25 febbraio 2018

IL SIGILLO DI SALOMONE E LA SVASTICA




« È un tempio la Natura, dove a volte parole
escono confuse da viventi pilastri
e che l'uomo attraversa tra foreste di simboli
che gli lanciano occhiate familiari »

(Charles Baudelaire, da «Corrispondenze», Les Fleurs du Mal)

Nel 1912, Oswald Wirth fonda la rivista "Le Symbolisme", che già nel nome richiamava quel grande movimento culturale francese, sviluppatosi nella seconda metà dell'Ottocento e che tra i suoi massimi esponenti aveva avuto poeti come Baudelaire, Verlaine e Rembaud: il Simbolismo, appunto. La rivista, alla quale collaborerà il famoso esoterista René Guénon, si proponeva di studiare i simboli, sviluppando nei lettori la capacità di intuirne i rimandi e le connessioni. In occasione della nascita di quella rivista, Wirth crea un singolare simbolo, frutto dell'unione di due simboli molto antichi: uno, la svastica, antichissimo e ritrovato dagli archeologi in Europa, Asia e America, l'altro, l'esagramma, appartenente al mondo giudaico e alla Cabala. I simboli sono uniti tra di loro da un sottile filo di Arianna. Di lì a pochi anni, qualcuno penserà di separarli, dando vita a qualcosa di mostruoso e abberrante: il nazismo. Simbolo è una parola che viene dal greco, sun-ballo, e significa "metto insieme". Il contrario di simbolo è diavolo, da "dia-ballo", "separo". Il potere dei simboli sugli uomini è indiscutibile, la necessità di recuperarne la sacralità e il senso originario altrettanto.

Massimo Frana

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