2 luglio 2018

"Il clima che verrà e i pericolosi idioti che ci sono già" di Umberto Pradella

Il 30 giugno, ad Aosta c’erano più di trenta gradi; quassù, a casa c’era un fresco corroborante e i giorni scorsi le temperature erano ovunque in valle, molto piacevoli e fresche.
“Non ci sono più le mezze stagioni” non basta. E’ difficile capire cosa succeda con il clima. Sembra non ci siano più regole.
Lo zero termico (cioè il punto in cui la temperatura tocca lo zero e incomincia a diminuire man mano che si sale, ieri era a 4600 metri.
Sulle  cime del Gran Paradiso, del Cervino, del Gran Combin si era sopra gli zero gradi. C’erano zero gradi sulla vetta del Monte Rosa e solo duecento metri sotto quella del Monte bianco.
Contemporaneamente, sopra i 3000 metri, dopo le eccezionali nevicate di questo inverno e di questa primavera, c’è ancora tanta neve da mantenere aperti gli impianti di Cervinia fino a settembre.Insieme, con queste temperature le valanghe si sprecano.
Nella regione artica, a fine Febbraio, cioè in pieno inverno, le temperature erano 20/25 gradi sopra la media stagionale.Le temperature medie artiche crescono a una velocità record e l’artico, con un aumento di 2/3 gradi superiore a quello che accade alle medie latitudini (cioè da noi), si dimostra estremamente sensibile ai cambiamenti climatici.
Chi se ne frega, dice chi ricorda che, sul nostro pianeta, periodi caldi si sono sempre alternati ad altri freddi.
Verissimo, ma con due pesanti differenze:
·       mai si erano verificati cambiamenti climatici così repentini.
·       L’ultima volta che l’artico è stato un poco più caldo di oggi (non si sa se anche di domani), dicono i climatologi, è stato 125000 anni fa.L’umanità vagabondava in sparuti gruppi di cacciatori-raccoglitori in Africa e era in procinto di migrare per la prima volta.
Si stima che allora il livello degli oceani fosse tra i 4 e i 6 metri sopra il livello attuale.
Se la situazione si ripeterà, come sembra probabile, l’umanità che la subirà sarà composta di una decina di miliardi di individui e non di pochi piccoli gruppi.
In genere le zone più abitate sono le fasce litorali. Nell’entroterra di molte parti del mondo, estesissime, ci sono enormi  aree desertiche in espansione.
Scomparirebbero Miami, New orleans, Manhattan, Venezia, Londra, Genova, Shanghai....
Deserto e oceani: intere popolazioni costrette ad abbandonare i luoghi dove sono vissute per secoli.
Carestie e guerre.
Flussi migratori imponenti.  
Di nuovo troppo pessimista?
Come si vuole.
Io, comunque, se fossi al posto di uno di questi grandi leader che si sono proposti come guida , leggerei qualche rivista scientifica dove i ciarlatani non hanno cittadinanza (o – data la idiosincrasia per la lettura e la cultura in genere, di condottieri come Salvini o Di maio, Orban, Trump e troppi altri – mi farei raccontare qualche articolo) e mi preoccuperei.
Non basta un avvocato scodinzolante che corre da Trump per farsi confortare da un potente ignorante, affetto da sindrome bipolare, visto che i suoi amici europei o lo snobbano o gli danno ragione e chiudono le loro frontiere.
Nè basta un inconsapevole (!?) fascista come Salvini per arginare le conseguenze del cambiamento climatico (questo  sì vero, altro che il solito che ci viene raccontato da almeno due lustri) e fare gli hot spot alle “frontiere esterne” della Libia, aiutando quelli che “non avranno diritto” di venire in Europa “a casa loro”.
L’Europa ha stanziato 500 milioni di euro per questo. Peccato che  studi seri, indifferenti alle esigenze della propaganda politica, sostengano che per aiutarli a casa loro – visti i danni subiti dal continente africano negli ultimi 200 anni - ci vorrebbero 100 miliardi di dollari all’anno per un bel po’ di anni.
I cialtroni non si curano della realtà. Ne costruiscono una ad hoc e la regalano alle moltitudini.          
     
 
 
 
 

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