17 luglio 2018

Dai giornali di oggi ,17 luglio



ITALIA-ECONOMIA
Effetto incertezza, il Fmi taglia le stime sull’Italia (Corriere, MF e altri): il pil del 2018 rivisto all’1,2% per quest’anno, all’1% per il 2019. Più “pessimista” di Ue, Bankitalia e Ufficio Parlamentare di Bilancio, il Fondo Monetario internazionale. Le revisioni al ribasso sono legate all’allargamento dello spread e all’inasprimento delle condizioni finanziarie, sulla scia della recente incertezza politica. Questioni che, secondo l’Fmi, potranno pesare sulla domanda interna.
Sul Corriere la strategia di Tria per mettere in sicurezza il debito pubblico: probabile un road show in Cina ed estremo oriente per “piazzare” Btp, dopo che banche, assicurazioni, famiglie e fondi di investimento italiani hanno ridotto la loro esposizione in titoli di Stato nazionali. Solo Bankitalia, per conto della Bce, ha comprato titoli (120 mld solo l’anno scorso); ne comprerà ancora 20 mld il prossimo anno ma l’Italia deve finanziarsi venti volte di più, scrive Fubini. Di qui l’opzione cinese. Ma per gli investitori sul debito il primo vero test del governo giallo-verde sarà sulla legge di Stabilità, oltre a continuare ad osservare le schermaglie sull’euro e sul Mef.
Lavoro, in primo piano su Corriere e Sole e su tutti il confronto scontro tra Di Maio e Boccia andato in scena a Bersaglio mobile su La7. Di Maio annuncia “incentivi per stabilizzare i contratti” (Corriere), Boccia: sui contratti fino a 24 mesi togliere le causali (Sole). Per Di Maio il decreto dignità “non mira a creare più lavoro ma a creare più diritti. Poi mi impegnerò per diminuire la burocrazia e favorire gli investimenti”. “Condividiamo i fini non le modalità” la replica di Boccia. “Il problema vero è la causalità dei contratti che è un errore”. “La causale serve”, insiste Di Maio. Serve “che si confronti con noi, sul decreto dignità non è stato fatto” la replica di Boccia. Per il Sole ora il confronto si sposta in Parlamento, con la reintroduzione dei voucher, la rivisitazione delle causali (per evitare l’esplosione del contenzioso) e l’incentivo per le stabilizzazioni. Si punta all’okay della Camera entro il 26 luglio.
Di Maio, a Bersaglio Mobile, annuncia l’avvio delle audizioni sul decreto dignità al Parlamento, cominciando dal presidente dell’Inps. E di Boeri dice: “La legge non ci consente di rimuoverlo, ma quando ci sarà il rinnovo terremo conto che non è in linea con questo governo: lui ci deve fornire i dati, non le opinioni negative”. “Accusarmi di far politica è una sciocchezza colossale. Io dico ciò che penso, senza mai preoccuparmi di chi fosse a Palazzo Chigi” dice a Repubblica il presidente dell’Inps, negando sue dimissioni: “E perché mai? Il mio incarico scade nel febbraio 2019, fino ad allora non mi muovo di qui. Certo, con l’aria che tira non mi aspetto una riconferma”. Boeri rilancia sull’immigrazione – “in Italia c’è forte domanda di lavoro immigrato”, di lavori che “gli italiani non vogliono più fare” – e sulla legge Fornero dice: “Quota 100? Costa fino a 20 mld l’anno, a seconda del requisito anagrafico, dove li trovano?”. Andare in pensione dopo 41 anni di contributi “significa 750 mila pensionati in più” e questo “riduce l’occupazione. Chi pagherà le pensioni ai giovani?”. Sulla Stampa i documenti che provano che le carte dell’Inps arrivarono al Ministero una settimana prima del varo del decreto. Sul Mattino parla Guglielmo Loy, presidente del consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps: “A Boeri bisogna riconoscere coerenza: si intrometteva e criticava pure quando al governo c’era Renzi. Non c’è nessun disegno politico da parte sua contro questa maggioranza, ma talvolta deborda, ed entrando nel dettaglio finisce per configgere con scelte che sono della politica”.
Sulle pensioni torna anche il Sole: ora l’ipotesi sul tavolo del governo sarebbe quella di “quota 42” anziché quota 41 e di un bonus per chi resta al lavoro fino a un massimo di 3 anni pur avendo mantenuto i requisiti per l’uscita. La priorità per il momento resta però la stretta sulle pensioni d’oro, anche se il superamento della legge Fornero resta il vero obiettivo del governo. Ma su previdenza, flat tax e lavoro resta il problema delle coperture, con i tecnici a fare “muro”. Lo scontro con Boeri, scrive il Sole, è solo il prologo di quello che succederà con Ragioneria dello Stato, Corte dei Conti, Bce.

ITALIA-POLITICA
Legittima difesa, Salvini accelera: al via in Senato il ddl (Messaggero in prima e p.10): domani in commissione Giustizia l'articolo firmato dal capogruppo leghista che stabilisce che “la difesa è sempre legittima”. Il ddl prevede pene più severe per il furto in appartamento. Intanto, all'esame del Parlamento un decreto legislativo per dare attuazione alla direttiva Ue sul “controllo dell'acquisizione e della detenzione di armi”. Nel frattempo diventa unn caso il patto pro armi di Salvini (Repubblica p.6): il ministro dell'Interno conferma l'impegno sottoscritto con la lobby dei produttori che difende gli interessi dei “detentori legali di armi”, ma chiarisce: “Il ddl sulla legittima difesa non c'entra. Non voglio la corsa alle armi, né mi interessa far vendere le pistole. Chi si difende nella propria casa non deve passare i successivi medi in Tribunale”. Repubblica (p.6) intervista il presidente di Assoarmieri, Antonio Bana: “Noi parliamo con tutti ma solo la Lega ci ascolta. La dichiarazione di Salvini è un'apertura al dialogo. Finanziamenti alla Lega tramite l'associazione? Mai”.
M5S-Lega, la guerra sui Servizi e la Rai blocca tutte le nomine (Fatto in prima e p.6): veti incrociati sulle caselle da lasciare a Pd e Fi. I leghisti non vogliono un esponente dem al Copasir, mentre dal M5S rifiutano di consegnare la Vigilanza a Maurizio Gasparri, perchè troppo berlusconiano. Difficile dunque che si trovi un accordo per le nomine nel Cda Rai. Messaggero (p.10) fa il nome di Bianca Clerici per il ruolo di presidente. Ieri il Movimento ha presentato la rosa di 5 nomi, che potranno essere votati sulla piattaforma Rousseau per il cda Rai: due tra Paolo Cellini, Beatrice Coletti, Paolo Favale e Claudio Mazzola saranno indicati dal M5S per il cda (Notizia Giornale p.6). Per il ruolo di ad Rai, Vaccarono (Google) si chiama fuori, restano in lizza Salini e Castellari, e rispunta Colao. Ma è braccio di ferro anche al Tesoro tra Tria e il M5S, mentre sembra essere cosa fatta l'intesa su Cdp: domani l'assemblea Cdp dovrebbe eleggere sia Scannapieco che Palermo, con Tononi nel ruolo di presidente (Messaggero p.10).
Su Repubblica (p.13) parla il segretario Martina: “Possiamo fermare l'onda sovranista unendo i socialisti del Mediterraneo”. Dopo l'incontro con il premier spagnolo Sanchez, Martina dice: “In vista delle Europee del 2019 abbiamo deciso di iniziare un percorso che coinvolga i socialisti spagnoli, l'esperienza greca di Tsipras, il Pd, il premier Costa in Portogallo. E ancora, i socialisti svedesi e tedeschi. Poi anche i riformisti francesi. La sfida a Salvini si gioca sul Mediterraneo, che è oggi la frontiera europea”. Poi sul Congresso dem, spiega: “Ora lavoriamo per mettere il partito nelle condizioni di rafforzarsi sul fronte delle idee, poi penseremo alle persone. Ci saranno primarie per il nuovo segretario, prima delle Europee”.

ESTERI
Putin-Trump, a Helsiny va in scena il disgelo. La Guerra Fredda è finita (Stampa), il Russiagate? “Non c’è mai stato” (Sole). In primo piano su tutti le due ore di faccia a faccia tra i due leader dei due Paesi che si riscoprono superpotenze e si dividono il mondo (Giornale). L’impegno è a lavorare per risolvere la crisi in Siria e avviare il disarmo nucleare. Ma quello che spicca è la convergenza contro l’Fbi sulle interferenze russe nel voto americano del 2016. “L’inchiesta sul Russiagate è stata un disastro, ci ha tenuti separati, è una farsa”, l’affondo di Trump. “Dobbiamo lasciare alle spalle il clima da Guerra Fredda e le vestigia del passato” la replica di Putin, che ha negato ogni interferenza e invitato il procuratore Mueller ad interrogare i 12 agenti indagati. Putin prova a chieudere anche il caso della Crimea: “La questione è chiusa, il referendum era legale”. Distruggere il Russiagate conviene a entrambi, scrive la Stampa. Per Sole e Repubblica il match internazionale lo ha vinto Zar Vladimir. “I risultati del vertice? Più che diplomazia questo è marketing” dice al Corriere il politologo Dominique Moìsi. “Il contenuto di fondo è assente, molta auto-congratulazione, annunci senza conseguenze, la voglia di far credere che con una stretta di mano si risolvano problemi vecchi di decenni”. Risultato: “Putin ha vinto due volte: con i Mondiali e ieri”. Per MF la grande incognita è l’Europa, che rischia di rimanere fuori dai nuovi giochi. Il Fatto parla di love story tra Trump e Putin che spaventa l’Europa. Nel gioco si inserisce Salvini, che da Mosca annuncia: pitali pronta al veto in sede europea sulle sanzioni a Mosca (Sole).
Intanto l’Europa rafforza i legami con i giganti asiatici. Ieri il summit Ue-Pechino, oggi quello con Tokio (Sole, Avvenire). Si cerca una soluzione comune alla guerra commerciale scatenata da Trump con la politica dei dazi, difendendo il multilateralismo e puntando all’incremento delle relazioni economiche reciproche.
Per Mattarella, missione in Caucaso; dossier Russia e Tap (Sole e altri).

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