17 giugno 2018

Lettera aperta al Santo Padre



FRANCESCO, LA FAMIGLIA, LE DONNE E I GAY.

Caro papa Francesco, io lo so che ti piace improvvisare e parlare a braccio. Però, alcune volte, bisognerebbe pesare attentamente le parole. Non voglio dilungarmi su quanto hai detto circa la famiglia, che secondo te è costituita da un uomo e una donna, e voluta così da Dio stesso. Non mi soffermerò su quanto quel modello di famiglia, a cui ti ispiri, in realtà sia stato scardinato nel corso di millenni dal cristianesimo stesso, che ha presentato come santa una non famiglia, o una famiglia anomala proprio rispetto a quello che tu vai dicendo: la santa famiglia di Nazareth. Da ragazzo volevo fare il prete. Ho studiato anche teologia, e prima di lasciare, ho frequentato le lezioni dei gesuiti alla pontificia università Gregoriana, a Roma. La vita sacerdotale, casta e celibe, mi è stata presentata come la realizzazione perfetta della sequela Christi. E tu capisci bene che una simile perfezione getta sul legame umano, all'origine della famiglia maschio-femmina, una luce per così dire meno luminosa. Qualcosa del tipo se ti sposi fai bene, se non ti sposi fai meglio.  “Quanto poi alle cose che mi avete scritto, è cosa buona per l’uomo non toccare donna” (1 Cor 7, 1). L'unione uomo donna, d'altra parte, pur essendo sancita da un sacramento, è destinata a finire se non altro con la morte di uno dei due o di entrambi: "finché morte non vi separi". Il sacerdozio è invece eterno: tu es sacerdos in aeterno. La sacralità della famiglia, quale istituzione fondante di una comunità, appartiene a contesti che il cristianesimo ha radicalmente rivisitati, se non erosi dall'interno. Mi riferisco ai mondi ebraico e romano, dove la famiglia aveva effettivamente un peso straordinario, come luogo di trasmissione della Torà o dei mos maiorum. A quelli che gli dicevano che la madre e i suoi fratelli lo cercavano, Gesù invece risponde: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?". Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: "Ecco mia madre e i miei fratelli!" (Mc 3, 33-34).
Quello, però, che più mi preme farti presente è quanto io trovi sbagliato il paragone tra l'aborto, in particolare quello praticato nel caso di un feto nel quale risulti un handicap, e quanto sperimentavano sul piano genetico i nazisti. E trovo sbagliato questo paragone soprattutto rispetto alla donna che sceglie di abortire. Anche se non mancano probabilmente casi in cui una donna ricorra all'aborto con leggerezza, sono convinto che una simile decisione non sia facile e lasci segni profondi e dolorosi. Avrei quindi più rispetto della coscienza altrui e ci andrei più cauto. La Chiesa in realtà non ha mai rinunciato alla pretesa di gestire l'utero delle donne. E in questa pretesa ci vedo qualcosa che sa di nazismo molto di più del dramma che vive una donna che abortisce. Santità, magari la prossima volta scrivilo più attentamente il tuo intervento e soprattutto, leggilo! Con affetto e stima.

Massimo Frana

I commenti in rete

Non c'è rispetto del pensiero della conoscenza e della sua coerenza ne' del faticoso processo che ha portato un po' più di rispetto umano per la realtà come essa insiste a esistere. Un pensiero incoerente e astrattamente magico risorge aggressivo e nefasto.
RMS

Si, sono assolutamente d'accordo .Accostare il Nazismo all'interruzione di Gravidanza ......mi sembra inaccettabile . Una cosa è una donna a cui viene comunicato che la creatura che porta in grembo è afflitta da una patologia incurabile un'altra gli orrendi ricordi di migliaia di bambini avviati alle camere a gas. Bambini sui quali venivano fatti gratuiti esperimenti medici impietosi e fisicamente devastanti . Chiunque faccia questi accostamenti non sa di cosa parla . Il problema della Chiesa credo sia sempre lo stesso: dietro i loro ragionamenti c'è un giudizio di valore etico . Questo giudizio è sempre una valutazione molto umana . Spiega e difende alcune questioni . In altri casi questo giudizio non è opportuno e spesso appare ingiusto . La Famiglia . Credo che alla base della scelta di due persone di fare insieme un percorso di vita ci debba essere come polare soltanto l'AMORE e niente altro che l'AMORE ,si tratta di un sentimento che riguarda solo le persone che lo condividono ,tutto il resto non ha importanza .
L.G.

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