20 febbraio 2018

Quadretti romani: passeggiando intorno a via Cupa

 
 
 
Passeggiare in un normale e tranquillo pomeriggio romano. Entrare nell'immensa e solenne città dei morti del Verano per rendere omaggio alla tomba dei Nitti, Francesco Saverio e Gian Paolo, nonno e nipote a me idealmente padre e fratello. Poi, usciti rincuorati per un tuffo nella memoria di questi importanti amici, attraversare Via Cupa dove per anni si è concentrata una vivissima e dolorante comunità eritrea migrante. E dove in un ristorante di proprietà comunale si incontra...vano la sera a cena, per trovare un'intesa sulla mucca da mungere e spartire, Alemanno e Poletti, Buzzi e Casamonica e altri esponenti della politica mafiosa. Ora vi regna il silenzio assordante del rifiuto, dell'abbandono e dell'assenza, interrotto dai tonfi delle scavatrici al lavoro per allestire l'ennesimo centro commerciale, e dalle occhiate di qualche prostituta che arrivano ammiccanti dalle finestre socchiuse. Proseguire verso il complesso sportivo dell'Artiglio attraversando l'insieme delle case popolari adagiate come bonari orsi giganti tra il verde dei pini e dei giardini. Arrivare al Campo Artiglio e curiosare tra centro anziani, parchetto giochi per i bambini, sala cittadina indaffarata in mille incontri e convegni, e i numerosi campi da calcio dove si impegnano in folate e tiri balistici frotte di ragazzini. Sedersi sui gradini della terrazza del bar per sorbire a sorsate il gelo di una birra ascoltando i commenti dei genitori inebriati dalle imprese calcistiche dei loro figli. Rifare a ritroso lo stesso percorso approdando al cinema Jolly per godersi un buon film. E poi concludere la serata assaporando con mio figlio gli ottimi spiedini di pecora serviti all'Arrosticinaro da ragazze sorridenti. Perché, sapete, nella vita che mi rimane io non mi accontento di poco. Anzi, voglio il meglio.
 
Gian Carlo Marchesini
 

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