27 luglio 2018

Nuovo presidio davanti al Viminale:27; luglio ore 18.00

MANI ROSSE PER FERMARE LE MORTI NEL MEDITERRANEO: NUOVO PRESIDIO NONVIOLENTO VENERDÌ 27 LUGLIO, ORE 18, DAVANTI AL VIMINALE

Nei giorni scorsi ci siamo ritrovati in centinaia per manifestare davanti al ministero dell'Interno in maniera nonviolenta, con le mani tinte di rosso, per denunciare che non è mai stato così pericoloso attraversare il Mediterraneo come lo è ora. Vogliamo dare voce a un’opinione pubblica che esiste e che di fronte alla tragedia umanitaria in corso chiede la riapertura dei porti italiani alle Ong che salvano le vite in mare, e verità su quanto accade davanti alle nostre coste e in Libia.
La rete spontanea che ha dato vita all’azione nonviolenta fa dunque appello a tutti i cittadini e a tutte le organizzazioni perché si uniscano nei prossimi giorni creando iniziative analoghe anche in altre città italiane ed europee, in vista di una grande manifestazione nonviolenta da preparare insieme per il mese di settembre a Roma, con obiettivi chiari: PORTI APERTI, CANALI SICURI, EVACUAZIONE DALLE CARCERI LIBICHE e una priorità: LE PERSONE.

Per questo venerdì 27 luglio ci ritroveremo alle 18.00 davanti al Teatro dell’Opera per poi andare insieme al Viminale dove cammineremo sul marciapiede di fronte alla piazza, in silenzio, senza fermarci e con le mani alzate. Saremo ancora con le mani tinte di rosso, per continuare a chiedere conto al ministro dell'Interno e al governo dell'operato della sedicente guardia costiera libica. Appena due giorni fa il Senato ha approvato il decreto riguardante la cessione di unità navali italiane per il controllo marittimo da parte dei libici, votato in maniera compatta e senza alcuna opposizione, se non quella di quattro senatori di Leu e + Europa.
Continuiamo a chiedere di conoscere le condizioni di quanti, grazie anche a risorse e mezzi italiani, vengono riportati nei centri di detenzione libici dove vengono perpetrate violenze, stupri, torture. Chiediamo inoltre al Governo e ai ministri competenti di dimostrare la loro umanità e porre fine all’odissea della nave Sarost 5, che ha salvato 40 persone tra cui due donne incinte una delle quali a rischio di aborto, e che è bloccata dal 15 luglio al largo della Tunisia, senza avere ancora ricevuto la disponibilità di un porto sicuro in cui sbarcare.
Invitiamo ognuno di voi a venire senza altra bandiera, simbolo, appartenenza che il ritrovarsi nel non potere e volere essere complici di questa strage di stato.

Nessun commento:

Posta un commento