8 giugno 2018

Dai giornali di oggi 8 giugno

ITALIA-ECONOMIA
Di Maio promette ai commercianti lo stop all’aumento dell’Iva e la rivoluzione delle tasse: “Mai più persecuzioni” (Stampa). Dal ministro un piano per abolire tutti gli strumenti come lo spesometro, il redditometro, split payment e studi di settore e inserire l’inversione dell’onere della prova, “perché siete tutti onesti ed è onere dello Stato provare il contrario” (Corriere, Messaggero e tutti). Per Di Maio “la ricetta per far decollare le imprese è lasciarle in pace” (Repubblica). Le misure per combattere evasori e furbetti cambiano rispetto a quelle adottate in passato da Equitalia, fino all’inversione della prova a carico del contribuente: “Per dimostrare l’evasione incroceremo tutti i dati della pubblica amministrazione”. Dalla pace fiscale ai controlli si volta pagina, rimarca il  Messaggero. Con l’impegno a disinnescare le clausole Iva, primo step della riforma delle pensioni e del reddito di cittadinanza la manovra sale a 25 mld, stima il Corriere. E questo senza tener conto della Flat tax, che da sola vale almeno una quarantina di miliardi: si profila dunque una manovra di proporzioni rilevanti la cui sostenibilità è tutta da capire. Su Repubblica il piano in tre fasi della flat tax: si parte nel 2019 dalle imprese per poi passare alle famiglie numerose e meno agiate nel 2020 per concludere nel 2021 con quelle dal reddito più alto. Per calibrare l’effetto delle nuove aliquote sui redditi dei contribuenti restano deduzioni e detrazioni, anche se in misura ridotta rispetto ad oggi. Per la “pace fiscale” si profila un breve rinvio, per evitare l’effetto boomerang che il mega condono potrebbe avere sull’immagine del governo. Tutte da trovare le coperture, a fronte di un costo a regime che il leghista Armando Siri stima in 50 miliardi. “La flat tax non serve, meglio semplificare il fisco” dice alla Stampa il presidente dei Giovani di Confindustria Rossi. E al Corriere: “La flat tax ridotta per le imprese? Se non ci permette di mantenere i conti in equilibrio saremmo costrettia dire no grazie”.
Di Maio, davanti alla platea di Confcommercio, promette anche la semplificazione del codice degli appalti – “complicato e illeggibile”  - e il sì alle infrastrutture. E sul salario minimo precisa: “Serve solo perla generazione fuori dalla contrattazione collettiva” (Repubblica). Quanto alle vertenze industriali sul tavolo del Mise, disco verde alla partecipazione ai tavoli aziendali di politici e parlamentari del territorio (Sole). Calenda: “E’ un gravissimo errore buttare le crisi nello scontro politico. Vuol dire politicizzare un lavoro tecnico delicato” (Corriere). 
“Fronte comune del Nord per difendere la Tav: ora tutti si facciano sentire”. E' uno dei passaggi-chiave dell'intervista della Stampa a Chiamparino, governatore del Piemonte, che fa un appello: “Basta egoismi, serve umiltà: l'esperienza mi insegna che è meglio se chi governa mette da parte le posizioni ideologiche”. Sulla Torino-Lione il governatore ha le idee chiare: “Se venisse bloccata, ci rimetterebbe non solo il Piemonte, ma il sistema-Paese”
Intanto dall’Istat allarme pil: la crescita sta rallentando (Corriere). Pesa la frenata dell’industria, più dinamici i servizi. Per i prossimi mesi l’Istat parla di “tendenze incerte” e possibile fase di rallentamento dei ritmi produttivi. Forte flessione della fiducia dei consumatori “per il peggioramento dei giudizi e delle attese sulla situazione economica”.

ITALIA-POLITICA
Esecutivo al via, ma il primo Cdm è senza il premier (Messaggero p.5 e altri): è Salvini a presiedere il consiglio. Rinviata la partita delle nomine, è arrivata solo quella di Matteo Piantedosi, ex prefetto di Bologna e già vicecapo gabinetto dell'Interno con la Cancellieri, a capo di gabinetto del Viminale (Corriere p.8 e tutti). Ma per comporre il puzzle di viceministri, sottosegretari e presidenti delle commissioni parlamentari ci vorrà ancora tempo: slitta la soluzione del sudoku (Giornale p.5). Tra i nodi principali c'è la nomina alle Telecomunicazioni. Intanto, la maggioranza prepara il blitz anti-Pd al Copasir, dove si ragiona su una guida affidata a FdI (Corriere p.9). Importante anche la partita della Rai: 236 curricula, al vaglio delle Camere le candidature al cda dell'azienda (Repubblica p.10).
Tra le sfide del governo, Salvini al lavoro sull'immigrazione: studia un piano per togliere gli irregolari dalle strade e annuncia “controlli più rapidi e aiuti Ue per i rimpatri” (Stampa p.7). Il ministro dell'Interno vuole una stretta sui richiedenti asilo che delinquono e il potenziamento dei Centri per l'espulsione. L'ex ministro Minniti a Repubblica (p.9): “I populisti predicano 'immigrazione zero' sapendo che non è realizzabile. Si rischia un salto nel buio”. L'ex titolare del Viminale commenta la vicinanza di Salvini ai Paesi Visegrad: “Allearsi con loro comporta diventare l'hot spot dell'Ue, ci stiamo consegnando mani e piedi al loro progetto di ridurre l'Italia a centro di controllo unico dei flussi migratori dall'Africa”.
Dal fronte del M5S, il ministro Fraccaro al Messaggero (p.5) torna a premere su alcuni dei cavalli di battaglia dei 5S: “Siamo fieri di aver espresso il primo ministro della Democrazia diretta della storia. Vogliamo il referendum abrogativo e propositivo senza quorum per incentivare la partecipazione attiva. Puntiamo sulle leggi di iniziativa popolare a data certa”.
Sondaggio Swg sul Messaggero (p.11): il 58% degli italiani ha fiducia in questo governo. Solo il 15% sostiene che sarebbe stato meglio un ritorno al voto. Dopo la formazione dell'esecutivo, il gradimento del M5S è al 30,9%, Lega al 27,2%.
Romano Prodi a Repubblica (p.4): “Bisogna vedere cosa c'è dietro questo 'governo del cambiamento', bisogna capire quale è il compromesso reale di questo accordo. Questo governo è una soluzione di destra”. Poi Prodi ragiona di Europa: “Se qualcuno si vuole male esce dall'Ue. Ma l'Europa è rimasto un pane mezzo cotto e mezzo crudo: per mangiarlo bisogna cuocerlo”.
Centrodestra, Libero (p.6) definisce Forza Italia “la grande assente”: gli elettori conoscono gli obiettivi di Salvini e Di Maio, non quelli degli azzurri. Il Corriere (p.10) intervista Giovanni Toti: “Questo governo era l'unica soluzione per uscire dalla crisi. E' il frutto degli errori della quasi totalità della classe dirigente”. Intanto, Berlusconi pungola Salvini: “Faccia valere il programma” (Giornale p.8). Sul Corriere (p.10) la lettera di Mara Carfagna (Fi) indirizzata al premier Conte: “Dia alle donne la metà delle nomine”.

Nessun commento:

Posta un commento