21 luglio 2018

Dai giornali di oggi 21 luglio

GIUSTIZIA
“Leggi pro mafia di Berlusconi note a Mangano, non ai ministri”: sul Fatto inserto speciale sulla trattativa “Caimano-mafia”. Nelle motivazioni della sentenza di Palermo uno spaccato di Palazzo Chigi nel 1994 come “ufficio parallelo”. Mentre lo stalliere di Arcore fa la spola con la villa di Dell’Utri per portare le ambasciate di Cosa Nostra. Sul Fatto parla il pm Teresi: “Sulle stragi del 1992-93 ora si muovano le altre procure”. Anche Repubblica torna sulla sentenza di Palermo: “Berlusconi era pronto a scarcerare i mafiosi”. Secondo i giudici nel 1994 il decreto atteso da Cosa Nostra era pronto: i padrini avevano avuto garanzie da Dell’Utri, fu Maroni a far saltare tutto. Quanto alla trattativa, la Corte d’Assise non ha dubbi sull’allora premier: “Solo lui poteva autorizzare quella normativa”. Il Giornale difende Berlusconi: la sentenza Stato-mafia è un teorema per incolparlo. Ogni evento rimanda a Berlusconi che non era imputato. Libero difende Berlusconi e l’ex ministro Mannino, “sputtanati senza una prova”. Difende il Cavaliere anche il Tempo: siamo tutti Berlusconi, il titolo di apertura. Dalla pedofilia alle stragi 25 anni di fango. Anche Violante scettico sulla trattativa: “Davvero non ho ancora capito chi l’avrebbe fatta”, dice a Repubblica.
Su Repubblica (e tutti) “Un'altra sconfitta per Grasso e questa volta in tribunale: deve 83mila euro al Pd”: l'attuale leader di Leu riceverà un decreto d'ingiunzione dal Tribunale di Roma per saldare gli arretrati mai versati al Partito Democratico, con cui era stato eletto nel 2013. Grasso ha annunciato ricorso e contrattacca: “All'epoca ero presidente del Senato e quei versamenti non mi vennero mai chiesti”.
Morti in corsia l'infermeria di Lugo torna sotto accusa (Repubblica e Stampa) La Corte di Cassazione ha annullato l'assoluzione per Daniela Poggiali, l'infermiera 46enne accusata di aver ucciso una paziente con del potassio. Tutto da rifare quindi per la ravennate che si dichiara “serena ed in grado di affrontare un nuovo procedimento, perché innocente”.
Su Messaggero e tutti “Ucciso il pastore pedofilo scarcerato venti giorni fa”: il 45enne beneventano, che aveva scontato una condanna a 11 anni per aver violentato nel 2008 una tredicenne che poi si suicidò, è stato ucciso in circostanze da vera esecuzione. “E' stata una vendetta”, hanno subito anticipato gli inquirenti. Sul Corriere le dichiarazioni dei parenti della ragazzina abusata dopo il primo interrogatorio: “Non l'avremmo mai perdonato, ma non gli abbiamo sparato noi”.
Sul Messaggero e tutti “Sequestra e stupra per ore una barista, fermato un 34enne di origini ucraine”: l'aggressione sessuale avvenuta a Piacenza, terminata con l'arresto a Milano dell'uomo in fuga, ha scatenato l'ira del ministro Salvini, che in un tweet ha tuonato: “Contro i colpevoli di questi reati servono zero sconti, pena certa da scontare in galera e castrazione chimica”.
Stranieri penalizzati dal bonus affitti? E' contro la Costituzione (Corriere) Ieri una sentenza della Consulta ha dichiarato incostituzionale la norma del 2008 sul “bonus-affitti”, che limitava l'accesso degli indigenti ai contributi per pagare il canone d'affitto (Fondo nazionale di sostegno istituito nel 1998) discriminando gli extracomunitari, ai quali era richiesto il requisito della residenza da dieci anni in Italia o da cinque nella stessa regione.
“Carceri, una riforma da salvare”: su Avvenire parla il professor Glauco Giostra, “padre” della riforma dell’ordinamento finanziario finita su un binario morto. “La maggioranza ha un problema politico, figlio delle prese di posizione critiche espresse in campagna elettorale. A ciò si aggiunge una difficoltà tecnica: nessuno sarebbe in grado di analizzare in poche settimane questo complesso disegno riformatore.

ITALIA-ECONOMIA
Ilva, Di Maio parla alla Camera deserta e accusa i suoi predecessori: “Un pasticcio la gara per la cessione. Leso il principio della concorrenza, con una selezione corretta di poteva ottenere di più” (Corriere, Sole e tutti). Per il vice premier l’offerta migliore era quella di Acciai Italia ma poi è stata scelta Arcelor Mittal: “Chiederò chiarimenti ai commissari, avvierò un’indagine interna al ministero e chiederò un parere all’avvocatura dello Stato”. Arcelor: “Noi corretti e trasparenti, rispettate le regole, ma siamo pronti a migliorare la proposta” (Sole). “Il governo non utilizzi il nostro parere per l’annullamento della gara” dice Cantone in un’intervista al Corriere: “Il nostro è solo un parere, le soluzioni vendono lasciate la governo che ci ha chiesto di valutare la gara. Abbiamo solo confermato i loro dubbi”. “Se il ministro ha il coraggio annulli la gara: da vigliacchi prendersela con il dicastero – dice l’ex ministro Calenda al Messaggero - Noi volevamo che vincesse la Cdp ma senza truccare l’asta. E l’offerta di Acciai Italia era peggiore sotto tutti i punti di vista”. Sindacati e Confindustria in pressing: decidete presto: senza Taranto è a rischio l’intera industria italiana (Messaggero). Da quando Ilva è in produzione ridotta sono già andati in fumo 2 punti di pil. Senza, l’Italia si troverebbe costretta a importare acciaio dalla Cina e dalla Germania. Drammatica anche la questione occupazionale: Taranto è il più grande impianto d’Europa con i suoi oltre 14 mila dipendenti e 6000 persone impiegate nell’indotto. Il Corriere: sull’acciaieria di Taranto ora basta ambiguità: se qualcuno ha truccato le carte va punito ma la società perde 30 milioni al mese e la cessione va affrontata senza più rinvii.
Novità sul decreto Dignità, in discussione alla Camera: governo e maggioranza pronti al dietrofront sulle colf (Corriere). Salterà la norma che applica anche al lavoro domestico il contributo aggiuntivo dello 0,5% per ogni rinnovo dei contratti a termine. Sui voucher il testo concordato tra lega e 5Stelle si limita al ritocco: potranno essere usati in agricoltura, turismo e enti locali ma solo per l’impiego di studenti, pensionati e disoccupati. La Cgil minaccia un nuovo referendum abrogativo. Su Repubblica l’estensione del bonus per le assunzioni di giovani under 35 al 2019 e 2020. Su QN il rinvio dei contratti a termine a ottobre: l’entrata in vigore della stretta per i contratti stipulati dal 30 settembre, rinnovi e proroghe incluse. Si allenta anche la stretta sulle delocalizzazioni: le aziende decadono dagli incentivi solo se il taglio dei posti supera il 50%, non il 10. Quanto al gioco, gli spot ancora in corso dovranno riportare la scritta “azzardo” fino a quando saranno proibiti. Da mercoledì il decreto sarà in aula. Di Maio: “Metteremo la fiducia solo se c’è ostruzionismo”. Ichino: “Più che decreto Dignità parlerei di decreto di totale improvvisazione: non rispetta nemmeno il contratto firmato da M5S e Lega” (Italia Oggi). Per l’ex senatore dem “Di Maio deve dimostrare che non è soltanto Salvini a essere iperattivo. Ma l’attivismo senza un progetto serio alle spalle, senza una vera politica del lavoro è solo propaganda”.
Libero (in apertura) torna invece sul reddito di cittadinanza: non ci sono i soldi necessari per varare il sussidio promesso in campagna elettorale, sarà solo una mancetta al sud, un assegno da meno di 500 euro, riservato al solo Mezzogiorno e finanziato con i fondi per l’inclusione.

ITALIA-POLITICA
Sciolto il nodo nomine alla Cdp (Sole, Corriere e tutti): Palermo guiderà la Cassa Depositi e Rivera al Tesoro (Stampa). L’incontro decisivo a Palazzo Chigi con la mediazione del premier Conte. Di Maio avrà il suo uomo in Cdp, Tria porta a casa il dg del Ministero. Per Repubblica e Corriere è la vittoria della linea di Di Maio, con Tria che cede su Palermo, nuovo ad della Cassa.  Palermo non è solo il nome che mette d’accordo Lega e 5Stelle ma è anche il “tecnico-politico” che ha dato garanzie sul rispetto del patto di governo, scrive il Corriere. Più affilato il giudizio di Fubini, sempre sul Corriere: Palermo deve la sua nomina ai grillini, e cosa questo implichi lo si capirà presto col M5S che crede nella nazionalizzazione di Ilva e Alitalia. Anche la Stampa parla di “supermanager” alla corte del M5S, “ma la Cdp non diventerà un bancomat”. Sallusti sul Giornale: giù le mani dalla nostra Cassa. Bechis, dal Tempo, attacca invece Rivera, il nuovo dg del Tesoro voluto da Tria: promosso l’uomo delle banche fallite (Tempo). Fubini, sul Corriere, lo difende e sottolinea la continuità al Mef con l’era Padoan. Lo stesso fa Repubblica, che sottolinea come nei ministeri resistano i tecnici e tanti renziani.
Ma la partita delle nomine è solo agli inizi: prossima puntata, la Lega vuole Fs e un’ipoteca sui direttori dei Tg Rai. Per Repubblica c’è un metodo nella spartizione di potere tra Salvini e Di Maio, come ai tempi di Dc e Psi. Lo stesso scrive il Corriere: l’appoggio di Salvini ai Cinque Stelle sulla Cdp è una tattica per ottenere la Rai e anche il controllo dei Servizi segreti. Il Messaggero aggiunge alla lista anche l’Eni, dove il M5S chiede le dimissioni di Pagani, il consigliere in quota Mef. 
Ma Tria resta nel mirino, sia di Salvini che dei Cinque Stelle: “Il ministro agli ordini di Draghi” (Stampa). A Tria viene rimproverato di essere un corpo estraneo, un alieno che non vuole fare squadra e non svela mai le sue intenzioni. I grillini poi intravedono dietro di lui Europa, Bce, agenzie di rating e fondi di investimento: “Prende gli ordini direttamente da Draghi”. Ma cacciare Tria sarebbe devastante. Al centro del colloqui non programmato tra Conte e Mattarella di ieri ci sarebbe stato proprio lo stato dei rapporti tra Palazzo Chigi e Mef. Superato lo scoglio delle nomine si avvicinano infatti altri passaggi decisivi, come Def e legge di Bilancio. Il Foglio lo difende: o Tria o Troika. Il Giornale: c’è una brutta aria.
Il riferimento è anche a Savona, indagato per un vecchio caso di usura bancaria quando era in Unicredit. Come ha messo piede nel governo, l’economista è stato indagato a tempo di record, scrive il Giornale. Imbarazzo grillino, ma Di Maio lo difende: “Lo sapevamo già” (Messaggero e tutti). Libero difende Savona: che caso, indagato il ministro anti-euro. Un’inchiesta che finirà nel nulla, dato che la pm chiede una proroga delle indagini perché non trova prove, ma il messaggio delle procure è chiaro. Renzi: “Per me Savona non deve dimettersi, però l’M5S si deve vergognare”. Il Giornale attacca: ora i grillini sono garantisti. Idem Repubblica: per Savona vale la regola dei due pesi e delle due misure. Traballa invece la poltrona di Boeri all’Inps. Di Maio: “Sta facendo opposizione” (Giornale e altri). Il ministro precisa di parlare da cittadino e non da ministro, non avendo il potere di rimuovere il presidente dell’Inps. La Camusso difende Boeri: dal governo “tratti di autoritarismo insopportabili”. FI cauta: “Sia Di Maio sia Boeri sono andati oltre le loro prerogative, facciano un passo indietro”.

ESTERI
I libici affondano i barconi con i migranti ancora a bordo: sul Fatto le rivelazioni di fonti militari su quanto realmente accade nelle acque del Mediterraneo quando è la Guardia costiera libica a intervenire per i soccorsi. Con i migranti che si rifiutano di essere riportati indietro e di trasferirsi sulle imbarcazioni della Guardia costiera, la prassi è che i militari libici iniziano le operazioni per affondare la barca. Una prassi disumana, scrive il Fatto, che si è ripetuta più volte. E ora un ufficiale libico ammette di aver lasciato in mare i corpi recuperati da Open Arms.  Il Viminale, che aveva definito false le accuse della Ong, non ma mai fornito prove e ora tace. Intanto per i 57 tunisini sbarcati a Taranto tra giovedì e venerdì è già pronta la procedura di rimpatrio (Fatto e altri).
Doccia fredda della Ue sulla richiesta italiana di una cellula di crisi per i migranti: sia Juncker che Tusk riconoscono la fondatezza delle posizioni italiani sulla “responsabilità condivisa”, ma in due lettere a Conte scrivono che non è nelle competenze della Commissione decidere i porti di sbarco per i migranti e men che meno la redistribuzione dei richiedenti asilo”. “Quello che possiamo fare, ha detto poi un portavoce della Commissione, è che una volta che le persone sono sbarcate possiamo coordinarci tra Stati che si offrono di accoglierne una parte. “Non è quello che ci aspettavamo” la risposta italiana. Ma ufficialmente il premier Conte si è detto soddisfatto perché è stato pienamente accogla “la nostra proposta di creare un gabinetto di crisi”. Intanto la Libia dice no ai migranti respinti (Stampa, Messaggero). Sul Giornale (p.11) parla il sottosegretario alla Difesa Volpi: “Approdi italiani chiusi ai fuorilegge. L’Europa dovrà fare i conti con Roma”.

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