28 febbraio 2018

Liberi e Uguali dalla parte dell'uguaglianza di genere



In occasione della Giornata Europea per la Lotta al Divario Contributivo (Gender Day Gap), che si celebra oggi 28 febbraio, pubblichiamo un contributo di Rossella Cossu, del Gruppo Donne di Liberi e Uguali.



DIVARIO DEL SALARIO DI GENERE (GENDER PAY GAP)

GRUPPO DONNE  

 
 

Abbattere le disuguaglianze di genere è diventata una questione non rinviabile, sia perché è un problema  di giustizia sociale sia perchè rappresenta una grande opportunità di sviluppo del paese.   Liberi e Uguali è l’unica forza in campo che ha saputo cogliere la sfida per la parità di genere proponendo innanzitutto la parità di salario/guadagno fra uomo e donna.

 

E’ stato calcolato che le donne nel mondo guadagnano in media il 23% in meno degli uomini: l’ONU definisce questa realtà come il più grande furto della storia.

In generale l’uguaglianza fra uomo e donna, ossia il raggiungimento della parità di genere, contribuisce in modo fondamentale alla crescita e allo sviluppo economico-sociale di un paese. Con la piena integrazione di donne e ragazze la società acquista strategie, idee, prospettive per affrontare meglio le difficoltà e sfruttare nuove opportunità.

L'Italia, secondo parametri calcolati e pubblicati dal Global Gender Gap Report  del 2017 del World Economic Forum presenta risultati preoccupanti per la parità di genere. Nella classifica globale del divario di genere – su 144 paesi – l'Italia è scesa, in un solo anno, dal 50_esimo posto del 2016 all’82_esimo del 2017, come mostrato in Tabella 1.

La graduatoria globale è ottenuta dalle diseguaglianze fra uomo e donna nei settori di Economia (Economic partecipation and opportunity), Istruzione (Educational attainment), Salute (Health and survival) e Politica (Political empowerment). Nel Report l’indice sul divario è calcolato in una scala da 0 a 1: "0" totale disparità della donna nei confronti dell'uomo e "1" totale parità. Noi per comodità faremo uso delle percentuali corrispondenti, e con 100% indichiamo la totale parità.

L’indice calcolato non è influenzato dal livello di sviluppo raggiunto dalle donne nei vari paesi esaminati, ma è costruito per valutare la differenza tra la condizione maschile e femminile in termini di accesso alle risorse e alle opportunità.

 

Dati globali
 
Economia
Istruzione
Salute
Politica
Anno
Posto
Punteggio
Posto
Punteggio
Posto
Punteggio
Posto
Punteggio
Posto
Punteggio
 
2017
82
69,2 %
118
57,1%
60
99,5%
123
96,7%
46
23,4%
 
2016
50
71,9%
117
57,4%
56
99,5%
72
97,4%
25
33,1%
 

Tabella 1

 

Secondo i dati del Report 2017 l’Europa Occidentale è l’area che nel mondo presenta l’indice migliore di parità, superando anche l’America settentrionale. Ma l’Italia è al terzultimo posto nella classifica europea con un valore complessivo del 69,2%, come mostrato in Tabella 2. Dietro di noi ci sono solo Cipro e Malta.

Senza la realizzazione di importanti progetti per il futuro,  da un semplice calcolo utilizzando  i dati del Report, la parità di genere sarà raggiunta per il nostro paese fra 81 anni.

 

Il valore più inquietante, mostrato dal Report, è che le donne presentano un guadagno stimato del 52% rispetto agli uomini, cioè le donne italiane guadagnano complessivamente la metà dei loro concittadini di sesso maschile. Un dato così preoccupante è dovuto a diversi fattori. Infatti il guadagno è il risultato di un calcolo che tiene conto di:

§   Disoccupazione femminile. Le donne occupate e attive sono meno degli uomini.  Nel nostro paese solo la metà delle donne è occupata, 48,8% (dati ISTAT) ben lontana dal 66,8 degli uomini, con una popolazione femminile attiva pari a 54,1% e una maschile del 74,1% (dati ISTAT).

§   Lavoro non retribuito. Ad esempio le donne svolgono 300 minuti al giorno  di lavoro non pagato, a fronte di 100 minuti degli uomini, per attività domestiche, cura di bambini, adulti e anziani della famiglia, volontariato, aiuti informali (dati OECD 2016). Il 71% delle ore di lavoro non retribuito, pari quindi a 50,6 miliardi di ore, è stato svolto da donne. Nonostante che le donne istruite siano sensibilmente più numerose degli uomini.

§   Segregazione orizzontale. Lavori part-time a maggioranza femminile, lavori a basso costo, orari più brevi e meno straordinari.

§   Segregazione verticale. Esiste una discriminazione nelle carriere e negli incentivi. E quindi difficoltà a raggiungere posizioni apicali in ambito sia pubblico sia privato.

 

Tabella 2

Europa Occidentale
 
Nazione
 
 
Posto
 
Punteggio
Islanda
1
87,8%
Norvegia
2
83,0%
Finlandia
3
82,3%
Svezia
5
81,6%
Irlanda
8
79,4%
Francia
11
77,8%
Germania
12
77,8%
Danimarca
14
77,6%
Regno Unito
15
77,0%
Svizzera
21
75,5%
Spagna
24
74,6%
Belgio
31
73,9%
Olanda
32
73,7%
Portogallo
33
73,4%
Austria
57
70,9%
Lussemburgo
59
70,6%
Grecia
78
69,2%
Italia
82
69,2%
Cipro
92
68,4%
Malta
93
68,2[U1] %

Da questa situazione si evince che anche nei luoghi di lavoro dove il personale femminile e maschile prende lo stesso salario, come nel lavoro dipendente pubblico e privato definito dai CCNL, il divario di stipendio esiste.

Naturalmente lavorare meno ore e percepire stipendi più bassi si riflette sulla qualità delle pensioni: le donne ricevono una pensione più bassa rispetto agli uomini.

Secondo dati Eurofund 2016, in Italia il divario costa al nostro paese 88 miliardi di euro (5,7 % del PIL), e 51 miliardi di euro (3,3% del PIL) se si considerano solo le donne attive.

Da quanto descritto si deduce che è essenziale per tutti conquistare le pari opportunità, al fine di realizzare economie inclusive, solidali e dinamiche non a beneficio  di alcuni fortunati ma “Per i molti e non per i pochi”.

Secondo Liberi e Uguali “La parità di salario tra uomo e donna è una priorità assoluta perché rappresenta una delle sfide più importanti per il futuro del Paese”.,

In questo contesto, LEU intende perseguire politiche potenti per la parità di retribuzione uomo donna:

§   realizzare un piano straordinario per l’occupazione femminile allo scopo di abbattere la disoccupazione delle donne,

§   abrogare le leggi di lavoro precario, compreso il Jobs Act e il Decreto Poletti, che comportano lavori a basso reddito e facili licenziamenti  a danno di giovani madri e donne in attesa di un figlio,

§   aumentare il congedo parentale dei padri fino a 15 giorni, che può portare risultati positivi nella divisione del lavoro domestico,

§   facilitare la conciliazione famiglia-lavoro e incrementare i servizi come asili nido e scuole per l’infanzia in ambito pubblico. Infatti, è noto che l’occupazione femminile è più alta nei paesi europei e nelle regioni italiane che offrono maggiori servizi alla famiglia,

§   favorire l'accesso delle donne in posizioni apicali in ambito pubblico e privato, al fine di infrangere quel soffitto di cristallo ancora molto solido.

§   riconoscere a  fini pensionistici il lavoro di cura familiare e di assistenza ai disabili e agli anziani.

 

Liberi e Uguali ha voluto rispondere con proposte politiche efficaci e importanti all’appello fatto dalle donne per accelerare il raggiungimento dell’uguaglianza di genere. L’obiettivo è di dare priorità al conseguimento della parità di guadagno, un imperativo “senza se e senza ma” per la libertà e l’autonomia delle donne.



Rossella Cossu


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