25 febbraio 2018
Dai giornali di oggi 25 febbraio
Dai giornali di oggi
“Voto utile contro il populismo o si torna al passato”: su Repubblica intervista a tutto campo al premier Gentiloni. Nel suo ufficio nessuna aria di smobilitazione: “Il mio impegno era concludere ordinatamente la legislatura, il resto è nelle mani degli elettori e del capo dello Stato”. “In Europa c’è la percezione che il voto di domenica sia molto importante. Le forze che hanno avuto la meglio su populisti e sovranisti ci guardano con preoccupazione, con la speranza che anche l’Italia eviti quel rischio. La posta in gioco è altissima”. Gentiloni parla di due palcoscenici: “Sul primo vanno in scena promesse mirabolanti, sul secondo, un po’ oscurato, la sfida sul futuro. C’è il rischio i mandare all’aria tutti gli sforzi e i sacrifici di questi anni”. Stessa dicotomia sul piano politico, tra “valori democratici, liberali, di una società aperta al dialogo con popoli diversi e antieuropeismo e sovranismo. E riaffiorano vecchi fantasmi del passato”. Gentiloni dice di non essere spaventato dalla coppia Berlusconi-Salvini: “Mi preoccupano le posizioni populiste nel centrodestra e nei Cinque Stelle che mettono in discussione capisaldi democratici ed europei costruiti in 60 anni. C’è una saldatura tra destra moderata e estremista. Berlusconi dice che sarà lui il garante, ma i rapporti di forza con la Lega non sono paragonabili a quelli del passato”. Quanto ai dem, “noi chiediamo il voto per il centrosinistra a guida Pd, non per questa o quella intesa. Anche la Merkel non ha mica fatto la campagna elettorale sventolando la bandiera della Grande Coalizione”.
Prove da premier anche per Salvini che via in piazza Duomo col rosario e giura su Vangelo e Costituzione (QN). Maroni diserta: “Questa non è più la mia Lega” (Repubblica). La metamorfosi di Salvini è evidente: in cravatta, “buono e sereno”, cita Pasolini e Pertini, e soprattutto il Vangelo: “Con me gli ultimi saranno i primi. Prima gli italiani”. Berlusconi rischia un finale senza botti e teme di restare in ostaggio della Lega (Stampa): anche il dire e non dire il suo candidato premier lo sta mettendo in difficoltà con gli alleati e con l’elettorato. Meloni al Corriere: “Vorrei che tutti i nomi fossero sul piatto prima del voto. Per la Lega è Salvini, per Fdi io. Non si è capito il nome di Forza Italia. Se dopo il voto arriva un nome nuovo non assicuro i nostri voti”. Meloni stronca senza appello l’ipotesi Bonino come pure quella di un Gentiloni-bis: “Col Pd che finirà terzo sarebbe un colpo di Stato”. E per il governo “o ci siamo noi con un governo di patrioti o sarà il caos”.
Sulla Stampa la tentazione di Di Maio: “Contratto di governo alla tedesca”. Nello staff si ragiona di ripetere l’esperienza di Cdu e Spd, guardando a Pd, LeU e Bonino. In pubblico il leader Cinque Stelle comincia a parlare di contratto: l’idea è di farne uno con gli alleati proprio sul modello tedesco. Una condizione: col M5S primo partito il premier dovrà essere Di Maio. “Sostenere Di Maio? La vedo difficile, noi ai nostri principi e valori non rinunciamo, loro su Europa, immigrazione, diritti civili cambiano sempre idea e su troppi temi guardano a destra” dice al Corriere Pietro Grasso. Da Grasso apertura a Zingaretti come uomo del dialogo, meno a Gentiloni. E sulla sua “debolezza” di leader di LeU: “Berlusconi, Salvini, Renzi e Di Maio vanno in tv a promettere cose mirabolanti. Poi emergono corruzione, affarismo, familismo. Io non sarò mai così. Con me serietà e concretezza”. Sull’apertura al M5S discutono anche i dem: Emiliano favorevole – “Vorrei evitare un’aggregazione con Berlusconi” - ma Orlando dice no: “Si può valutare un Gentiloni bis con un appoggio esterno di FI”. (Stampa).
Su tutti i nuovi guai del M5S: cacciato un altro candidato, il pugliese Antonio Tasso. In passato era stato condannato per cd taroccati (Stampa).
Intercettazioni, la Bindi vuole rivedere la norma, Orlando invece no (Fatto p.11). La presidente dell'Antimafia chiede verifiche sugli ascolti irrilevanti, ma per il ministero della Giustizia “va tutto bene così, la riforma è in piena continuità con le linee direttrici dell'ordinamento processuale”. Ora il vero nodo da sciogliere è la scelta delle conversazioni da trascrivere e i ruoli di polizia e pm in tutta la vicenda. Scarpinato: “Nella riforma ci sono aspetti ambigui e insidiosi soprattutto sul divieto per la polizia di riassumere le registrazioni non reputate rilevanti, in modo che sia il pm a decidere su rilevanza e utilizzo” dice il procuratore generale
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