16 giugno 2018

Recensione film: A QUIET PASSION ,regia di Terence Davies


 Con Cinthia Nixon, Jennifer Ehle, Keith Corradine, Emma Bell, Duncan Duff, Joanna Bacon, Eric Loren, Benjamin Wainwright, Annette Badland, Rose Williams, Gran Bretagna-Belgio, del 2016.





Emily, una poetessa sofferente

Il film “A Quiet Passion”, del regista inglese Terence Davies, è sostanzialmente la biografia di Emily Elisabeth Dickinson, una poetessa americana oggi molto amata, interpretata da Cinthia Nixon.

Emily Dickinson nasce nel 1830 in una piccola cittadina del Massachusetts, e cresce in una famiglia borghese di tradizione puritana. Nel film Emily ragazza (interpretata da giovane da Emma Bell) ha un’aria ribelle, anticlericale e promettente, decide di lasciare il college femminile di Mount Holyoke, di formarsi sulla fornita biblioteca di famiglia, e di vivere una religiosità tutta a modo suo.

Inizia a scrivere poesie e ottiene il permesso dal padre (Keith Carradine) di poterle scrivere di notte – a quei tempi si doveva chiedere il permesso che fare una qualsiasi cosa – e riporta una prima pubblicazione di un suo testo, ma in forma anonima perché era sconveniente che fosse una donna a scrivere poesie. Così la sua vita continuerà a scorrere lenta e noiosa senza grandi scosse o emozioni, tutte convogliate nella scrittura solipsista.

Il fratello Austin (Duncan Duff) parte per andare a studiare all’Università e costituirà il primo abbandono  subito da Emily. Poi Austin si sposerà e tornerà a vivere lì vicino, lavorando come avvocato nello studio legale del padre (Keith Carradine). Avrà anche una bambina di nome Martha. A un certo punto scoppierà la guerra di Secessione di cui Emily scriverà molto (di quel periodo sono la metà dei suoi scritti), ma al fratello sarà impedito di partire da parte del padre che lo vuole, unico figlio maschio, accanto a sé.

La sorella Vinnie le rimarrà sempre vicina, specialmente nei momenti emotivamente più difficili come quello della morte, prima del padre, poi anche della madre.

Dopo che anche la sua fedele amica Vrilyng Buffam la abbandonerà per sposarsi, Emily si rifiuta man mano di frequentare chiunque. In tutta la vita avrà solo un’infatuazione platonica per un reverendo sposato che apprezzava le sue poesie, dopo di che si rinchiuderà in casa, anzi nella sua stanza al piano di sopra, evitando qualsiasi contatto con il sociale che non fosse filtrato dall’adorata sorella. Sarà durissima con il fratello quando scoprirà che ha un’amante, la seducente Mabel Loomis Todd, anch’essa a sua volta sposata. Quella di Emily Dickinson, dotata di grande sensibilità, è una vita di sofferenza interiore, tormentata dall’angoscia di morte, attratta e terrorizzata dall’idea di provare amore, di lasciare i suoi luoghi, la sua famiglia, le sue sicurezze. Arriverà ad ammalarsi del morbo di Bright, una malattia renale che poi fu chiamata nefrite e che la condurrà lentamente alla morte a cinquantasei anni.

Tutto ciò è narrato molto lentamente, forse anche troppo, in più di due ore di film, con una splendida fotografia e con musiche perfettamente scelte. Tra pizzi e merletti, carrozze d’epoca e velette, Cinthia Nixon riesce a essere bravissima e dona varie espressioni e molte sfumature al personaggio. Del regista del film così scrive Tonino De  Pace in “Sentieri Selvaggi”: «Davies è forse uno dei registi per il quale diventa anche semplice, per lo spettatore, osservare quanto della sua opera costituisca “fatto personale” e quanto piacere della costruzione in funzione della scena. Il suo cinema ci ha abituati, progressivamente, ad una sempre maggiore purezza che si manifesta innanzitutto con la successiva eliminazione dell’elemento strettamente autobiografico, il che è avvenuto con il suo film “Sunset Song” del 2000 che ha segnato una cesura con il passato e da lì in poi è diventata una costante per il suo lavoro narrativo».

Tutta la storia si svolge nella casa di famiglia (parzialmente ricostruita in Gran Bretagna) e nel suo curatissimo giardino - che Emily amava molto - e che sembra uscito dai quadri degli impressionisti americani come Phili Leslie Hale o Henry Wadson Lonfellow. Del resto è proprio della metà dell’Ottocento l’unione dell’arte e scienza specialmente nei confronti della botanica e solo poco più tardi, diventerà  The Garden Movement e verrà fondato il Garden Club of America, all’inizio del Novecento.

Oggi Emily Dickinson è considerata tra le poetesse più sensibili di tutti i tempi e una delle più rappresentative. All’epoca alcune caratteristiche dei suoi scritti erano considerate inusuali, mentre oggi sono molto apprezzate e considerate inconfondibili del suo stile. La punteggiatura, l’uso non convenzionale delle maiuscole, le disgressioni enfatiche, le rime asimmetriche, le voci multiple e le metafore sofisticate sono considerate sue cifre stilistiche, stimate e tradotte in molte lingue.



Ghisi Grütter

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