20 febbraio 2018

Massoneria e il caso 5 Stelle




L'espulsione di tre candidati alle elezioni nazionali dal Movimento Cinque Stelle perché massoni è di quelle misure che lasciano perplessi e turbati. Il Movimento ha non solo sottolineato che i tre sono stati espulsi perché iscritti a logge massoniche, ma anche perché non avrebbero, all'atto di sottoscrivere la candidatura, fatto presente di essere massoni. Il M5S non è l'unico gruppo in Italia a non volere al proprio interno massoni e a prevedere questo nel proprio statuto. Vi sono realtà, ad esempio, come alcune grandi sigle sindacali, una su tutte la CGIL, o altri gruppi politici. Da cosa nasce questa avversione? Vista in una prospettiva storica, in Italia il contrasto alla Massoneria è stato più aspro che altrove, promosso innanzitutto dalle gerarchie e dalla parte più conservatrice della Chiesa Cattolica, a partire dal 28 Aprile 1738, quando, con la bolla “In eminentia postulatus”, Clemente XII scomunicava i massoni, rei di costituire una società segreta, che sfuggiva al vigile controllo della Chiesa e dell'autorità costituita. È la classica accusa di cospirazionismo, che viene mossa alla Massoneria fin falla sua nascita (1717). La lotta tra Chiesa e Massoneria conobbe delle fasi di particolare durezza durante il Risorgimento e l'unificazione del nostro Paese, in cui l'azione dei massoni, uno su tutti il socialista Garibaldi, fu decisiva. Ancora nel 9 giugno 1889, l'erezione della statua di Giordano Bruno a Campo de' Fiori per volontà del primo ministro e massone Francesco Crispi venne vista dalla Chiesa come un affronto e una provocazione. La stessa accusa di cospirazionismo è alla base della legge contro le associazioni segrete, voluta da Mussolini nel 1925. La sostanziale incapacità della nostra classe politica, dal dopoguerra a oggi, di superare questa chiusura e diffidenza nei confronti di un'associazione come la Massoneria, che in altri grandi Paesi occidentali, quali gli Stati Uniti o l'Inghilterra, ma anche Cuba, vive alla "luce del giorno", ci dice dell'immaturità della democrazia italiana. Quanto accaduto nel M5S rivela anche che diversi nostri partiti e movimenti politici non conoscono al loro interno alcuna dialettica politica. Cosa si è temuto nell'espellere i tre massoni? Che fossero eterodiretti? Questo significa che nel M5S i candidati devono obbedire a direttive che vengono da un centro. In una democrazia sana, l'appartenenza ad una associazione, che non sia mafiosa o malavitosa, e nonostante il teorema Bindi la Massoneria non è questo, come non lo è la Chiesa cattolica, non può costituire un motivo a priori di esclusione da un partito, un movimento o un sindacato. Statuti che prevedano simili cose dovrebbero essere considerati fuorilegge, così come dovrebbe essere cancellata quella legge assurda del 1982, che è nota come legge Anselmi. Sono le azioni del singolo che devono essere giudicate, non le sue appartenenze ad associazioni come la Massoneria o l'Arcigay o i Neocatecumenali o che so io. Dovrebbe essere considerato illegale e lesivo del diritto alla privacy e delle libertà fondamentali del singolo che un movimento o un partito imponga ai propri iscritti di dichiarare di non appartenere ad una associazione come la Massoneria. L'episodio dei tre massoni espulsi dai 5stelle ci parla di una democrazia malata in Italia.
Massimo Frana

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