23 febbraio 2018

Dai giornali di oggi 23 febbraio

Tra politica e finanza l’allarme di Juncker sull’Italia: “Dobbiamo prepararci allo scenario peggiore, cioè un governo non operativo”, ha detto durante una riunione del think tank Ceps. “Una gaffe” per Avvenire, un intervento “a gamba tesa” per il Sole che manda giù Piazza Affari e fa volare lo spread oltre quota 130 (Messaggero). Gentiloni tranquillizza: “I governi sono tutti operativi, i governi governano”. Junker corregge il tiro: “Qualunque sarà l’esito elettorale sono fiducioso che l’Italia rimanga un attore centrale in Europa e nella definizione del suo futuro”.
Stampa e Sole parlano di intervento a gamba tesa di Juncker e rimarcano l’irritazione di premier e Colle: evidentemente tutti i segnali di rassicurazione partite da Roma all’indirizzo di Bruxelles e dei mercati non sono state colti.
Le reazioni politiche sono durissime. Salvini ironico: “Quando parla Junker di solito si verifica il contrario”. Berlusconi: “o noi o il caos”. Renzi: “Resto anche col 20%, gestisco io i negoziati dopo il voto” (Avvenire). Il M5S parla di grave ingerenza negli affari interni, il centrodestra di timori infondati perché con la maggioranza darà subito un governo al Paese, Leu di “parole a ruota libera”.
Per Giornale e Messaggero dietro l’affondo di Bruxelles c’è in realtà la nostra incapacità di ridurre il debito pubblico. Juncker è un noto gaffeur ma è anche un profondo conoscitore degli “euro-umori”. La Bonino: “Juncker dice quello che dicono tutti. Non è che stiamo facendo una grande figura di serietà”.
Galli (Pd) a Repubblica: “Probabile una pressione forte della Commissione perché siano mantenuti sotto controllo i nostri conti pubblici. Chiunque governi si dovrà confrontare con debito pubblico e fiducia dei mercati. L’Italia deve raccogliere 400 miliardi e ciò impone disciplina a chiunque governi”.
Sul Messaggero le previsioni degli analisti finanziari sul dopo voto: un exploit di M5S e Lega può portare lo spread al massimo a quota 210. Attesi livelli stabili nell’ipotesi di governo di larghe intese. Da Morgan Stanley a Unicredit, le banche d’affari escludono effetti sistemici.
M5S, indagato il candidato patron del Potenza Calcio (Corriere e tutti). Salvatore Caiata indagato per riciclaggio in Toscana e Umbria. Caiata era il candidato spinto da Di Maio, scrive la Stampa: adesso spetta al leader del Movimento doversi esprimere sulla sua candidatura.
Ma Di Maio pensa al governo: “La squadra di governo è pronta”, scoperta solo una casella; donne nei ministeri chiave, “ministri designati come se Mattarella fosse al tavolo” scrive Repubblica. Su Interni, Esteri ed Economia il Movimento fa sapere di puntare su nomi non divisivi e potenzialmente condivisibili. Con il Quirinale il canale è aperto: Di Maio preme per essere ricevuto e Mattarella potrebbe accontentarlo già da oggi. Per Repubblica l’unico nome certo è Bonafede alla Giustizia. Al Mise potrebbe andare Laura Castelli, mentre non si parla più di Fioramonti all’Economia, per il quale si starebbe ragionando su tre nomi (tra cui quello di Leonardo Becchetti). Probabile un ex Prefetto agli Interni; per gli Esteri sarebbe stato sondato Paolo Magri (Ispi). Il Fatto, oltre a Bonafede, dà in squadra Fraccaro e Toninelli. L’ecomomista Pasquale Tridico dovrebbe andare al Lavoro e Fioramonti al Mise. “Al Mef ci sarà un profilo di livello internazionale”.
Renzi in fuga dalla Toscana (Fatto in apertura e altri). Ieri la visita ad Arezzo, nel collegio del crac Etruria. Una dozzina di persone lo contestano, lui li snobba: “Sono sempre meno. E comunque sulle banche li abbiamo salvati e non abbiamo fatto sconti” (Stampa).
Tra Berlusconi e alleati ora la sfida è sulle piazze (Stampa). Salvini domani a Milano senza Forza Italia e Fdi: una piazza “sovranista” per replicare a distanza alla manifestazione nazionale dell’Anpi a Roma. Ma per Repubblica è un segnale di forza anche per Berlusconi e Meloni: “Il candidato premier? Decide chi prende più voti”.
Berlusconi snobba le “adunate” – “sono vecchia politica” – e va dai costruttori dell’Ance: “Mi sento uno di voi. Pronto a demolire la burocrazia e il codice degli appalti” (Giornale). Giannini, su Repubblica, mette in guardia dall’eterno ritorno di Berlusconi: ora veste i panni di chi può evitarel’Apocalisse ma i suoi 25 anni in politica sono segnati da promesse fallite, leggi ad personam e il trucco su Ruby. Sul Fatto il lancio del nuovo libro di Travaglio su “tutti i disastri di Berlusconi”: “se lo conosci (e ricordi) lo eviti”.
Sul Messaggero la ricetta Lombardi per il Lazio: “A Roma più turisti e meno migranti”. Per il Fatto Zingaretti “il rosso” rischia la vittoria monca.

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