19 luglio 2018

Dai giornali di oggi 19 luglio

ITALIA-ECONOMIA
Confindustria critica il decreto Dignità. Di Maio: “E’ terrorismo psicologico”. In primo piano su tutti la lite Di Maio-industriali sui contratti. Confindustria gela il governo: “Perderemo più di 8 mila posti” (Repubblica). La dg Panucci, in audizione in commissione alla Camera, è durissima: “Perdita di posti di lavoro peggiore delle stime dell’Inps”. E con la reintroduzione delle causali aumenta il rischio contenzioso. “Poco chiare e punitive” anche le regole sulle delocalizzazioni, perché puniscono quelle “selvagge” e quelle “buone”. Condivisibile la lotta alla ludopatia, “eccessivo il divieto assoluto della pubblicità”. Di Maio: “Fanno terrorismo psicologico. Con industria è la stessa che gridava alla catastrofe se avesse vinto il no al referendum. Poi sappiamo com’è finita”. Poi l’intervento da “pompiere” del premier Conte: “Confindustria fa la sua parte, ma secondo fraintende. Dal decreto dignità non hanno nulla da temere”. In campo anche Giorgetti per mediare: “Non rompiamo con le imprese”.
Sul Corriere l’allarme sui contratti anche del mondo della ricerca: “Un danno per tutti”. Su Repubblica la voce degli esperti di lavoro: “Il ritorno della causale farà aumentare i processi”.
Per il Messaggero ora Confindustria punta sulla Lega per limare i danni del decreto. Ma per la Stampa la Lega si è girata dall’altra parte: l’unico tema che sta veramente a cuore ai leghisti e a Salvini e Giorgetti sono le scommesse calcistiche.
Fa discutere anche la svolta nazionalista del governo su Alitalia (Stampa in apertura e su tutti). Toninelli: “Nazionalizzare Alitalia facendola tornare compagnia di bandiera con il 51% in capo al nostro Paese e con un partner che la faccia volare”. Per la Stampa L’ipotesi allo studio sarebbe quella di coinvolgere la Cassa Depositi e Prestiti ma anche aziende pubbliche come Ferrovie dello Stato. Il piano, all’insegna della italianità della compagnia di bandiera, è condiviso con Di Maio. Delrio alla Stampa: “Alitalia nazionale al 51%? Non mi pare una novità, era così anche con Etihad, sono le regole europee che lo impongono. La verità è che Di Maio prende tempo sui partner: temo che si stia rinviando come con l’Ilva. Ma il prestito ponte ha le settimane contate”.
“Italia nel mirino dei mercati, il governo eviti gli incentivi”: sulla Stampa e tutti l’avvertimento del Fmi all’Italia. Il Paese corre il rischio di essere punito dai mercati tanto per le incertezze politiche interne quanto per il clima difficile creato dalla guerra commerciale avviata dagli Usa. “L’Italia eviti misure procicliche e ricostruisca i suoi cuscinetti” per mettersi al riparo dalle vulnerabilità (Sole, MF). “Il vero test per i mercati? Sarà la legge di bilancio” dice al Corriere l’economista tedesco Daniel Gros. “Questa nuova Italia è un partner scodo su molti fronti. Lo scenario di uscita dall’euro paventato da Savona,anche se smentito dal governo, desta preoccupazione. I problemi sono più a livello di annunci che di azioni politiche concrete”.
Tria chiama i fondi esteri a investire sulle opere strategiche (Corriere): 150 miliardi per investimenti in Grandi Opere da qui a 15 anni (Sole). Da Mef e Ragioneria dello Stato arriva un nuovo contratto standard di concessione per la progettazione, costruzione e gestione di opere pubbliche in partenariato pubblico-privato. Obiettivo, agevolare le valutazioni della pa sugli investimenti privati. Al Paese serve attrarre investitori internazionale per realizzare opere infrastrutturali, riducendo l’incertezza su tempi e cambiamenti legislativi in corso d’opera. Le risorse non sono un problema, scrive il Sole: ci sono 150 miliardi stanziati in bilancio da qui a 15 anni, di cui 118 attivabili subito. Il problema è la capacità di spenderli: negli ultimi 4 anni peggiorati ulteriormente i tempi di realizzazione. Ora per fare una “grande opera” del valore sopra ai 100 milioni servono mediamente 15,7 anni.

ITALIA-POLITICA
Conte si racconta al Fatto: “Penso che gli italiani siano più interessati alle iniziative del governo che alle parole dei governanti”: il premier torna a parlare dopo essere stato dato per “scomparso” da quotidiani e opposizione. “Dopo 50 giorni da premier mi accorgo che il silenzio operoso non è apprezzato da tutti come una virtù. Non può essere che lavoro anche più di 15 ore al giorno e qualche giornale mi dà per 'scomparso'”. Il suo modello politico è Moro, il suo rapporto con Di Maio e Salvini è franco: “Avere al mio fianco i due leader dei partiti di maggioranza è un vantaggio, mi evitare le liturgie dei vertici di coalizione.Ma il premier sono io e l’indirizzo politico al governo devo darlo io”. Sui migranti Conte chiede un comitato di crisi Ue, su scala europea “vado d’accordo con tutti”. Sul fronte interno Conte sorvola sulla polemica con l’Inps sui posti di lavoro a rischio col Decreto dignità – “non ho tempo per fare il detective” – parla di Tria come “il Cerbero che deve fare di conto, è il suo mestiere”. Smentisce Savona sul cigno nero – “io lavoro al cigno bianco: l’Italia è solida e stabile, il debito pubblico è alto ma sostenibile. L’euro per noi è irreversibile”.  E sul fisco Conte dice: “Giuro che non ci saranno condoni. Abbiamo in cantiere una riforma rivoluzionaria del fisco basata su due aliquote e una no tax area. Consentiremo a chi ha col fisco pendenze senza colpa di azzerarle. Ma nessun condono. Si azzera tutto quale premessa necessaria della riforma”.
Legittima difesa, M5S frena, ma Bonafede assicura: “Resta una priorità” (Messaggero in prima e p.7). Tensione nella coalizione, ora i grillini pensano a un loro ddl. “I 5 Stelle la boicottano” scrivono Giornale e Libero, per la Verità (p.13) il rallentamento dei grillini è dovuto alla freddezza dei magistrati. Ma la proposta ricompatta il centrodestra. Il sottosegretario leghista alla Giustizia, Morrone al Messaggero (p.7): “Pronti a discutere di tutto, ma la legge va approvata. Sarà una legge di buon senso, difficilmente ci saranno persone che potranno opporsi”. Conte al Fatto: “Non vogliamo dare licenza di sparare sempre ai ladri. Vogliamo solo risparmiare a chi davvero spara per difendersi il calvario dei vari gradi di giudizio. Non daremo incentivi a farsi giustizia da soli, ad armarsi o sostituire la difesa delle forze dell'ordine con l'autodifesa personale”.
Stallo nel governo: l’assemblea Cdp rinviata al 24 luglio (Sole in prima e p.3). Il governo prende un'altra settimana di tempo per trovare un equilibrio di poteri tra l'ad Scannapieco e il dg Palermo: i temi centrali riguardano la divisione delle deleghe e come attribuirle visto che lo statuto prevede che sia l'ad a produrre la nomina del dg, ma questo produrrebbe un'impostazione di subordinazione che Lega e M5S non vogliono. Foglio parla di derby Scannapieco-Palermo. Nomine, lite continua Lega-M5S. Salta l’intesa sulla Cassa di Stato (Repubblica). Il ministro Tria è assediato dai veti: i leghisti protestano per essere stati esclusi dai giochi, ma anche il Movimento contesta il nuovo assetto di vertice. Il tesoro di Cdp e le mire dei partiti: Fubini sul Corriere riscontra nella “scarsità delle risorse finanziarie” la spiegazione delle difficoltà delle nomine. I due partiti di maggioranza hanno capito che le risorse finanziarie per mantenere le promesse elettorali non ci sono e bisognerà capire quale elettorato scontentare di più con la manovra d'autunno, quindi i fondi della Cdp rappresentano un elemento che fa comodo ai partiti.
Migranti, le “prove” anti-Ong di Salvini sono ancora disperse (Fatto p.8). Dopo la tragedia in mare e l'accusa della Ong tedesca Proactiva, che nei confronti della Guardia Costiera libica ha parlato di “assassini arruolati dall'Italia”, Salvini attacca: “Bugie e insulti di qualche Ong straniera confermano che siamo nel giusto”. Dal Viminale fanno sapere che le notizie diramante dalla Ong sono false e che ci sono prove per dimostrarlo, ma la giornalista che doveva scagionare i libici parla di due diversi salvataggi. “Non abbiamo informazioni risolutive, ma è inaccettabile che una Ong – ammesso e non concesso che sia mancato il pronto intervento della Guardia costiera libica – incolpi il governo italiano” dice il premier al Fatto. A proposito di gestione dei flussi migratori, Conte annuncia: “Ho scritto a Bruxelles per rendere strutturale la condivisione tra Paesi di chi arriva via mare. E vogliamo convincere i Paesi extra-Ue ad accettare di creare centri di protezione per esaminare le richieste di asilo: chi ha diritto potremmo portarlo direttamente noi tramite corridoi umanitari, stroncando gli scafisti”.

ESTERI
La maxi multa Ue a Google per aver violato le regole della concorrenza – 4,3 miliardi – in primo piano su tutti i giornali. Al colosso Usa viene contestato di aver imposto restrizioni illegali ai proprietari di dispositivi Android e agli operatori di rete mobile, a partire dal 2011, per consolidare la propria posizione dominante nella ricerca su Internet. In sostanza Google si sarebbe servita di Android per imporre i suoi prodotti di ricerca sui dispositivi mobili, monopolizzando gli introiti della pubblicità sugli smartphone di tutto il mondo. Pagata la multa, Google ha tre mesi di tempo per rimediare alle pratiche sottoaccusa, altrimenti scatteranno penali fino al 5% del fatturato giornaliero. La compagnia ha già annunciato che farà ricorso. Con una velata minaccia: Google potrebbe far pagare i costruttori di smartphone per avere Android. “La legge vale anche per i giganti del web” dice il presidente dell’Europarlamento Tajani a QN. “Queste multinazionali non possono stare nella Ue e rispettare le regole che vogliono loro, senza pagare tasse. Sfruttano la loro posizione dominante e i tanti follower”. “Abbiamo creato più scelta per i consumatori, non dei vincoli” la difesa della compagnia sul Corriere. Per Repubblica ora c’è il rischio per i clienti di pagare un po’ di più. Giornali divisi sul verdetto: il Sole parla di maxi multa, MF di mini-multa: 4,3 mld sembrano una cira enorme ma sono soltanto il 40% dei profitti realizzati l’anno scorso. Per ora il titolo tiene ma la decisione potrebbe però avere conseguenze importanti sul mercato. La Stampa parla di guerra dei due mondi tra Usa e Europa tra monopoli digitali, dazi e antitrust. Per Repubblica a Google bastano due settimane per guadagnare l’importo della multa: il vero nodo è che la Ue ha bisogno di campioni nazionali. Lo strapotere dei big si potrà fermare solo con la concorrenza.

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