Paolo Maddalena
Invito all'incontro del 22 gennaio a Roma (luogo da definirsi dopo il 9 gennaio)
. Lavorare insieme per l'attuazione della Costituzione è un dovere inderogabile
Allegato: documento di Paolo Maddalena
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Luigi De Giacomo. Lavorare insieme per l'attuazione della Costituzione è un dovere inderogabile
Da tempo molti cittadini e un numero considerevole di organizzazioni si battono per la sovranità popolare, cardine ed essenza stessa della nostra Costituzione repubblicana.
Sui territori, in modalità diverse, ognuno ha chiara l'esigenza di riprendersi qualcosa di perduto, sottratto, mortificato, ma non sempre vi è la chiarezza delle cause e dei meccanismi che hanno portato a questa situazione.
In questi ultimi anni sono nate associazioni, aggregazioni, formazioni, gruppi, partiti che hanno già sviluppato un percorso importante, di consapevolezza e approfondimento, di azione e di informazione. Nell'ultimo anno è partita, tra le altre, un'azione di aggregazione attorno al minimo comun denominatore dell'attuazione della Costituzione, che ha fortemente lavorato anche per la fondamentale battaglia in difesa della nostra Carta, in occasione del referendum costituzionale del 4 dicembre.
Oggi la consapevolezza di chi ha vissuto queste esperienze è che l'attuazione della Costituzione è l'unica vera difesa dei principi e dei valori in essa contenuta. Conoscere a fondo le cause e gli ostacoli che hanno impedito questo processo, e lavorare insieme per un programma urgente presuppone l’esistenza di una forza popolare che operi esclusivamente per raggiungere l'obiettivo finora disatteso in decenni di governi e parlamenti.
Ecco perché l'esigenza di questa assemblea nazionale che deve vedere tutte le organizzazioni e i cittadini che vi aderiranno protagonisti alla pari di una giornata di grande partecipazione e di condivisione della responsabilità. L'invito che formuliamo non è solo quello di essere presenti il 22 gennaio a Roma, ma di attivarsi con forza ed entusiasmo per diffondere e promuovere questa importante opportunità, ognuno con la propria rete, con i propri gruppi, con gli strumenti di comunicazione a disposizione, con altri eventi Facebook, perché la dimensione del problema che abbiamo dinanzi esige che il 22 gennaio il lavoro intrapreso possa proseguire con spirito di servizio, con un atto di amore e di umiltà.
La straordinaria capacità ed intelligenza del popolo italiano deve potersi esprimere nella ricostruzione di una Comunità fiera del proprio passato e senza alcun timore per il proprio futuro.
Allegato: documento di Paolo Maddalena
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Segreteria di Paolo Maddalena
Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale
pagina facebook Attuare la Costituzione:
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Programma
urgente per l’attuazione
della
Costituzione della Repubblica democratica Italiana
Assemblea
nazionale – Roma, Domenica 22 gennaio 2017
. Quadro Generale di riferimento
La vittoria del No al referendum ha
dimostrato che la maggioranza degli Italiani si è resa conto del fatto
incontestabile che stiamo vivendo in un “sistema economico predatorio” (causato
dal pensiero unico dominante del neoliberismo), che produce arricchimento per
pochi (globalizzazione dei capitali) e impoverimento per molti (globalizzazione
della miseria); mentre nei primi trenta anni del dopo guerra ci eravamo
abituati ad un “sistema economico produttivo” (di stampo Keynesiano) che
produceva la redistribuzione della ricchezza e il benessere di tutti.
La verità è che il pensiero neoliberista,
che ha agito con estremo attendismo sin dagli inizi degli anni ottanta del
secolo scorso (si pensi alla lettera di Andreatta a Ciampi, con la quale il
Ministero del Tesoro sollevò la Banca
d’Italia dall’obbligo di acquisire i buoni del Tesoro rimasti invenduti,
causando l’innalzamento dei tassi di interesse sul libero mercato e l’aumento
irrefrenabile del nostro debito pubblico),
si è concretamente affermato con due “strumenti micidiali” per gli
interessi economici della collettività: la “privatizzazione” dei beni e servizi
pubblici da un lato, e la “creazione del danaro dal nulla” (“cartolarizzazioni”
e “derivati”), dall’altro. Basti pensare che sono stati privatizzati: le banche
pubbliche (cosicché anche la Banca d’Italia è divenuta praticamente una banca
privata), le industrie pubbliche (eliminandosi
così il loro legame con il territorio e dando luogo alla loro
delocalizzazione con conseguente perdita di posti di lavoro), ed inoltre:
isole, montagne, tratti di spiaggia e numerosissimi immobili di carattere
artistico e storico, mentre con la privatizzazione dei servizi si sono create
delle vere e proprie “pompe aspiranti” della ricchezza nazionale, poiché i
profitti sono andati a multinazionali, e cioè fuori dell’Italia. Si tenga
presente, inoltre, che con le “cartolarizzazioni” e i “derivati”, e cioè
mediante la “finanziarizzazione” dei mercati, si è creata una ricchezza
fittizia (di per sé causa di instabilità economica), della quale hanno fruito
massimamente le banche e le multinazionali, i cui dissesti finanziari sono
stati poi riversati sulla collettività.
E non sfugga che il passaggio della
ricchezza nazionale dal “pubblico” (e cioè dalla proprietà collettiva del
Popolo) al “privato” (e cioè alla proprietà privata) ha fatto in modo che nel
mercato prevalessero di gran lunga gli interessi privati sugli interessi
collettivi, di modo che sono oggi i privati che dettano legge ai Popoli e non
più questi a porre le norme valevoli nei confronti di tutti.
In altri termini, si è avuto un
capovolgimento ordinamentale nel senso che se prima era il diritto emanato dai
Parlamenti che legiferava sull’economia, oggi è l’economia privatizzata che
impone al diritto le norme da seguire. Di conseguenza, le leggi dei governi
succedutisi dal 1980 in poi, e specie negli ultimi anni, hanno protetto gli
interessi economici delle imprese molto è più che quelli dei cittadini. Non è
più il principio di eguaglianza la stella polare del diritto, ma il maggior
profitto dei singoli e delle imprese. E ciò ha investito anche la legislazione
europea, che sovente ha calpestato i diritti fondamentali dei Popoli a favore
delle multinazionali e delle banche.
Insomma, la sovranità dei Popoli si è
trasformata in una sovranità dei mercati, ai quali si deve, tra l’altro, la
determinazione del livello dei prezzi, del valore delle monete e dell’ammontare
dei tassi di interesse.
A questo punto appare
chiaro che, se davvero si vuole il benessere collettivo dei Popoli e non il
privilegio di pochi, diventa urgente e indispensabile, per un verso
l’abrogazione delle varie leggi incostituzionali le quali hanno legittimato la
creazione del danaro dal nulla (vedi allegato n. 1 “Aspetti finanziari”), e per
altro verso la “restituzione” al Popolo della proprietà collettiva dei “fattori
della produzione” (si possono alienare le merci, ma non le entità che le
producono) unitamente alla gestione dei servizi pubblici essenziali. In tal
modo lo Stato comunità tornerebbe ad essere un vero protagonista del mercato
capace di risolvere qualsiasi crisi economica e qualsiasi attacco della
speculazione finanziaria (vedi allegato n. 2 “Aspetti proprietari”).
L’imperativo categorico diventa, insomma,
l’attuazione del Titolo terzo della Parte prima della Costituzione, dedicata ai
“rapporti economici”, tenendo presente che, sia i Trattati internazionali, sia
i Trattati europei, sono “norme interposte”, soggette al controllo di
legittimità della Corte costituzionale.
Paolo
Maddalena
. Allegati 1 e 2 (aperti alle proposte
che giungeranno e che vedranno impegnati i gruppi di lavoro)
ALLEGATO
1
Aspetti finanziari
-
Richiesta
di abrogazione mediante adeguati strumenti giuridici delle seguenti leggi:
i) (legge costituzionale 20 aprile 2012, n. 1, che inserisce in
Costituzione il “pareggio di bilancio”, il quale contrasta con “i principi
supremi” della Costituzione che sono volti alla tutela della persona umana ed
al progresso materiale e spirituale della società; ii) legge N.
130 del 1999, che in dispregio da quanto previsto dagli articoli 2003, 2008 e
2011 del codice
civile, ha ammesso la cartolarizzazione dei diritti di
credito (cioè dei debiti) creando una forte instabilità, e quindi i fallimenti
di imprese e di banche che alla fine sono stati pagati dal popolo
italiano; iii) legge N. 63 del 2002 che ha ammesso la
cartolarizzazione degli immobili pubblici da vendere; iv) legge 480 del 2001 (finanziaria 2002) che ha
legalizzato i derivati;
-
Azioni
giudiziarie per la difesa dalle truffe e dalle manipolazioni di mercato
perpetrate dalle istituzioni finanziarie internazionali
-
Riforma
radicale del sistema tributario che garantisca i principi di giustizia sociale,
di uguaglianza sostanziale, di equità e progressività (Art.53 Cost.)
Allegato
2
Aspetti proprietari
-
Richiesta
di abrogazione mediante adeguati strumenti giuridici delle seguenti leggi:
i)
legge del
1990 sulla privatizzazione delle banche;
ii) legge del 1992 sulla privatizzazione dell’INA
dell’ENI, dell’ENEL e dell’IRI;
iii) leggi che hanno disposto la svendita degli immobili
pubblici (stabilendo che l’inserimento nell’elenco di questi beni da vendere
degli immobili pubblici artistici e storici cancella la loro demanialità e li
fa diventare alienabili);
iv) leggi sulla liberalizzazione del commercio (come il
decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79 - legge di liberalizzazione del
settore elettrico);
v) decreto legge 133/2013 (“Imu-Bankitalia”) per quanto
attiene alla rivalutazione delle quote in mano alle banche private per 7,5
miliardi di euro, pagata con le riserve della banca centrale stessa
-
Sostegno
per l’approvazione da parte del Parlamento della proposta di legge Di BenedettoMannino,
per l’attuazione dell’Art.42 della Costituzione, anche tramite progetto di
legge iniziativa popolare
-
Abrogazione
del Decreto legislativo N. 85 del 2010 “Federalismo Demaniale” per quanto
riguarda la parte che prevede l’alienazione dei demani idrico, marittimo,
minerario e culturale
-
Nazionalizzazione
delle banche salvate con denaro pubblico, conversione in banca pubblica della
CDP
e previsione di un piano straordinario di credito alla micro, piccola e media
impresa
-
Blocco
delle privatizzazioni, salvataggio e nazionalizzazione delle aziende operanti
nei servizi pubblici essenziali (acqua, energia, sanità, trasporti)
-
Sostegno
ai Comuni che si stanno muovendo per l’acquisizione dei beni abbandonati al
patrimonio comunale, invitando tutti i Comuni italiani a seguire l’esempio del
Comune di Napoli e del Comune di San Giorgio di Pesaro
-
Azioni
giudiziarie per il recupero dei beni svenduti o privatizzati
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