Il 26 febbraio, alla libreria Il Libraccio di Via Nazionale, Paolo Berdini ha presentato il suo «Roma, polvere di stelle» insieme ad altri tre big super esperti nella storia delle bellezze e delle miserie della Capitale: Emiliani, Rizzo e Flores D'Arcais. Presenti all'ascolto eravamo un centinaio, la grande maggioranza anziani. Riporto in serie, per come ho registrato, quelle che mi sono apparse le perle più significative negli interventi dei relatori.
1. Il libro di Berdini è uno spaccato dei mali di Roma. Un manuale delle politiche scellerate da cui è stata rovinata.
2. La principale è quella dell'edilizia contrattata e dei suoi frutti tossici. Con essa la parte a favore del privato è stata sempre pienamente realizzata, quasi mai la parte a favore del pubblico.
3. Il libro di Berdini è un libro sulla corruzione. Il partito che domina a Roma è quello dei palazzinari, della rendita e della speculazione edilizia. Solo il vecchio PCI si è opposto e ha resistito, ma fino a un certo punto. Sicuramente con Petroselli, e con il primo Rutelli e la sua Giunta dei Verdi. Poi è arrivato il disastro Veltroni con i suoi devastanti parcheggi sotterranei. Ma la vera età dell'oro per Roma è stata quella della Giunta Nathan.
4. La stampa a Roma ha sempre svolto il ruolo di quarto potere. Di critica radicale delle cattive politiche con Paese e Paese Sera e il primo Messaggero diretto da Emiliani. Al totale servizio del potere palazzinaro quella successiva e di oggi.
5. Nessuno dei Piani Regolatori Generali, a partire dagli Anni Sessanta, è mai stato attuato. Il principale proprietario immobiliare di Roma è il Vaticano. Da sempre e anche ora.
6. Il centro di Roma è un enorme casino. Le periferie peggio ancora. Andrebbero fatti interventi drastici, radicali coraggiosi.
7. Le pubbliche istituzioni - governo, ministeri, forze armate, enti vari - sono dislocate in 180 sedi sparse ovunque in maniera semplicemente assurda. Questo in gran parte è l'effetto di logiche di scambio di affitti a vantaggio dei proprietari degli edifici a danno del pubblico.
8. Molti dei meccanismi imperversanti nella Pubblica Amminstrazione andrebbero semplicemente scardinati. Ad esempio quelli dei bracci di ferro che vedono in conflitto i vari dipartimenti del Comune con i Municipi con relativa paralisi. L'esempio da seguire potrebbe essere Berlino. Un potere centrale forte, una autonomia decentrata reale.
9. Lo sfascio romano, ma dello stesso Paese, viene dal fatto che per impedire il cambiamento c'è sempre chi mette i pali tra le ruote Lo scopo è quello di occupare suolo ed elevare le cubature e fine di mero profitto del privato.
10. La domanda da porsi è: chi decide il destino di una città: il pubblico o il privato? Possibile mai che Armellini affitti al Comune di Roma 1080 case che possiede a Ostia senza neppure pagare l'Imu?
Alla fine Berdini ha tenuto ad affermare che tra lui e i 5 Stelle non vi è alcuna affinità culturale. Ma allora, mi sono chiesto, perché ha accettato di fare l'Assessore all'Urbanistica con la Raggi? E se lui fin dall'inizio è stato contro lo stadio del duo Parnasi-Pallotta, e a favore delle Olimpiadi nel 2024, a maggior ragione perché per nove mesi ha partecipato? E come mai sulle olimpiadi invece si è trovato in sintonia con Malagò, presidente del Coni? Avrei fatto volentieri queste domande a Paolo Berdini, ma la libreria doveva chiudere perché si erano fatte le otto. Ma sicuramente ci sarà per farle un'altra occasione.
1. Il libro di Berdini è uno spaccato dei mali di Roma. Un manuale delle politiche scellerate da cui è stata rovinata.
2. La principale è quella dell'edilizia contrattata e dei suoi frutti tossici. Con essa la parte a favore del privato è stata sempre pienamente realizzata, quasi mai la parte a favore del pubblico.
3. Il libro di Berdini è un libro sulla corruzione. Il partito che domina a Roma è quello dei palazzinari, della rendita e della speculazione edilizia. Solo il vecchio PCI si è opposto e ha resistito, ma fino a un certo punto. Sicuramente con Petroselli, e con il primo Rutelli e la sua Giunta dei Verdi. Poi è arrivato il disastro Veltroni con i suoi devastanti parcheggi sotterranei. Ma la vera età dell'oro per Roma è stata quella della Giunta Nathan.
4. La stampa a Roma ha sempre svolto il ruolo di quarto potere. Di critica radicale delle cattive politiche con Paese e Paese Sera e il primo Messaggero diretto da Emiliani. Al totale servizio del potere palazzinaro quella successiva e di oggi.
5. Nessuno dei Piani Regolatori Generali, a partire dagli Anni Sessanta, è mai stato attuato. Il principale proprietario immobiliare di Roma è il Vaticano. Da sempre e anche ora.
6. Il centro di Roma è un enorme casino. Le periferie peggio ancora. Andrebbero fatti interventi drastici, radicali coraggiosi.
7. Le pubbliche istituzioni - governo, ministeri, forze armate, enti vari - sono dislocate in 180 sedi sparse ovunque in maniera semplicemente assurda. Questo in gran parte è l'effetto di logiche di scambio di affitti a vantaggio dei proprietari degli edifici a danno del pubblico.
8. Molti dei meccanismi imperversanti nella Pubblica Amminstrazione andrebbero semplicemente scardinati. Ad esempio quelli dei bracci di ferro che vedono in conflitto i vari dipartimenti del Comune con i Municipi con relativa paralisi. L'esempio da seguire potrebbe essere Berlino. Un potere centrale forte, una autonomia decentrata reale.
9. Lo sfascio romano, ma dello stesso Paese, viene dal fatto che per impedire il cambiamento c'è sempre chi mette i pali tra le ruote Lo scopo è quello di occupare suolo ed elevare le cubature e fine di mero profitto del privato.
10. La domanda da porsi è: chi decide il destino di una città: il pubblico o il privato? Possibile mai che Armellini affitti al Comune di Roma 1080 case che possiede a Ostia senza neppure pagare l'Imu?
Alla fine Berdini ha tenuto ad affermare che tra lui e i 5 Stelle non vi è alcuna affinità culturale. Ma allora, mi sono chiesto, perché ha accettato di fare l'Assessore all'Urbanistica con la Raggi? E se lui fin dall'inizio è stato contro lo stadio del duo Parnasi-Pallotta, e a favore delle Olimpiadi nel 2024, a maggior ragione perché per nove mesi ha partecipato? E come mai sulle olimpiadi invece si è trovato in sintonia con Malagò, presidente del Coni? Avrei fatto volentieri queste domande a Paolo Berdini, ma la libreria doveva chiudere perché si erano fatte le otto. Ma sicuramente ci sarà per farle un'altra occasione.
Gian Carlo Marchesini
Nessun commento:
Posta un commento