26 luglio 2018

ATENE di Massimo Frana




Sono stato ad Atene qualche anno fa. La città si sviluppa, come un grande anello, intorno all'Acropoli, che la notte si staglia illuminata al di sopra delle case e ti lascia senza fiato per quell'aura di imperturbabilità atemporale, che dalle sue mura spira. Più sotto l'Agorà. Resti di templi, palazzi, vie, lungo le quali quotidianamente si muovevano uomini come Socrate, Platone, Aristotele, solo per citarne i più grandi. E tu senti che su quelle strade ha cominciato a fare i suoi primi grandi passi la civiltà dell'Occidente. Da quella città, da giorni ormai, arrivano le immagini di un fuoco devastante, che ha seminato morte e distruzione. Atene brucia. E quelle fiamme sembrano ammonirci sul pericolo che l'Europa stessa attraversa, dilaniata com'è da spinte separatistiche, da egoismi, paure cieche e irrazionali. Dimentica dei suoi valori fondanti: la fiducia incondizionata nella ragione e nelle capacità dell'uomo, la calocagathia, l'ideale cioè di bellezza e bontà perfettamente armonizzate nel fanciullo, l'universalità e il cosmopolitismo. Atene città aperta e Socrate primo grande cittadino del mondo, capace di coniugare la sua appartenenza alla polis con un messaggio universale e senza tempo. L'Acropoli immersa nel fumo ci avvisa: non dobbiamo dimenticare chi siamo. Nostro compito è salvare Atene e con quella città, salvare noi stessi.

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