In occasione della Giornata Europea per la Lotta al Divario Contributivo (Gender Day Gap), che si celebra oggi 28 febbraio, pubblichiamo un contributo di Rossella Cossu, del Gruppo Donne di Liberi e Uguali.
DIVARIO DEL SALARIO DI
GENERE (GENDER PAY GAP)
GRUPPO DONNE
Abbattere le disuguaglianze di genere è diventata una questione non
rinviabile, sia perché è un problema
di giustizia sociale sia perchè rappresenta una grande opportunità di
sviluppo del paese. Liberi e Uguali è l’unica forza in campo che ha saputo cogliere
la sfida per la parità di genere proponendo innanzitutto la parità di salario/guadagno
fra uomo e donna.
E’ stato calcolato che le
donne nel mondo guadagnano in media il 23% in meno degli uomini: l’ONU
definisce questa realtà come il più grande furto della storia.
In generale l’uguaglianza fra
uomo e donna, ossia il raggiungimento della parità di genere, contribuisce in
modo fondamentale alla crescita e allo sviluppo economico-sociale di un paese.
Con la piena integrazione di donne e ragazze la società acquista strategie,
idee, prospettive per affrontare meglio le difficoltà e sfruttare nuove
opportunità.
L'Italia, secondo parametri calcolati e pubblicati dal Global
Gender Gap Report del 2017 del World Economic
Forum presenta risultati preoccupanti per la parità di genere. Nella classifica
globale del divario di genere – su 144 paesi – l'Italia è scesa, in un solo
anno, dal 50_esimo posto del 2016 all’82_esimo del 2017, come mostrato in
Tabella 1.
La graduatoria globale è ottenuta dalle diseguaglianze
fra uomo e donna nei settori di Economia
(Economic partecipation and opportunity), Istruzione
(Educational attainment), Salute (Health
and survival) e Politica (Political
empowerment). Nel Report l’indice sul divario è calcolato in una scala da 0 a 1: "0" totale
disparità della donna nei confronti dell'uomo e "1" totale parità. Noi
per comodità faremo uso delle percentuali corrispondenti, e con 100% indichiamo
la totale parità.
L’indice
calcolato non è influenzato dal livello di sviluppo raggiunto dalle donne nei vari
paesi esaminati, ma è costruito per valutare la differenza tra la condizione
maschile e femminile in termini di accesso alle risorse e alle opportunità.
Dati
globali
|
Economia
|
Istruzione
|
Salute
|
Politica
|
|||||||||||
Anno
|
Posto
|
Punteggio
|
Posto
|
Punteggio
|
Posto
|
Punteggio
|
Posto
|
Punteggio
|
Posto
|
Punteggio
|
|||||
2017
|
82
|
69,2 %
|
118
|
57,1%
|
60
|
99,5%
|
123
|
96,7%
|
46
|
23,4%
|
|||||
2016
|
50
|
71,9%
|
117
|
57,4%
|
56
|
99,5%
|
72
|
97,4%
|
25
|
33,1%
|
|||||
Tabella 1
Secondo i dati del Report 2017 l’Europa Occidentale è
l’area che nel mondo presenta l’indice migliore di parità, superando anche l’America
settentrionale. Ma l’Italia è al terzultimo posto nella classifica europea con
un valore complessivo del 69,2%, come mostrato in Tabella 2. Dietro di noi ci
sono solo Cipro e Malta.
Senza la
realizzazione di importanti progetti per il futuro, da un semplice calcolo utilizzando i dati del Report, la parità di genere sarà
raggiunta per il nostro paese fra 81 anni.
Il valore più inquietante, mostrato dal Report, è che
le donne presentano un guadagno stimato del 52% rispetto agli uomini, cioè le donne italiane guadagnano complessivamente
la metà dei loro concittadini di sesso maschile. Un dato così preoccupante è dovuto a diversi
fattori. Infatti il guadagno è il risultato di un calcolo che tiene conto di:
§ Disoccupazione femminile.
Le donne occupate e attive sono meno degli uomini. Nel nostro paese solo la metà delle donne è occupata, 48,8% (dati ISTAT) ben lontana dal
66,8 degli uomini, con una popolazione femminile attiva pari a 54,1% e una
maschile del 74,1% (dati ISTAT).
§
Lavoro non retribuito.
Ad esempio le donne svolgono 300
minuti al giorno di lavoro non pagato, a
fronte di 100 minuti degli uomini, per attività domestiche, cura di bambini,
adulti e anziani della famiglia, volontariato, aiuti informali (dati OECD
2016). Il 71% delle ore di lavoro non retribuito, pari quindi a 50,6 miliardi
di ore, è stato svolto da donne. Nonostante che le donne istruite siano
sensibilmente più numerose degli uomini.
§
Segregazione
orizzontale.
Lavori part-time a maggioranza femminile, lavori a basso costo, orari più brevi
e meno straordinari.
§
Segregazione verticale. Esiste una discriminazione
nelle carriere e negli incentivi. E quindi difficoltà a raggiungere posizioni
apicali in ambito sia pubblico sia privato.
Tabella 2
Europa Occidentale
|
||
Nazione
|
Posto
|
Punteggio
|
Islanda
|
1
|
87,8%
|
Norvegia
|
2
|
83,0%
|
Finlandia
|
3
|
82,3%
|
Svezia
|
5
|
81,6%
|
Irlanda
|
8
|
79,4%
|
Francia
|
11
|
77,8%
|
Germania
|
12
|
77,8%
|
Danimarca
|
14
|
77,6%
|
Regno Unito
|
15
|
77,0%
|
Svizzera
|
21
|
75,5%
|
Spagna
|
24
|
74,6%
|
Belgio
|
31
|
73,9%
|
Olanda
|
32
|
73,7%
|
Portogallo
|
33
|
73,4%
|
Austria
|
57
|
70,9%
|
Lussemburgo
|
59
|
70,6%
|
Grecia
|
78
|
69,2%
|
Italia
|
82
|
69,2%
|
Cipro
|
92
|
68,4%
|
Malta
|
93
|
Da questa situazione si evince che anche nei luoghi di
lavoro dove il personale femminile e maschile prende lo stesso salario, come
nel lavoro dipendente pubblico e privato definito dai CCNL, il divario di
stipendio esiste.
Naturalmente lavorare meno ore e percepire stipendi
più bassi si riflette sulla qualità
delle pensioni: le donne ricevono una pensione più bassa rispetto agli
uomini.
Secondo dati Eurofund 2016, in Italia il divario costa
al nostro paese 88 miliardi di euro (5,7
% del PIL), e 51 miliardi di euro (3,3%
del PIL) se si considerano solo le donne attive.
Da quanto descritto si deduce che è essenziale per tutti conquistare le pari opportunità, al fine di realizzare
economie inclusive, solidali e dinamiche non a beneficio di
alcuni fortunati ma “Per i molti e non
per i pochi”.
Secondo Liberi
e Uguali “La parità di salario tra uomo e donna è una priorità assoluta
perché rappresenta una delle sfide più importanti per il futuro del Paese”.,
In questo contesto, LEU intende perseguire politiche potenti
per la parità di retribuzione uomo donna:
§
realizzare
un piano straordinario per l’occupazione femminile allo scopo di abbattere la
disoccupazione delle donne,
§
abrogare
le leggi di lavoro precario, compreso il Jobs Act e il Decreto Poletti, che
comportano lavori a basso reddito e facili licenziamenti a danno di giovani madri e donne in attesa di
un figlio,
§
aumentare
il congedo parentale dei padri fino a 15 giorni, che può portare risultati
positivi nella divisione del lavoro domestico,
§
facilitare
la conciliazione famiglia-lavoro e incrementare i servizi come asili nido e scuole
per l’infanzia in ambito pubblico. Infatti, è noto che l’occupazione femminile è
più alta nei paesi europei e nelle regioni italiane che offrono maggiori servizi alla famiglia,
§
favorire l'accesso delle donne in posizioni apicali in
ambito pubblico e privato, al fine di infrangere quel soffitto di cristallo
ancora molto solido.
§ riconoscere a fini pensionistici il lavoro di cura
familiare e di assistenza ai disabili e agli anziani.
Liberi e Uguali ha voluto rispondere con proposte politiche
efficaci e importanti all’appello fatto dalle donne per accelerare il
raggiungimento dell’uguaglianza di genere. L’obiettivo è di dare priorità al conseguimento
della parità di guadagno, un imperativo “senza se e senza ma” per la libertà e l’autonomia
delle donne.
Rossella Cossu
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