Secondo Salvini, chi è un migrante “economico” perché approda in Italia non perché scappa dalla guerra, ma dalla miseria economica, deve essere riportato con la forza nel paese da cui è partito. «Noi – spiega Salvini – abbiamo già cinque milioni di individui sotto la soglia di povertà». Faccio due osservazioni. La prima: ma quando per un prolungato periodo storico i migranti “economici” siamo stati noi – negli USA, in America Latina, in Australia, in molti paesi dell’Europa – forse che siamo stati rispediti con la forza a casa? Ma non abbiamo imparato proprio niente dalla storia, neanche il dovere della reciproca solidarietà? Seconda obiezione: i cinque milioni di italiani sotto la soglia di povertà sono sicuramente una realtà. Ma non è anche vero che i migranti che arrivano qui, lavorando, contribuiscono alla crescita del Pil e a sostenere il fabbisogno per le pensioni di tutti? E Salvini non ha nulla da dire sul fatto che intanto le diseguaglianze aumentano e il 10% della popolazione detiene il 60% della ricchezza? Salvini è verbalmente un caterpillar che fa leva sull’egoismo e la necessità di protezione per chi possiede , al punto da reclamare il diritto di armarsi e sparare su chiunque si faccia trovare dentro i confini della personale proprietà. A meno che non accetti zitto di lavorare per due euro all’ora. Italia first: a Salvini manca il parrucchino biondo alla Trump.
Gian Carlo Marchesini
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