7 giugno 2018

Dai giornali di oggi 7 giugno

ITALIA-ECONOMIA
Conte promette nuove politiche economiche di crescita e una trattativa “risoluta” con la Ue sul debito e incassa la fiducia della Camera ma lo spread risale a 245 (Sole). “Naturale che gli investitori internazionali e italiani mostrino una certa preoccupazione – dice l’ad di Borsa Italia Raffaele Jerusalmi al Mattino – Ma prima di parlare di allarme Italia bisogna aspettare le decisioni del governo. Se si continuerà sulla strada delle riforme non ci sarà alcun problema”. Su Sole, Giornale e Messaggero il Tria-pensiero sull’economia: “Un vasto programma di investimenti pubblici infrastrutturali potrebbe essere attuato e finanziato in deficit senza creare problemi di sostenibilità dei debiti pubblici, attraverso un finanziamento monetario palesemente condizionato a livello europeo”. Traduzione: si potrebbe spingere il rapporto deficit-pil al 3% e non conteggiare nel deficit le spese per investimenti pubblici per infrastrutture. Due proposte, scrive il Messaggero, che faranno venire l’orticaria a Bruxelles e Berlino. Germania già in allarme: ieri si è parlato di Italia sullo Spiegel on line – “troppo grande per fallire e troppo grande per essere salvata” – e al Bundestag, con Roma accostata ad Atene e la preoccupazione per il debito italiano. La cancelliera Merkel: “Con la Grecia abbiamo trattato in modo molto duro e alla fine abbiamo raggiunto un buon accordo. Vado incontro anche al nuovo governo italiano, in modo che si parli gli uni con gli altri. Diremo che la Ue si basa sul rispetto delle regole da parte di tutti” (Sole).
Per la Stampa le riforme più costose – reddito di cittadinanza, flat tax e pensioni – sono destinate a slittare a dopo le Europee del 2019. Il patto Di Maio-Salvini sarebbe quello di impostare gli 11 mesi di governo che mancano al voto in una campagna elettorale permanente, senza riforme costose, con il solo obiettivo di azzerare Pd e FI. Si arriverebbe così alla primavera col vento in poppa grazie a una serie di leggi-manifesto praticamente a costo zero come il taglio a pensioni e vitalizi dei politici, pensioni d’oro, daspo per corrotti e corruttore, legittima difesa.
Dal premier Conte affondo contro la macchina della pubblica amministrazione paralizzata dall’inerzia di dirigenti e funzionari: più che al Codice degli appalti è alla loro inerzia – per paura di incorrere in responsabilità penali ed erariali – che si deve la stasi delle opere pubbliche (Sole). Tra politica ed economia il caso grandi opere e flat tax. Dopo lo scontro a distanza col governatore piemontese Chiamparino sulla Tav, doppia intervista di Toninelli a Stampa e Repubblica. “Debbo capire se il gioco vale la candela. Penserò all’ambiente non solo ai soldi”. I concetti sono quelli già detti ieri al Sole: “Le grandi opere in costruzione vanno valutate una per una secondo il parametro costi benefici, nell’ottica della loro sostenibilità, non solo economica ma anche sociale e ambientale. Il Paese va modernizzato ma in modo razionale, per dire addio agli sprechi e agli scandali degli ultimi anni”. Sulla Tav “dobbiamo capire se il gioco vale la candela, se i soldi già impegnati giustificano una spesa futura molto più grande. In ogni caso ci atterremo alle procedure dettate dall’accordo con la Francia”. Sul Tap “condivido la posizione della ministro Lezzi” che si opporrà alla costruzione e porterà il fascicolo al comitato di conciliazione tra alleati. Su Alitalia “c’è già in atto un intervento pubblico: bisogna evitare che si venda a pezzi una compagnia che può essere rilanciata su basi di mercato”. Sul Codice degli appalti “c’è bisogno di una correzione per contemperare l’esigenza di snellimento con quella di difesa della legalità. C’è da rafforzare la capacità progettuale di Anas. Oggi il deficit sulla logistica rappresenta per le imprese una tassa occulta da circa 10 miliardi”.
Sulla flat tax è Salvini a finire sulla graticola, dopo l’intervento a Radio anch’io: “Chi fattura di più risparmia di più”, ovvero pagheranno meno tasse i più ricchi (Corriere e tutti). Orfini: “Finalmente hanno detto la verità: a questo serve l’annunciata rivoluzione fiscale, a far guadagnare chi è più ricco a danno di tutti gli altri”. L’imprenditore Lupo Rattazzi a Repubblica: “Non è equa e chi evade continuerà a farlo”. L’economista Nicola Rossi: “Si può arrivare a risultati equi e razionali se restano le deduzioni. In tre mesi si può fare una riforma che riguardi sia imprese che famiglie puché non la si finanzi in deficit” (Repubblica). Franco Debenedetti (Istituto Leoni) al Corriere: “La flat tax presenta più di un problema. Non capisco come questo progetto possa superare le difficoltà sul piano dell’accettabilità politica e della sostenibilità economica”.

ITALIA-POLITICA
Fiducia a Conte tra scontri e gaffe (Repubblica, Corriere). Alla Camera il governo incassa la fiducia con 350 sì e 236 no, ma il premier nella sua replica perde i fogli e divaga, con Di Maio che fa il suggeritore e Delrio che lo attacca per l’amnesia su Piersanti Mattarella. Duro scontro in aula anche sul conflitto d’interessi (Messaggero). Nel mirino di Conte ci finisce l’Anac di Cantone, un tempo totem dei Cinque Stelle: “Non va depotenziata ma sicuramente non ha dato quei risultati che vi attendevamo. Possiamo valorizzarla in una prospettiva diversa: quella della prevenzione e della certificazione anticipata”. Secca la replica di Cantone, che ha espresso “stupore” per le parole del premier e lo ha invitato a partecipare alla Relazione annuale il 14 giugno: “Forse non conosce ciò che fa l’Anac”. Per Repubblica Cantone paga la nomina del Pd e ora la sua presidenza è in bilico. Delrio durissimo con Conte: “Lei è un pupazzo in mano ai partiti, è l’espressione di un governo che nasce sull’inganno”. Ma l’Italia crede nel governo: il “barometro” di Piepoli sulla Stampa segna fiducia dal 51% degli italiani (poca o per nulla dal 40%). Giudica positivi i suoi primi passi il 33%, neutrale il 40%; tra i ministri fiducia all’81% per Sergio Costa (Ambiente) seguito dalla Bongiorno (72%), Moavero Milanesi (71%), Lezzi (69%), Bonafede (58%), Toninelli (56%). I due vice premier Di Maio e Salvini seguono rispettivamente al 53% e al 50%. Fontana al 52%.
Sul Foglio parla Roberta Lombardi (M5S): “Di Maio ci pensi bene: fare il ministro e il capo del M5S sarebbe molto faticoso”. Sul Fatto parla il neo ministro della Giustizia Bonafede: “La prima urgenza è quella di Bari, dove le udienze del tribunale penale si tengono in tenda. Interverremo sul decreto intercettazioni, che non piace ne a noi ne alla lega e a nessuno degli operatori del diritto. Una regolamentazione più chiara può essere utile ma senza comprimere la libertà di informazione”. Bonafede pronto a rivedere anche lo svuota carcere: “Quel provvedimento mina alla base il principio della certezza della pena. Interverremo sicuramente”. Sul Mattino parla il ministro Costa: “Terra dei Fuochi pronto il decreto”. “Sarò garante degli interventi: vogliamo normalizzare, attraverso gli interventi necessari, una situazione limite, ma farò tutto ciò che posso”. Capitolo Ilva: “Il soggetto acquirente si è impegnato ad osservare tutte le prescrizioni e gli steccati ambientali imposti dall'Ee e dal contratto: sono questi gli aspetto su cui spetta al ministro dell'Ambiente vigilare”. Su Repubblica le relazioni pericolose di Salvini con le ‘ndrine calabresi. Eletto senatore nel collegio Calabria 1, il leader della Lega è tornato a Rosarno a “ringraziare” il 17 marzo scorso, in una manifestazione organizzata da Giacomo Saccomanno, ex sindaco del comune sciolto per due volte per infiltrazione mafiosa. Massiccio anche il sostegno ricevuto dall’ex governatore Giuseppe Scopelliti, ora in carcere per scontare una condanna a 4 anni e 7 mesi per falso. Dure le parole del leader leghista contro la ‘ndrangheta, ma è proprio nella terra dove la ‘ndrangheta comanda che la Lega ha fatto il pieno dei voti.

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