogni decisione sul tema immigrazione è rimandata al vertice Ue.
Per il Giornale (p.3) il vertice va a vuoto: niente impegni precisi.
Intanto, Macron elogia il premier italiano: “il mio interlocutore sei
tuo”. E ridimensiona Salvini (Stampa). Per Parigi “Salvini è un
problema”, anche se il premier italiano assicura: alla fine scelgo io
(Repubblica p.3). La replica di Salvini da Genova: “Aspetto da Parigi
aiuti concreti. A Ventimiglia i cinici e gli irresponsabili sono oltre
confine” (Sole p.2). Macron pressa Conte: “Decidete se state con
l'Europa” (Repubblica p.2). Il numero uno dell'Eliseo avverte: “Diffido
dell'asse con Vienna e Berlino” (Stampa p.2). Secondo il Corriere (p.2)
Parigi punta a isolare Salvini: Macron cerca una sponda a Palazzo Chigi
per riformare l'Europa, ma tenendo l'Italia agganciata alle alleanze
tradizionali. Il segretario di En Marche, Christophe Castaner, alla
Stampa (p.2-3): “Dobbiamo lavorare insieme per rafforzare le azioni in
Libia, per proteggere le frontiere comuni. Ma bisogna migliorare la
solidarietà, su cui Francia ed Europa non sono state all'altezza. Ma
perchè ci sia rispetto reciproco, bisogna rispettare le regole
internazionali. E accogliere una nave che si presenta sulle vostre coste
fa parte delle regole”. Il sondaggio di Pagnoncelli sul Corriere (in
prima e p.5) evidenzia come il 59% degli italiani sia favorevole alla
politica dei porti chiusi. Anche un elettore su tre del Pd d'accordo,
fortemente favorevoli l'elettorato di centrodestra e dei 5S.
Sull'accordo in Ue pesa anche la questione della stabilità del governo
tedesco: la Grosse Koalition di Angela Merkel vacilla per la ribellione
dei bavaresi sui migranti (Sole in prima e p.3). Il ministro degli
Esteri tedesco Heiko Maas al Corriere (in prima e p.3): “Anche da noi il
tema è centrale, se non prendiamo sul serio le paure e le preoccupazioni
delle persone aiutiamo chi vuole dividere l'Europa. Per questo serve
velocemente trovare una linea comune Ue, non possiamo lasciare Italia e
Grecia da sole”. E a proposito dell'Italia, dice: “La Germania ha
giocato un ruolo nella campagna elettorale italiana. Un ruolo che mi ha
preoccupato. La Germania non ha fatto tutto giusto in passato, per
esempio sul tema dei migranti e rifugiati o sui problemi economici.
Posso capire che in Italia si abbia avuto l'impressione di una
insufficiente solidarietà degli europei”.
Nuova escalation Usa-Cina: sui dazi è guerra commerciale (Sole e tutti).
Trump fa scattare le tariffe del 25% su 50 miliardi di import hi-tech
cinese, Pechino risponde con misure speculari e ritira gli impegni di
maggiori acquisti americani. I toni dello scontro preoccupano gli
analisti per il rischio che si danneggi gravemente l’interscambio
globale: Wall Street ha ceduto terreno nel pomeriggio sull’onda della
crisi. Anche Repubblica (p.24) parla di “guerra da 50 miliardi”.

Nessun commento:

Posta un commento