5 giugno 2018
Dai giornali di oggi 5 giugno
ITALIA-ECONOMIA
Flat tax in due tappe: prima imprese e partite Iva, nel 2020 le famiglie (Messaggero, Sole e tutti). Lega di governo già divisa (MF): Bagnai annuncia l’avvio della flat tax nel 2019 con le imprese per poi estendere la semplificazione fiscale alle famiglie nel 2020. Siri corregge il tiro e parla di riforma a regime dal 2020 ma precisando che nel 2019 non si partirà dalle sole aziende. E al Corriere dice: “Niente strumentalizzazioni, con la tassa piatta per tutti partiremo l’anno prossimo. Per le famiglie partiremo da quelle numerose. Il problema è solo mettere a punto il provvedimento. Bagnai voleva solo dire che nel 2019 entrerà in vigore il nostro sistema fiscale per le imprese”. Siri poi precisa: “Per le imprese è solo un fatto percentuale passare dal 24 al 15%; per le famiglie si passa da un sistema progressivo a scaglioni con detrazioni e una serie di bonus a un sistema flat con solo una deduzione fissa il che è più complesso. A regime la flat tax costerà una cinquantina di miliardi. Ma sono soldi che non entrano nel sistema dello Stato ma nel sistema della spesa”. Ieri l’incontro tra Siri e il ministro Tria: il tema della riforma fiscale si intreccia con la sterilizzazione dell’Iva, che Lega e M5S si sono impegnate a fare. Sul Sole la freddezza delle imprese. Bonomi (Assolombarda): “L’impatto della flat tax sulla parte Ires può costare tra i 15 e i 16 miliardi, per noi sarebbe più interessante l’eliminazione dell’Irap che sul privato costa meno, 13 miliardi”. Per il Messaggero decisiva sarà la legge di Bilancio, quando il governo dovrà definire lo spazio finanziario nel quale intende muoversi. Polemico il Pd: avevamo già ridotto noi l’Ires per le imprese dal 27,5% al 24% e introdotto l’Iri per le piccole imprese. Per il Messaggero per le imprese, con una tassazione secca del 15% i risparmi vanno da 10 a 12 miliardi. Per le famiglie, con la doppia aliquota al 15 e al 20% premiati i redditi più alti. C’è poi il nodo della tassazione su base familiare: può essere anticostituzionale.
Di Maio vede subito i riders e promette più tutele e un salario minimo (Messaggero, QN e tutti). “Come primo atto ho voluto incontrare i rider, categoria di lavoratori simbolo di una generazione abbandonata che non ha né tutele e a volte nemmeno un contratto”. Si parte dall’assicurazione e da una paga minima dignitosa: “E’ un primo piccolo passo, ma vogliamo dare un segnale alla gente che chiede dignità”. Il ministro ha annunciato l’apertura di un confronto con i grandi gruppi internazionali e i riders. Altro incontro del ministro con il movimento dei “Drappi bianchi”, che raccoglie imprenditori e professionisti vessati da fisco e burocrazia. “Bisogna iniziare con provvedimenti a costo zero” ha detto Di Maio riferendosi a spesometro, redditometro, split payment e studi di settore: “Tutta questa roba va eliminata e dove possibile sostituita con meccanismi digitali in cui l’imprenditore non ha oneri. Semmai è lo Stato che deve incrociare le banche dati e accertare se c’è qualche furbo”. Sul fronte fiscale, Di Maio dice: “Deve finire l’era delle leggi antievasione che le tasse le hanno sempre pagate. Se si devono fare leggi antievasione devono colpire gli evasori perché oggi si sta rendendo la vita degli imprenditori e dei professionisti un inferno”. Di Maio ha preso tempo sulla fusione tra Ministero del Lavoro e Mise e ha annunciato che presto vedrà Confindustria, sindacati e altre associazioni di impresa.
Repubblica torna invece sul tema delle pensioni: su quota 100 via libera di sindacati e sinistra. Contrari al progetto di ritoccare la legge Fornero solo Pd e FI, mentre cresce il partito silenzioso e trasversale che in Parlamento e fuori guarda con favore alla proposta di mandare gli italiani in pensione con quota 100. Nanninci (Pd): “Il costo di quota 100 è calcolato dall’Inps in 15 mld. Se la lega lo valuta in 5 mld vuol dire che solo un italiano su tre potrà andare in pensione con le nuove regole. Allora è una quota furba o finta”.
ITALIA-POLITICA
Profughi, scontro con Tunisi (Corriere e tutti): è il primo incidente diplomatico (Fatto). Dopo le parole di Salvini - “Esportano galeotti” - la replica tunisina: “Profondo stupore”. L'ambasciatore italiano Lorenzo Fanara, convocato dal governo tunisino, al Messaggero (p.2): “Contestualizzate le parole del ministro, ora lavoriamo ad un incontro a breve per rinsaldare e ampliare l'accordo sui rimpatri”. E il suo omologo in Italia, Sinaoi a Repubblica (p.7): “Dichiarazioni sopra le righe, ma dopo l'incontro con l'ambasciatore a Tunisi è un capitolo chiuso. L'Italia resterà un partner privilegiato”. Intanto, l'ex titolare del Viminale, Minniti al QN (p.4): “Il momento della propaganda è finito, ora servono i fatti. La Tunisia è un Paese chiave, che più ha collaborato con noi, bisogna chiudere questo incidente diplomatico”. Sarzanini (Corriere p.3) ricorda l'importanza della collaborazione con Tunisi: senza la conferma dell'intesa saltano 80 rimpatri a settimana.
Intanto, l'Italia lascia la sedia vuota al vertice Ue sui migranti: oggi in Lussemburgo l'incontro tra i ministri dell'Interno, ma Salvini non ci sarà, impegnato nella fiducia al governo (Messaggero e tutti). In Lussemburgo si discute la riforma del trattato di Dublino, su cui pesa però l'opposizione del blocco Visegrad. “Io non ci vado, ma la farò bocciare perchè il documento in discussione penalizzerebbe ulteriormente l'Italia e il Paesi del Mediterraneo” fa sapere il leader leghista. Libero: “Salvini alza la voce in Ue”. Ma Repubblica (p.6) spiega: non è un atto di forza, visto che la linea è in perfetta sintonia con l'operato del governo Gentiloni. Intanto, Salvini avverte l'Ue: “O ci dà una mano concretamente oppure sceglieremo altre vie, ho avuto una telefonata cordiale con Orban, lavoreremo per cambiare le regole” (su tutti). Stampa (in prima e p.2) parla di “strappo italiano in Europa”. Emma Bonino a Repubblica (in prima e p.7): “Salvini minaccia l'Ue di fare diversamente se non si cambia la politica migratoria. Ma diversamente come? Mi sembra che sia ancora in campagna elettorale e ha una impostazione irrealistica della mobilità globale”.
Su Corriere e Repubblica parla il neo ministro all’Ambiente Sergio Costa: in cima alle priorità il “Patto ambientalista”: “Coinvolgerò enti, società civile, volontariato ma soprattutto utilizzerò la leva fiscale per diminuire il costo dei prodotti senza plastica e degli imballaggi più leggeri. L’obiettivo è rendere più convenienti e usare solo prodotti sostenibili. Mi attiverò perché nel lungo periodo la produzione dei rifiuti in plastica in Italia venga drasticamente ridotta”. Costa annuncia anche la fine dell’era degli inceneritori: “Intendo affamare gli inceneritori. Il nostro faro sarà l’economica circolare e su questo imposterò le linee guida. Ovvero raccolta differenziata di qualità”.
Sul Sole parla il neoministro per la democrazia diretta, Fraccaro: “Il Parlamento potrà dare la fiducia a un governo che ha individuato soluzioni efficaci per crescita economica, lavoro, fiscalità e semplificazione burocratica”. Poi sui temi legati al suo dicastero spiega: “Con la democrazia diretta il sistema legislativo diventa più efficace e l'economia si può muovere più velocemente. Ci sono almeno 400 leggi inutili, mentre i cittadini possono proporre le questioni di affrontare, arrivando ad approvare direttamente le leggi di cui avvertono la necessità”.
Giustizia, sfida intercettazioni per il ministro Bonafede (Corriere). Il presidente dell'Anm Minisce avverte: “Mancano le strutture per far funzionare la riforma, che tra l'altro non porta benefici, ma solo danni alle indagini”. Minisci è stato l'unico magistrato a cui il neoministro ha telefonato dopo la nomina, assicurandogli una visita a Bari per l'emergenza del Palazzo di Giustizia.
Nel frattempo, Conte debutta in Aula, il primo messaggio è diretto all'Europa: “E' casa nostra, ma sia più vicina” (Messaggero). Discorso per arginare la Lega (Repubblica). E' la prima prova di autonomia del premier alla vigilia del G7 (Sole p.3). Indicherà le scadenze del programma (Corriere e tutti). Governo alla prova fiducia, ma la squadra già traballa (Giornale p.6): dubbi sul vice-ministro in pectore Bagnai. Crollano le quotazioni di Di Stefano, considerato troppo anti-Ue e filo-Russia. Parte il risiko dei sottosegretari (Stampa p.8): a Palazzo Chigi il segretario sarà Vincenzo Fortunato. Carroccio e M5S si marcano a uomo (Libero p.8). Si aprono le partite anche per il Copasir, dove è in vantaggio Guerini, la Vigilanza Rai, con Gasparri in pole, mentre per il Cda Rai ci sono 196 curricula (Messaggero p.7). Gabanelli verso la presidenza Rai, sfida De Bortoli-Franco come dg (Stampa p.9). Giorgetti in pole per i Servizi, la ministra della Difesa sposta il marito (QN e altri). Salvini potrebbe piazzare due suoi uomini di fiducia sia alle Telecomunicazioni (Alessandro Moretti, giornalista), sia ai Servizi segreti (il sottosegretario Giorgetti). Intanto la Ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, ha affrontato un possibile conflitto d'interessi sul marito, Claudio Passarelli, trasferendolo dalla Direzione generale degli armamenti all'ufficio Affari generali.
Financial Times - ll quotidiano internazionale dedica un focus al nostro Paese. L'editoriale evidenzia, tra altre valutazioni, come i precedenti governi italiani abbiano "accettato regole europee che erano profondamente contrarie agli interessi dei loro cittadini".
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