3 luglio 2018

Dai giornali di oggi 3 luglio

ITALIA-ECONOMIA
Governo all'attacco del Jobs Act: ieri il Cdm ha varato il decreto
“dignità” che contiene un pacchetto fiscale “leggero” e misure sul
lavoro (Repubblica, Sole e tutti). Prevista la stretta sui contratti a
termine: cala da 3 a 2 anni il periodo massimo per rinnovare i rapporti
a tempo determinato. Ma già dopo il primo anno ritornano le causali e
crescono i contributi a carico delle imprese. Previsto anche un
maxi-indennizzo per le cessazioni illegittime: ai lavoratori spetteranno
fino a 36 mensilità. Tra le altre misure contenute nel decreto:
punizioni per le aziende che emigrano, che dovranno restituire gli aiuti
ricevuti con sanzioni del 400%. Quanto al Fisco, rinviate su proposta di
Tria la flat tax e la sanatoria, mentre resta lo spesometro. Addio agli
spot sul gioco d'azzardo che promettono vincite in denaro. Di Maio:
“Inizio a smantellare il Jobs Act” (su tutti). Ma Salvini si tiene
lontano da un decreto considerato filo-Cgil (Stampa p.3). Ora per le
imprese licenziare sarà più difficile, critiche le aziende. Giornale
polemico: “Un decreto che ammazza il lavoro”. E Libero aggiunge: mette a
rischio 900 mila contratti a termine. Il presidente di Confindustria
Vicenza, Vescovi al Corriere (p.2): “Il governo comincia a mettere il
bastone tra le ruote, rischiano di appesantire le aziende, che saranno
meno competitive. E' soprattutto il ritorno della causale il tema
dirimente, che potrebbe aprire dei contenziosi in caso di mancata
trasformazione dei contratti dal tempo determinato a quello
indeterminato: il rischio è che non si assume per non avere cause di
lavoro”. Critico anche il presidente di Confindustria Lombardia
Bonometti, che alla Stampa (p.3) dice: “Attenzione a non distruggere i
posti di lavoro, la crescita degli indennizzi per i licenziamenti
rischia di scoraggiare le assunzioni e gli investimenti dall'estero,
mentre la reintroduzione della causale rischia di complicare le cose e
aggiungere burocrazia. Delocalizzazioni? Si faccia distinzione tra chi
internazionalizza l'azienda e chi cerca forza lavoro a basso costo
all'estero”. Il Fatto (in prima e p.2-3) apprezza le mosse del governo
“di destra” che fa cose di sinistra: nonostante le critiche di
industriali e sinistra, in molti credono si tratti di un testo che “ridà
i diritti dopo 10 anni di buio”.
Intanto, sul lavoro, luci ed ombre nel rapporto Istat: disoccupati giù
al 10,7%, ma è record di contratti a tempo determinato (Corriere e
altri). Bene le fasce 25-34 e over 50, ma aumenta anche il precariato.
In generale, il tasso occupazionale sale al 58,8% e la disoccupazione
scende al 10,7% (-0,7% rispetto al 2017, dato migliore dal 2012), quella
giovanile passa al 31,9% e tra i 50-64 anni scende del 2,3%. Ma Di Maio
parla di “record del precariato” e sottolinea come “non ci sia nulla da
celebrare”.
Uno dei temi assenti nel decreto “dignità” sono i voucher, che invece
vuole reintrodurre per il settore agricolo il ministro Centiniaio, che a
Repubblica (p.2) dice: “Gli agricoltori li rivogliono, la richiesta è
sul tavolo di Di Maio: spero arrivino prima della vendemmia. Bisogna
combattere il caporalato, sono disposto anche a mandare l'esercito nei
campi”.


POLITICA
M5S, la minoranza di Fico si allarga nei territori e incalza i
governisti: anche se nelle Camere hanno pochi rappresentanti, promettono
di farsi sentire nelle commissioni ed esprimere il dissenso nei
confronti della linea politica del governo (Messaggero p.10). Repubblica
(p.11) intervista il ministro per i Rapporti con il Parlamento Fraccaro:
“Questo governo sta lavorando bene, la sinergia con la Lega è efficace e
producente e sta consentendo di realizzare le proposte. Stiamo
raggiungendo risultati importanti sull'immigrazione”. Poi a proposito
dei temi del suo ministero, dice: “La filosofia di questo governo è
cambiare il rapporto per cui i politici chiedono fiducia ai cittadini.
Consentiremo ai cittadini di controllare l'attività dei loro
rappresentanti rendendo effettivi gli strumenti esistenti come il
referendum abrogativo e introducendo il referendum propositivo con una
riforma costituzionale”. Poi, sulle Camere che procedono a rilento,
Fraccaro spiega: “Se non inondiamo subito il Paese di nuove leggi, io
sono contento, l'opzione preferibile e di migliorare la vita dei
cittadini senza fare una legge”. Intanto, un sondaggio Swg evidenzia i
primi mal di pancia nel Movimento: il 28% degli elettori grillini è
deluso e ammette che non rivoterebbe i 5S, mentre il 72% confermerebbe
la scelta del 4 marzo.
Lega, rivoluzione a Siena: dopo il Comune, il Carroccio, insieme a Fi,
si prende pure il palio (su tutti). Salvini lancia l'Internazionale
populista: prima tappa a Vienna, poi viaggio in Svezia per sostenere la
campagna elettorale nazionalista (Stampa p.6).  Intanto, dopo il
successo di Pontida, il nuovo Carroccio mette le radici a Roma
(Repubblica p.9): Salvini prepara l'ultima svolta interna, addio alle
“regioni nazione” nello statuto. Ma il quartier generale resterà quello
di via Bellerio. Bossi al Corriere (p.11) sulla prima Pontida senza di
lui: “Non è una gara a chi porta più gente. Dalla Lega ci si aspettano
risposte chiare ai problemi. Tante persone dal Sud? Ho visto solo una
sacco di gente interessata ad essere mantenuta. I sondaggi danno la Lega
al 30%, ma io non credo ai sondaggi: comunque se ogni giorno fai una
promesse e sollevi polveroni, alla fine qualcuno finisci per tirarlo
dalla tua parte. Ma oggi votano, domani ti voltano le spalle se non
mantieni le promesse”.
Su Messaggero (p.11), Fatto (p. 6) e altri, la decisione della
Cassazione di respingere la richiesta di assoluzione nel merito e di
confermare la “prescrizione” per Silvio Berlusconi sulla compravendita
di senatori, per i quali pagò – secondo l'accusa – 3mln a Sergio De
Gennaro (Idv) per votare la sfiducia a Prodi nel 2008: il reato diventa
“corruzione impropria”. Ora il Senato potrebbe chiedere i danni: già
avviato l'iter alla Corte dei conti.
Pd, aria di rinvio per il Congresso, con Zingaretti che polemizza:
“Hanno paura di me” (Repubblica p.8). L'accordo tra le correnti per la
conferma di Martina allontana l'appuntamento a dopo il voto delle
europee del 2019. Fassino al Corriere (p.13): “Dobbiamo ripartire con
umiltà e aprendo un cantiere largo di discussione”. Poi sulla guida del
partito, dice: “Bisogna uscire dalla reggenza ed eleggere Martina a
segretario a pieno titolo. In vista delle primarie, i nomi di
Zingaretti, Martina, Orlando, Pinotti sono validi, ma non partiamo dai
nomi: serve una nuova piattaforma ideale e programmatica”.

ESTERI
Merkel-Seehofer allo showdown (MF p.6 e tutti): in Germania alta
tensione nella maggioranza. Ieri Cdu e Csu sono arrivate a un passo
dalla scissione, salvo poi trovare un accordo che sembra allontanare il
rischio di una rottura. Il ministro bavarese, dopo aver attaccato la
Merkel - “Non mi farò licenziare da chi mi deve il posto da cancelliere”
-, tratta: sui migranti arriva il compromesso che prevede che i centri
di transito siano a tempo determinato (Corriere p.6). “Accordicchio alla
bavarese: Seehofer in frigo, Merkel salva” (Fatto p.13). Per Repubblica
(p.6) l'accordo salva la Merkel ma inguaia l'Italia.  In caso di rottura
tra Cdu e Csu le alternative sarebbero un esecutivo di minoranza, una
nuova grande coalizione o il ritorno al voto (Sole p.17). Elmar Brok al
Corriere (p.6): “La Merkel ha le idee chiare e non voleva licenziare
Seehofer, anche perchè non si può licenziare uno che si vuole
dimettere”. Intanto, Fubini sul Corriere (p.7) analizza la situazione
tedesca: il Paese è alle prese con la sindrome del declino, il suo
modello economico è stretto tra il protezionismo americano e il
protagonismo cinese. A pagare è soprattutto il comporto auto.
Dazi Usa sull'auto, Ue pronta a ritorsioni per 300 mld (Sole p.5, Stampa
p.20): la Commissione europea invia una lettera a Washington in cui
protesta sulla possibile introduzione dei dazi sulle auto importante
dall'Ue, mostrando come il primo Paese ad essere penalizzato sarebbe
proprio l'America. Nonostante gli avvertimenti europei e la Borsa in
sofferenza, Trump non cede (Repubblica p.24). Sui dazi, intanto, arriva
l'avvertimento di Mattarella: “Sono una minaccia per tutti” (Messaggero
p.15 e altri). Parole del capo dello Stato che per Verderami (Corriere
p.5) sono una sponda al premier Conte, che è sembrato critico sulle
“protezioni” immaginate da Salvini e Di Maio per proteggere l'economia
italiana. “Servono controlli alle frontiere, cose che i miei
predecessori hanno trascurato” dice il ministro Centinai a Repubblica
(p.2) a proposito della sofferenza dei produttori di riso per le
importazioni dall'Oriente.

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