Molti
sono i film che negli ultimi anni mostrano gli “scheletri negli armadi” delle
famiglie borghesi. Per di più esse sono rappresentate quasi sempre da parenti
progressisti o da un gruppo di amici, intellettuali e di sinistra. Tradimenti,
rapporti etero e omosessuali, ipocrisie, contraddizioni e quant’altro si può
disvelare sotto relazioni apparentemente convenzionali.
Nel
film Carnage del 2011 di Roman
Polanski, due coppie provano a chiarire “civilmente” un litigio tra i
rispettivi figli, girato in un’unica location
a Brooklyn, ma alla fine rischiano essi stessi di finire in rissa. Nel film
francese Cena tra amici di Alexandre de
La Patellière e Matthieu Delaporte del 2012, la scelta del nome del futuro figlio
diventa un pretesto per scatenare dispute tra tutti i commensali. Con la sua
versione italiana - Il nome del figlio
di Francesca Archibugi del 2015 - il film di Alexandre de La Patellière e Matthieu
Delaporte condivide la pièce di
partenza Le prénom, scritta dagli stessi registi, già trionfo teatrale
in Francia nel 2010. Anche I nostri
ragazzi di Ivano De Matteo sembrerebbe “sollevare il coperchio di una
pentola a pressione” nella vita di due fratelli, con modelli di vita molto
diversi ma entrambi felicemente sposati, quando faranno una terribile e
sconcertante scoperta riguardante i rispettivi figli; avranno reazioni
impreviste finendo quasi per scambiarsi i ruoli. Invece in Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese del 2016, la
collettivizzazione dei cellulari, sempre tra un gruppo di amici a una cena,
apre i segreti più nascosti e inaspettati di ognuno. E questi titoli citati
sono solo quelli che ricordo così a memoria.
The Party di Sally Potter – regista nota
per trattare argomenti scomodi - è un film inserito a pieno titolo in questo trend. Presenta un cast eccezionale di attori prevalentemente britannici e un finale a
sorpresa ed è tutto girato in bianco e nero con un’impietosa macchina a mano,
nella casa di Bill (Timothy Spall) e di sua moglie Janet (la sempre bravissima Kristin
Scott Thomas). Lei è una militante politica (presumibilmente laburista) ed è stata
appena nominata Ministro della Salute nel governo ombra, lui invece è un
intellettuale che ha rinunciato alla sua carriera (una cattedra a Yale) per
sostenere l’attività e la candidatura politica di Janet, mentre un gruppettino
ristretto di amici intimi si ritrova a casa loro per brindare all’evento: la
vetero-femminista Martha (Cherry Jones) con Jinny (Emily Mortimer), la sua
giovane compagna incinta di tre gemelli, April (Patricia Clarkson), la radicale
e scettica amica del cuore di Janet, con il suo bizzarro compagno Gottfried (Bruno
Ganz), un naturopata tedesco, e Tom (Cillian Murphy), un giovane manager finanziario che veste Prada e indossa
un costoso Audemars Piguet, marito di Marianne ex dottoranda di Bill, che però è
in ritardo. Il titolo inglese the party
ha il doppio significato, da un lato quello del “ricevimento”, dall’altro
quello del “partito” che sembra aver risucchiato tutte le energie e attenzioni
dell’affascinante e determinata padrona di casa.
The Party è sostanzialmente una pièce teatrale di ambiente elegantemente
liberal, divertente, anche se
drammatica, con le sue battute taglienti e ben recitata, anche se Bill/Timoty
Spall è un tantino sopra le righe e si fatica un po’ a vederlo nei panni di un
seduttore. Bruno Ganz invece ha perso completamente lo smalto wendersiano ed è
mostrato come un simpatico e stravagante vecchietto.
Il
film è tutto parlato in modo serrato ed ha il pregio di durare solo 71 minuti, tempo
eccezionale in un periodo di film fiume. Ottima la scelta dei brani musicali riprodotti
da LP in vinile.
Geoff
Andrew della rivista “Sight & Sound” lo ha definito «una satira dark che espone le debolezze della classe media britannica e dei
sistemi politici, con dialoghi acuti e deliziosa ironia».
Presentato
alla 67ma edizione del Festival di Berlino, The
Party si è aggiudicato il “Guild Film Prize”.
Ghisi
Grütter
Nessun commento:
Posta un commento