11 marzo 2017

PROPOSTE DEL COMITATO ROMANO PER IL VOTO ALL'ESTERO


 

 

Alle donne ed agli uomini del Comitato romano per il no al referendum costituzionale è toccato l’onere di garantire la copertura, nei limiti del possibile, dei 1.478 seggi di Castelnuovo di Porto quali rappresentanti di lista presso la circoscrizione estero in occasione dello scrutinio del 4 dicembre.

L’esperienza maturata in tale occasione ci ha convinti senza alcun dubbio della necessità e urgenza di operare una revisione sia del sistema normativo sia delle modalità operative con le quali riconoscere e fare esercitare il diritto di voto ai connazionali residenti all’estero.

Abbiamo potuto verificare che spesso il corpo elettorale chiamato ad esprimersi è composto da cittadini emigrati da decenni e spesso negli elenchi figurano anche persone già decedute. Per di più il voto all’estero è consentito anche a figli di emigrati con doppia cittadinanza, che a volte non parlano più l’italiano. Ma abbiamo già da tempo constatato come nelle elezioni politiche siano state accertate come minimo delle disfunzioni quando non veri e propri casi di brogli, mentre nei referendum abrogativi la platea degli elettori residenti all’estero reca un effetto che giudichiamo distorsivo rispetto al raggiungimento del quorum richiesto per la validità degli stessi.

Riteniamo che non debba costituire un tabù neanche l’idea che ai concittadini residenti all’estero con doppia cittadinanza possa essere richiesta l’opzione di esercitare il proprio diritto elettorale nella nazione di residenza o in Italia.

Ma occorre comunque intervenire urgentemente con modifiche più o meno incisive alla Legge n. 459 del 2001, di cui molti anni di esperienza decretano oramai la palese inadeguatezza: definire in maniera più stringente il corpo elettorale chiamato al voto; salvaguardare libertà e segretezza del voto e volontà dell’elettore; rendere gestibile in maniera più efficiente le operazioni di scrutinio fin tanto che non possa in qualche modo ipotizzarsi il superamento del voto per corrispondenza senza intaccare la possibilità effettiva di esprimere il proprio suffragio.

1.      oggi, paradossalmente, i cittadini italiani residenti hanno una garanzia di accesso al voto meno ampia rispetto agli italiani all'estero. Infatti gli italiani all'estero iscritti presso l'AIRE ricevono automaticamente a casa il kit per il voto comprensivo di schede e certificato elettorale. Gli italiani residenti devono invece recarsi alle urne con la tessera elettorale sulla quale il presidente del seggio appone un timbro nell'apposito spazio; esauriti i 18 spazi liberi (uno per tornata elettorale) l'elettore residente deve chiedere al comune una nuova tessera elettorale senza la quale non è possibile votare.

a.       riteniamo pertanto che in primo luogo si debba operare sugli stessi elenchi degli elettori chiedendo a tutti i residenti all’estero ad una certa data di esprimere la propria volontà di essere iscritti nelle liste elettorali, confermandolo poi o con la richiesta di una nuova tessera elettorale (vedi punto b)) o a scadenza di un certo numero di anni;

b.      ad ognuno dei nuovi residenti verrà inviata analoga richiesta in occasione della iscrizione all’AIRE;

c.       solo a coloro che avranno effettuato la richiesta verrà inviata la tessera elettorale, strutturata in modo da contenere in sé i certificati elettorali sotto forma di bollini colorati, ognuno on un colore diverso, che, in occasione di ogni votazione, verrebbero staccati dalla tessera per essere inseriti nella busta grande, contenente altresì la seconda busta piccola con la scheda votata. Pertanto, così come avviene per gli elettori residenti in Italia, esaurito il numero di bollini (o certificati) disponibili o smarrita la tessera (previa denuncia denuncia a chi? Consolato? ), l'elettore estero realmente intenzionato a esercitare il diritto di voto dovrebbe chiedere l'invio da parte del Ministero degli Esteri della nuova tessera elettorale contenente i bollini/certificati elettorali. Ulteriori ricadute positive della soluzione consistono inoltre:

                                                    a.i.          nel consentire la stampa centralizzata e controllata delle tessere elettorali, risolvendo in tal modo il problema della possibile falsificazione dei certificati che oggi vengono stampati localmente all'estero, da soggetti privati, su iniziativa di ogni consolato;

                                                  a.ii.          nella garanzia della segretezza del voto: ogni bollino/certificato elettorale conterrebbe un codice a barre senza l'indicazione del nome e del cognome dell'elettore;

                                                a.iii.          nella maggiore speditezza trasparenza dello spoglio delle schede: infatti, il codice a barre consente la lettura con un dispositivo portatile simile ai lettori del supermercato (anche con uno smartphone) dei dati dell'elettore ai fini della verifica della presenza di questi nelle liste elettorali. In questo modo la verifica sarebbe eseguita in maniera centralizzata e computerizzata mediante accesso a un unico database degli elettori attraverso un semplice dispositivo collegato in rete (intendendo con ciò anche una rete privata). Oggi l'operazione di verifica della presenza dell'elettore nell'elenco degli aventi diritto al voto viene fatta a mano su enormi registri cartacei dagli scrutatori con eccessivo impiego di energie e di tempo. Inoltre, è prassi purtroppo alquanto comune quella di estrarre tutti i certificati dalle buste per eseguire le verifiche successivamente, dopo aver inopinatamente (e soprattutto illecitamente) inserito tutte le buste piccole nell'urna, rendendo praticamente impossibile parte consistente delle verifiche da fare nella fase preliminare dello spoglio (annullamento dei voti non validi). In particolare, la prassi di separare i certificati dalle schede votate prima della verifica della presenza nelle liste elettorali impedisce l'individuazione del voto non valido che risulta mischiato a tutti gli altri essendo stato inserito nell'urna in maniera indiscriminata. Nelle precedenti tornate elettorali si sono evidenziati casi di brogli per certificati falsi e duplicati rispetto ai quali, con il modus operandi attuale, c'è scarsa possibilità di intervenire con un controllo efficace al momento delle fasi preliminari (ovvero dall'apertura del seggio estero fino all'inizio dello spoglio vero e proprio), anche perché nei collegi suddivisi su più seggi i libroni sono duplicati per ogni seggio (se quindi i duplicati si verificano in seggi diversi dello stesso collegio non vengono individuati)

2.       Altra soluzione praticabile è la divisione dell'unica circoscrizione estero in almeno tre circoscrizioni. Il centro di Castelnuovo di Porto è un girone dantesco. Non esiste organizzazione politica in grado di sostenere la prova della verifica di tutte le sezioni attraverso propri rappresentanti di lista. Questo si traduce in un difetto di controllo e quindi maggiore opacità delle operazioni di spoglio. Il carico del lavoro dei rappresentanti di lista, chiamati a vigilare, risulta così tutto sulle spalle dei militanti di Roma e provincia, in tal modo sottraendo forze al controllo presso le sezioni ordinarie. Sarebbe perciò opportuna la divisione della circoscrizione estero almeno in tre ripartizioni (es. Milano, Roma e Napoli) per diluire il carico e rendere meno gravose le operazioni anche dal punto di vista organizzativo.

Il mio commento su questo punto e` che la struttura e` capace, ci possono e devono essere miglioramenti in 4 aree:

scaglionamento dell’ora d’inizio per 3 gruppi di seggi, in ragione del numero di schede da scrutinare. Questo dovrebbe evitare, o diminuire, l‘ingorgo iniziale.

Nomina preventiva dei sostituti, in ragione del 6% (dato statistico da controllare) del totale.

Dare maggior tempo all’ufficio centrale per la gestione dei rappresentanti di lista: consegna delle liste anticipata alle ore 12 del Venerdi precedente.

Quello dei rappresentanti di lista e` un problema, di non facile soluzione. In teoria dovrebbero arrivare dall’estero, almeno dall’Europa.

 

Permettetemi di aggiungere altre proposte:

1)      che sul certificato a bollini sia chiaramente scritto, in Italiano, Inglese, francese, tedesco, spagnolo e portoghese la parte dell’Art. 48, commentata: “Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.”

Personale: la Repubblica Italiana non ammette il voto per procura. Questo certificato non e` cedibile ad altri, nessuno puo votare in vece di altre persone.

Uguale: i voti di tutti i cittadini hanno egual valore

Libero: deve essere esercitato senza costrizioni o ricatti, o remunerazione.

Segreto: nessuno deve sapere come ha votato il singolo elettore.

 

2)      che sulla busta contenente sia il certificato che quella contenente la scheda sia scritto “riservata personale” in Italiano e nella lingua locale.

3)      I grandi consolati andrebbero suddivisi , su base completamente casuale, in sezioni consolari elettorali ciascuna con un massimo 20mila iscritti. Il numero della sezione consolare elettorale deve essere riportato sulla busta e questa smistata dalla posta nella sezione consolare elettorale di competenza. Questo perche sia possibile una migliore divisione a livello dello scrutinio, anche e soprattutto se computerizzato. Un guasto a un computer in questo caso bloccherebbe il lavoro di 5 seggi, non di tutto un consolato.

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