4 luglio 2018
Dai giornali di oggi 4 luglio
ITALIA-ECONOMIA
Lavoro, no delle imprese al “decreto dignità”: segnale negativo, così meno lavoro (Sole). Coro di no da Confindustria, Confcommercio e Confartigianato alle nuove regole che introducono rigidità e aumento dei costi sui contratti a termini e misure “punitive” sulle delocalizzazioni. Il Messaggero parla di un milione di contratti a rischio: tanti ce ne sono in scadenza nel privato da qui alla fine dell’anno. Confindustria: “Segnale molto negativo per le imprese: sono queste che creano lavoro. Preoccupa che siano le imprese a pagare il prezzo di una interminabile corsa elettorale all’interno della maggioranza e che ricreino i presupposti per riproporre vecchie contrapposizioni” (Sole). Conte respinge le accuse al mittente: “Non siamo anti-aziende, preso adotteremo misure per favorire la crescita e incentivare le imprese. Vogliamo una sana alleanza col mondo del lavoro” (Sole). Di Maio: “Diamo un colpo mortale al precariato licenziando il Jobs Act. Ora aiuteremo gli imprenditori onesti” (Stampa). Il vice premier rimarca anche lo stop al gioco d’azzardo e alle multinazionali “che vengono qui e poi delocalizzano”. Salvini è con lui: “Il giro di vite sui contratti a termine non ci piace ma come Di Maio deve ingoiare le nostre parole d’ordine su migranti e sicurezza così noi qualcosa dobbiamo subire” (Messaggero). E i voucher, che la Lega vuole reintrodurre, diventano la trincea per “riequilibrare” il grillismo. “Le misure del decreto? Non sono di destra e neppure di sinistra: sono populiste” dice al Corriere il sottosegretario Giorgetti. “A sentire Confindustria il decreto è la fine del mondo, a sentire Pietro Ichino la montagna ha partorito il topolino. Invece è un provvedimento equilibriato”. Quanto al resto “flat tax e pace fiscale arriveranno: in modo equilibrato e nel rispetto del contratto di governo”. Giornale e Messaggero rimarcano il flirt tra M5S e Cgil. Ma la Camusso, intervistata dal Corriere, frena: “Il decreto va nella direzione giusta ma ci vuole altro per licenziare il Jobs Act. Tra annunci e sostanza c’è molta differenza”. E chiede il diritto al reintegro dei lavori licenziati e lo stop alla reintroduzione dei voucher: “Siamo contro, tanto più in agricoltura dove resta il problema del precariato”. Per la Camusso “nel governo ci sono cose insopportabili, come le decisioni sui migranti, e altre interessanti”. Ma la Cgil resta “assolutamente contraria alla flat tax”; critica anche sul reddito di cittadinanza – “basta rendere universale il Rei” – e su quota 100 dice: “Soddisfa il problema di parte dei lavoratori ma lascia irrisolto il problema delle pensioni per i giovani e per i lavoratori discontinui”.
Intanto il ministro Tria smorza gli entusiasmi: “La spesa non aumenterà” (Repubblica, Giornale). Anzi: per il 2019 obiettivo 10 mld di spesa in meno (Sole). Di fronte alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato Tria invita alla prudenza e nega ogni inversione di tendenza nel percorso di consolidamento dei conti pubblici, e questo per mantenere la fiducia degli investitori industriali e finanziari nel Paese. Sulla flat tax ha detto: “La studieremo in un quadro coerente di spesa”. Quanto al reddito di cittadinanza “non sarà una misura assistenziale”. Non ci sarà una manovra bis ma il governo chiederà alla Ue si poter rinviare il pareggio di bilancio. Sul Sole il ritorno della spending review al Mef: sotto tiro gli sconti fiscali. Una potatura sul 10% dei bonus consentirebbe di recuperare oltre 5 miliardi.
“M5S e Lega ci sono costati già più di cinque miliardi” dice alla Stampa l’ex premier Gentiloni. “Questo populismo danneggia l’economia. Se il governo fa certe affermazioni sul debito e lo spread raddoppia questo significa che il debito ci costa circa 5miliardi e mezzo in più l’anno. Se il governo dichiara la pace fiscale facendo riferimento a un condono al di sotto dei 100 mila euro e aggiungi il rinvio di misure come lo split payment, la fatturazione elettronica questo ci costa altri miliardi”. Per Gentiloni così si incrinano “gli sforzi degli ultimi anni, da Monti in poi per risalire. Così si fa male all’Italia”.
ITALIA-POLITICA
“I giudici pignorano la Lega” (Giornale e tutti): la Cassazione autorizza il sequestro “a tappeto” dei beni del Carroccio per recuperare i 49 mln ritenuti provento di illeciti. “Sentenza politica – attacca Salvini -. Vogliono metterci fuori causa per via giudiziaria, quei soldi non ci sono”. Si tratta dei circa 49 mln che, secondo il tribunale, la Lega ai tempi di Bossi e Belsito avrebbe sottratto allo Stato per irregolarità nell'utilizzo di fondi pubblici. Il tesoriere della Lega, Cementero, a Repubblica: “Non si tratta di soldi scomparsi, quei fondi sono rimborsi che per legge dovevano essere percepiti. Bossi e Belsito condannati? Per gli usi inappropriati, impiegata una parte minima del denaro. Mentre tra 2010 e 2016, 24 mln sono stati spesi per le risorse umane e altri 20 per costi legati alle tornate elettorali. Ora in cassa ci sono circa 300 mila euro”. “Salvini ridotto sul lastrico” titola il Fatto. L'inchiesta fa tremare Salvini (Repubblica): rischio paralisi per il Carroccio per assenza di fondi, per evitarlo gli eletti finanzieranno le iniziative invece del partito. Intanto, su Repubblica una carta dalle memorie difensive di Bossi e Belsito che accusa Salvini e Maroni: nella tabella si evidenzia come entrambi, nel ruolo di segretari, abbiano preso in carico una parte dei soldi ai quali danno la caccia gli inquirenti. Il Pd cerca di far pesare a Salvini la frase “la pacchia è finita”, ma è difficile – commenta Franco (Corriere) – che la vicenda basti a risollevare le sorti della sinistra o a far vacillare il governo.
Pd, sì a Martina se c'è pure il congresso (Repubblica): Orlando e Franceschini dettano le condizioni per il via libera al reggente, chiedendo di fissare la data delle primarie prima delle europee. In vista dell'Assemblea di sabato, oggi si riuniscono i renziani che chiedono invece tempi più lunghi per il congresso. “Non vedo cosa ci sia da aspettare – dice Gentiloni alla Stampa -. Questo è un governo pericoloso, che non va sottovalutato, la sua tenuta potrebbe rivelarsi più breve di quel che si pensa. Dobbiamo essere pronti, preparando un'Alleanza per l'alternativa, mettendo insieme forse diverse e numerosissime”. Per rimettere in moto la sinistra servono facce e idee nuove – scrive Bersani in una lettera a Repubblica -. Bisogna costruire un'alternativa comune, anche perchè la nuova destra sta entrando nel profondo del Paese. E in Italia una destra cattiva, quando vince, ha l'abitudine di diventare stanziale.
Salvini contro Boeri (Libero p.7): avviso di sfratto al presidente dell'Inps (Repubblica p.9 e altri). Dopo le frasi di Boeri su migranti e previdenza - “gli immigrati pagano le pensioni del futuro, sono una risorsa. Un azzeramento dei flussi è un problema serissimo per il sistema pensionistico” - Salvini annuncia: lo cambieremo (Corriere p.5, Messaggero p.4 e altri). Al posto di Boeri la Lega vorrebbe Alberto Brambilla (Corriere e Messaggero), l'alternativa ipotizzata dal M5S è Pasquale Tridico (Repubblica). La partita potrebbe intrecciarsi con la delibera di Fico sui tagli ai vitalizi dei deputati (Corriere), sulla quale l'Inps sta dando un apporto tecnico, ma per la quale il Carroccio ha chiesto un parere pro veritate per verificare la costituzionalità. Per La Verità (in prima e p.5) Salvini vuole sfrattare Boeri per poter cambiare la Fornero: finchè Boeri sarà all'Inps sarà difficile far passare “quota 100”.
ESTERI
Migranti, effetto domino per la decisione tedesca di creare posti di blocco lungo il confine tra Germania e Austria dove trattenere o respingere i migranti in transito. Vienna parla di minaccia per l’Austria e a sua volta blinda il Brennero (Stampa e tutti): l’obiettivo è stoppare gli arrivi da Italia e Slovenia. Roma protesta: “La decisione austriaca va contro lo spirito del Consiglio europeo, che ha parlato di immigrazione come questione europea” dice il ministro Moavero. Più duro Salvini: “Se l’Austria chiude i confini ha tutto il diritto di farlo. L’Italia farà lo stesso e a guadagnarci saremo noi”. Per Repubblica e il Giornale il temuto effetto domino innescato dai populisti di mezza Europa rischia di far saltare Schengen e la stessa Unione. Marine Le Pen al Giornale: “E’ l’inizio della fine per l’Unione: si torni ai confini nazionali. E’ l’unico modo per difenderci dall’ondata migratoria”. Per l’Italia, scrive Repubblica, il Brennero sigillato significa merci strozzate in un imbuto, l’export verso la Germania soffocato. Conte, preoccupato, media. Salvini, al contrario, mira alla rottura della Ue. Delrio: “Con una paralisi di Schengen rischiamo un disastro colossale per le nostre imprese. Sarebbe il preludio alla demolizione dell’Europa”. Sul Corriere e tutti l’appello alla solidarietà europea di Mattarella, ieri in visita a Riga: “Nessun Paese può affrontare da solo l’emergenza”. Per il capo dello Stato “bisogna risolvere in Africa i problemi che spingono la gente a emigrare”. E chiede di organizzare lì i campi per i richiedenti asilo, sotto l’egida Onu. Sul Corriere l’impennata di morti in mare dall’insediamento del nuovo governo: 679 morti, + 9%. Da metà giugno si è registrato il terzo più alto numero di morti e scomparsi in mare da quando le agenzie hanno cominciato a tenere i conti. Il calcolo dell’Ispi sulla base delle cifre fornite da Oim e Unhcr dimostrano che mai ogni singola traversata era stata tanto pericolosa, neanche in pieno inverno. Ma mentre gli arrivi in Italia continuano a calare – ora gli sbarchi sono quasi a pari merito con la Spagna – le partenze dalla Libia stanno di nuovo aumentando. Per il Corriere potrebbe essere il segno che l’accordo stretto a suo tempo con le tribù di Sabrata sta scricchiolando. Su Repubblica il volume effettivo di movimenti secondari che sta mettendo a ferro e fuoco la Germania: 63.691 migranti. Tanti sono stati gli ingressi in Germania nel 2017. Mai gli sbarchi sono stati tanto bassi e i movimenti secondari in gran parte prosciugati.
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