16 luglio 2018

Atac la gara deserta.Le motivazioni di Alberto Sommariva




Giovedì scorso, dopo aver twittato l’esito della gara di Atac (andata deserta), ho ricevuto tre telefonate da tre diversi colleghi di quotidiani nazionali che volevano ragguagli sull’accaduto. La cosa mi ha colpito molto. Infatti, se è vero che l’azienda di Roma stuzzica sempre gli appetiti delle redazioni è vero anche che le ‘gare deserte’ non sono certo una novità. Ma andiamo con ordine

Atac gara deserta, i numeri
La gara Atac per il rinnovo della flotta dei bus, come già accennato, è andata deserta, di fatto nessuno dei circa 10 costruttori di autobus presenti sul territorio italiano ha presentato offerta. Un fatto che avrà ricadute a cascata. Perché? Perché ora il concordato, sottoscritto per salvare l’azienda capitolina, è tutto in salita. Il piano presentato ai giudici, infatti, si regge su alcuni paletti tra cui la creazione di una nuova flotta di 650 bus. E la gara del 12 luglio scorso risultava essere fondamentale per centrare l’obiettivo del rinnovo del (vetusto) parco circolante.

Atac gara deserta, 320 bus
La gara, come è noto, aveva come oggetto l’acquisto di 320 autobus Classe I con piano interamente ribassato, due porte (una novità per Atac) e motorizzazione diesel Euro VI. Il tutto in un unico lotto per una  base d’asta di 97,6 milioni di euro. Ma c’è di più. Atac aveva messo nero su bianco altre due condizioni: il full service (opzionale) e soprattutto una consegna dei mezzi entro 150 giorni dalla data di aggiudicazione (cinque mesi, come vedremo in seguito, è un tempo troppo breve per l’attuale situazione di mercato). È giusto comunque ricordare che il primo applicativo della gara era di 125 unità e i 320 bus del capitolato rappresentavano il monte totale del contratto quadro che di norma ha una durata di 2-4 anni. Ma perché nessuno ha presentato offerta? Le ragioni sono molteplici. La prima è da ricercare nell’indice di insolvibilità di Atac.

Iveco Bus, le ragioni
Tra le assenze che hanno fatto più rumore c’è quella di Iveco, un gruppo che ha (quasi) sempre presentato offerta nella gare di Atac. L’ultima fornitura di autobus a Roma, infatti, è stata di Iveco (150 bus in leasing in luogo di una gara andata deserta da 750 pezzi). Iveco, negli anni, è sembrato più un partner di Atac che un mero fornitore. Le ragioni sono da ricercare sia sul piano della strategia aziendale di Iveco sia sul piano politico generale. Ma questa volta le motivazioni sembrano essere altre. Il capitolato, probabilmente, portava con sé alcune criticità. La prima rappresentata dai tempi di consegna: 150 giorni, come si diceva, sono pochi in questa situazionale di mercato. L’altro elemento, forse, è la base d’asta troppo bassa, considerando il ‘pacchetto IT’ richiesto. E il problema dei pagamenti? Atac è un’azienda complessa, questo è un dato di fatto. Ma è anche un’azienda in concordato il che significa che i pagamenti sono assicurati.

Man e Scania, il perché
Altri costruttori assenti sono il gruppo MAN e Scania. Roberto Caldini, responsabile commerciale di Italscania bus&coach, ci ha dichiarato di non aver “nemmeno analizzato nel dettaglio il bando”. Ma non solo. “L’ipotesi che la gara potesse andare deserta credo fosse fin dall’inizio abbastanza evidente.  Posso dire che il motivo della non partecipazione è un pò lo stesso per cui non abbiamo partecipato ad altre gare. Al di là dei fondi disponibili (cosa che dovrebbe rassicurare il costruttore ?!) la solvibilità finanziaria di queste aziende (inclusi i tempi di pagamento ai fornitori) è giudicata non accettabile e non ci sono le garanzie necessarie per poter partecipare”. Ma l’analisi di Caldini punta il dito sul sistema. “Le condizioni di queste gare non tutelano in nessun modo il costruttore/fornitore e richiedono garanzie enormi a favore dell’azienda pubblica e questo è ancora più complesso per gare di questo genere. I costruttori non possono essere più, come in passato è successo, dei finan

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