12 marzo 2018

Dai giornali di oggi 12 marzo


“Nuove elezioni metterebbero a rischio la democrazia, il Pd collabori per il governo”: Berlusconi, intervistato dalla Stampa, rilancia sul centrodestra al governo e cerca la sponda del Pd. “Il centrodestra ha il diritto e il dovere di guidare il prossimo governo ma le altre forze politiche non possono sottrarsi di fronte alle gravi necessità del Paese. In questa fase tocca a Salvini scegliere la strada che ritiene più opportuna e noi lo sosterremo. Ma sarebbe meglio se intere forze politiche si rendessero disponibili: andremo verso una soluzione più stabile”. Berlusconi si dice scettico su un governo Lega-M5S  -“escludo che la Lega possa fare una scelta così in contrasto con i suoi elettori” – e contrario a elezioni anticipate: “Sarebbe un pessimo segnale per la democrazia e una strada non risolutiva. Meglio perdere qualche settimana per un buon governo che mesi per una nuova campagna elettorale”.
“Governo di unità nazionale? Deve giocare chi ha vinto” dice al Corriere Matteo Renzi, alla vigilia della direzione del partito che accetterà le sue dimissioni da segretario. “Ci attende una lunga traversata nel deserto, ma ripartire da zero, dall’opposizione, può essere una grande occasione. Cinque anni fa Pd e 5Stelle finirono pari, nel 2014 abbiamo vinto noi, adesso loro. La ruota gira, la rivincita verrà prima del previsto”. Quanto agli appelli di responsabilità di Mattarella e Draghi “si rivolgano ai gruppi più grandi: la palla oggi è in mano alle destre e ai Cinque Stelle”.
Salvini, dalla Scuola della Lega, prenota le Camere per Lega e M5S ma sul governo chiude a Di Maio (Messaggero): il perimetro resta quello del centrodestra con lui premier. E dopo il governo pensa a un congresso per completare la svolta nazionale del partito (Stampa). “Farò di tutto per rispettare il mandato ricevuto dagli italiani – ha detto Salvini – ma non sto smaniando per diventare premier. Se lo farò sarà senza scendere a patti, senza pateracchi o minestroni. E soprattutto senza rinnegare il nostro programma”. Per questo i suoi economisti già lavorano al Def. In settimana il summit con gli alleati Berlusconi e Meloni, poi si parlerà “con tutti gli altri”.
Di Maio cita De Gasperi e cerca sponde vaticane per fare un governo moderato (Stampa): “Politica vuol dire realizzare”, in nome del bene comune, dice il leader grillino mostrando piena sintonia col capo della Cei Bassetti e col giornale dei vescovi.
Ma alleanze che reggano alla prova dei numeri e della compatibilità politica non se ne trovano, scrive la Stampa, che rilancia l’ipotesi di un governo di scopo, “di tutti e di nessuno”:  e a guidarlo potrebbe essere Cottarelli, già commissario della spending review sotto Letta e Renzi e gradito anche a Di Maio.
Oggi la direzione del Pd, probabilmente senza Renzi. Ribadito il no al M5S, Martina reggente fino all’assemblea nazionale di metà aprile, dove i delegati decideranno se eleggere in quella sede il nuovo segretario o indire le primarie (Corriere). Primarie che il Messaggero considera lontane vista la debolezza del partito. Possibile tregua armata tra i dem, con Renzi e Franceschini che spingono per Delrio, mentre Orlando vuole Zingaretti. Ma per la Stampa Orlando chiederà di affiancare a Martina un organo collegiale che rappresenti tutte le anime del partito.
 “Con Martina segretario il Pd va in serie B” scrive Libero: il ministro dell’Agricoltura è un “giovane vecchio” dalla carriera costellata di insuccessi. Su Libero parlano anche Matteo Ricci e Francesco Boccia. Ricci in linea con Renzi: “Hanno vinto Lega e M5S, spetta a loro governare”. Boccia no: “I dem stiano all’opposizione ma un appoggio esterno ai grillini si può dare: Di Maio non è estremista. Escluderei l’appoggio a un governo del centrodestra con Salvini premier: le distanze sono troppo grandi”. Quanto alla segreteria del partito meglio Zingaretti di Calenda: ha una visione così lontana dalle esigenze vere del Pd che faccio fatica a pensarlo segretario”.
[12/3, 08:40] Michele Cardulli: Su repubblica lettera della Boldrini che sottolinea la necessità di una forza prograssista in italia "ripartendo da esperienze che hanno avuto successo a cominciare dalla coalizione plurale che ha vinto nel Lazio"

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