4 febbraio 2018

LE VIDEOCRAZIE E LA FRANTUMAZIONE DEL CORPO.


Pamela Mastropietro, Vincenzo Ruggiero, Luca Varani: nei loro giovani corpi, uccisi e fatti a pezzi, le tracce di un male profondo, oscuro, cieco. E la domanda che trapassa le nostre coscienze, troppo dormienti per uscirne pulite: che ne è del legno verde nelle nostre società videocratiche? Nessuno pensi di tirarsi fuori, perché  "Se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?" (Luca 22,31). Qui c'entra poco se il carnefice o la vittima siano italiani o di altra origine. Qui ci troviamo alla radice di ciò che deve intendersi per umano, alle soglie di un confine che non può, non deve essere valicato. E se è, invece, attraversato una, due, tre volte, allora non un campanello d'allarme deve suonare, ma sirene spiegate, campane, che ci ricordino che non siamo isole, che ci avvisino che il male è intorno a noi e, se non riusciamo a scorgerlo e a combatterlo, vuol dire che si è già insinuato dentro di noi, come un virus, un cancro che finirà col distruggerci. Quando Hannah Arendt parlò della banalità del male, ella colse la radice delle tragedie del Novecento: l'incapacità di vedere e sentire il male. Un'incapacità che paradossalmente è il frutto di un'aberrante esposizione del male negli attuali regimi videocratici. Invero, tra gli uomini di ogni tempo una buona parte ha sempre amato la spettacolarizzazione della crudeltà, della violenza, della brutalità. La grandezza del Colosseo ci dice di quale fosse l'interesse dei romani di duemila anni fa per le ossa frantumate dei gladiatori o per i corpi dei cristiani sbranati. Ma le videocrazie hanno sostituito il reale con il virtuale, il corpo con la sua immagine proiettata su uno schermo, rendendo per le menti più fragili estremamente sottile la linea di separazione tra realtà e finzione. Sicché non c'è più bisogno di un Colosseo, perché questo mondo, sempre più ripreso da infinite videocamere, sta divenendo un enorme, mostruoso Colosseo, dove tutti possono consumare e assistere ad atrocità, la cui agghiacciante realtà sfuggirà a menti, fossero quelle dei carnefici o delle stesse vittime o degli spettatori, sempre più alienate, estraniate in video che otterranno milioni di visualizzazioni, e che saranno destinati a replicarsi con una cadenza avvertita in misura via via meno allarmante e più scontata, banale appunto.
Massimo Frana

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