Pomezia, Dimissioni di massa dei consiglieri grillini che fanno cadere il proprio sindaco.
“Essere Pomezia”, questo il nome della lista civica con cui il sindaco di Pomezia Fabio Fucci, eletto con il Movimento 5 Stelle, si ricandiderà alle amministrative della prossima primavera. Nella scorsa legislatura Fucci occupò i banchi dell’opposizione poi nel 2013 fu eletto sindaco. “L’incorruttibile” lo definiva Salvatore Buzzi nelle intercettazioni di Mafia Capitale. “Il temerario” potremmo definirlo oggi. Fucci, infatti, dopo un lungo braccio di ferro con i vertici dei Cinquestelle - causa della regola dei due mandati – ha deciso di uscire dal M5S e di ricandidarsi con una lista civica. “Alla politica di professione, quella che mi assicurava un incarico molto ben pagato come capo di gabinetto della Raggi, ho preferito la politica del territorio, quella che si prende cura dei cittadini e fa crescere la città”.
Fucci ha dichiarato di non aver votato Roberta Lombardi alla Regione Lazio perché “non godeva della mia stima”. Queste scelte hanno portato i consiglieri comunali pentastellati alle dimissioni di massa facendo decadere la giunta e quindi anche il Primo cittadino di Pomezia che per adesso resterà in carica fin quando non sarà nominato un commissario. Eppure questa era l’amministrazione che Di Maio ed i suoi hanno sempre rivendicato come “modello di buona politica”.
Far cadere una giunta a pochi mesi delle elezioni è veramente un gesto in-politico, neanche durante la Prima Repubblica si consumavano scene del genere. Ancor più preoccupante è che a compiere un’azione del tutto scriteriata e legata a semplici beghe di partito siano i dirigenti della maggiore forza politica del Paese.
Coerenza vorrebbe che se si tornasse al voto per le politiche – in breve tempo come auspica il Movimento 5 Stelle – la maggior parte degli eletti alla Camera e al Senato non potranno essere ricandidati ed il primo a dover lasciare il posto dovrebbe essere proprio Luigi Di Maio. Sicuramente, mentre i due capigruppo continuano le proprie consultazioni e durante il periodo necessario a mettere in piedi un Governo, fosse anche quello del Presidente, i grillini cambieranno il proprio regolamento. Altrimenti potrebbe esserci una sola soluzione: il futuro candidato premier pentastellato sarà Alessandro Di Battista. L’asso nella manica. La carta vincente di un Movimento che, pur essendo come tutti gli altri partiti - con l’aggravante (almeno per ora) di essersi dimostrato incapace (come a Roma a Torino etc.) di governare e del tutto incompatibile con incarichi di responsabilità amministrativa (come a Pomezia) – ha imparato che “I principi leali non saranno mai i più forti”.
Maura Pisciarelli
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