26 febbraio 2018

Embraco: Il Jobs Act legittima il potere di ricatto dell'azienda sui lavoratori

 
 
 
 I vertici della Embraco, dopo giorni di silenzio di fronte agli attacchi dei sindacati e di alcune forze politiche rispetto all’intenzione di trasferire il 100% della produzione in Slovacchia, hanno confermato la volontà di rinunciare allo stabilimento di Riva presso Chieri con una nota in cui spiegano che la scelta “è motivata dal panorama competitivo e da complessità di lunga data che hanno portato l’impianto a non essere più redditizio nonostante gli investimenti significativi effettuati nel corso degli anni”.
 
La decisione sembra quindi essere irreversibile e la Embraco sposterà la propria produzione in uno stabilimento slovacco acquistato nel 2004. Non sfugge certamente che il salario di un operaio in quella repubblica dell’Europa centro-orientale è inferiore ai 1000 euro mensili.
 
È salita in queste ore la tensione tra il Governo italiano e la Commissione europea. Il primo accusa la Slovacchia di aver usato fondi europei per tenere basso il costo del lavoro, chiedendo l’intervento della Commissione europea. Secondo Gentiloni, l’investment aid del Governo slovacco, che prevede la copertura statale del 35% degli investimenti di chi decide di produrre in Slovacchia, è illegittimo in quanto produce un forte dumping sociale. Il capo dello Stato slovacco ha ribadito che le misure intraprese dal suo governo per attirare gli investimenti ed aumentare la produzione non contrastano affatto con le regole europee.
 
Sta di fatto che la Embraco, nel corso degli anni, ha ricevuto oltre 15 milioni di euro di aiuti da parte dello Stato italiano, della Regione e dalla Provincia. Anche in questa situazione emerge tutta la debolezza della normativa italiana. La legge di stabilità del 2014 prevede la restituzione dei contributi in conto capitale ricevuti solo per quelle aziende che delocalizzazano la propria produzione in un Paese non appartenente alla comunità europea. Purtroppo, però, la Embraco – come la Candy, la K Flex, la Micron Technologies, la Videocon e tante altre – delocalizzando in un Paese regolarmente appartenente all’Unione Europea, può sfuggire legittimamente alle sanzioni.
 
Ora il Mise e i sindacati chiedono la sospensione dei licenziamenti per poter permettere ai lavoratori di accedere alla cassa integrazione e avere 9 mesi di tempo per avviare un’opera di reindustrializzazione. Tuttavia l’unica proposta che i vertici della Embraco sono disposti a fare è quella di ritardare i licenziamenti fino alla fine dell’anno a patto di ridurre l’orario di lavoro agli operai. Per quanto i sindacati abbiano abbandonato il tavolo di trattativa con l’azienda, il management di Embraco, grazie al Jobs Act, può imporre l’aut aut “o part time o licenziamento immediato”. Infatti la riforma del lavoro renziana contiene una delle misure più esplicitamente contraria agli interessi dei lavoratori: l’abolizione della cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività.
Il risultato, nel caso di Embraco come in ogni altra circostanza che riguarda il destino dei lavoratori italiani, è che il Governo del PD ha cancellato i diritti e le tutele degli operai aumentando il potere di ricatto da parte delle imprese.
 
Maura Pisciarelli
 

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