La tecnologia non è né buona
né cattiva; nemmeno neutrale.
(Prima legge di Kranzberg)
Tra Mondializzazione dei
Mercati /Riterritorializzazione degli Interessi
Il mondo da oltre un decennio è
attraversato da un doppio movimento: da una parte una sempre più spinta
mondializzazione dei mercati, dall’altra una sempre più spinta riterritorializzazione degli interessi;
interessi locali e interessi nazionali.
Il primo movimento rimanda al
secondo e viceversa. La velocità di entrambi i movimenti sta nella rivoluzione
informatica, nella potenza di calcolo che ne è il motore. Le due dinamiche, in
una dialettica sempre più aspra e biunivoca, insieme modellano la struttura del mondo. E quindi necessariamente prima o poi anche la sovrastruttura politica e
istituzionale, nei contenuti e nelle forme, dei singoli paesi.
Questa doppia dinamica, nella
potenza tellurica che sta assumendo, porta a configurare una spazialita’
politica inedita; inedita sia per la
progressiva accelerazione assunta da tali movimenti sia per il peso, anche
quantitativo dei fenomeni che tali movimenti innescano e producono.
La potenza tellurica di tali
movimenti sprigiona dal nuovo nesso scienza/tecnologia, in accelerazione
esponenziale, emblematicamente raffigurata dall’algoritmo.
L’algoritmo risale ai primordi
della storia dell’uomo, ai Babilonesi, a Pitagora, come ricorda P.Zellini,in La
Matematica degli Dei e l’Algoritmo degli uomini. Solo
oggi, però. con la potenza di calcolo
prodotta dalla rivoluzione informatica, l’algoritmo diventa progressivamente un
fattore determinante di ogni aspetto
della vita quotidiana.
Il nuovo Spazio politico assume
i contorni, la forma di una Grande Risacca :in termini sociali, ad un estremo
la secessione dei Patrizi (Saskia Sassen), all’altro estremo la
secessione dei Plebei.
Le onde della globalizzazione
dei mercati producono il Partito della Trilateral, il Partito di Davos,il
cosmopolitismo della borghesia; le onde della riterritorializzazione degli interessi producono partiti
territoriali, nazionalisti e leghisti. Fino al sangue e suolo di memoria
fascista.
Sinteticamente, tale doppio
movimento spinge la Forma sociale, cioè il Sindacato ad una sua progressiva aziendalizzazione e corporativizzazione
del lavoro; spinge la Forma politica, cioè il Partito organizzato, alla
frammentazione, alla proliferazione in
tanti partiti personali, sempre più simili alle compagnie di ventura dell’età
del Rinascimento.
Come conseguenza complessiva e
ultima, la politica è ridotta ad
intrigo, congiure, gioco di Palazzo, ed intrattenimento, maschera di una lotta
feroce tra oligarchie, buono soltanto a riempire i palinsesti dell’industria
della comunicazione, diventata a sua volta, arma formidabile nella contesa tra
le stesse oligarchie.
Con il popolo confinato al ruolo di spettatore, come la
plebe romana al Colosseo.
Tra dissoluzione della Sinistra Storica e Rivoluzione informatica.
Naturaliter, in tale Risacca, la Sinistra socialista, proprio perché
è l’unica sinistra che non può che essere allo stesso tempo sociale e politica, viene accompagnata alla periferia
della storia, alla sua insignificanza: la parabola dei socialisti francesi, del
Pasok greco ecc. Come comune destino.
Tale destino può essere
contrastato ad una sola condizione: se la Sinistra di tradizione socialista -
che ha espunto in questi decenni, persino dal suo vocabolario la parola
capitalismo –trova la forza di mettere
mano ad una grande riorganizzazione teorica e culturale, premessa di ogni
controffensiva politica: se opera cioè un ritorno alle sue origini, come sta
tentando Corbyn, una Bad Godesberg alla rovescia.
Solo cosi’ è possibile
accumulare la forza sufficiente per
forzare i vortici della Risacca, uscire dal buco nero della sudditanza
al mercato, e riaprire - dentro la Grande Crisi e la prospettiva della
Stagnazione Secolare - la
dialettica/conflitto con il capitalismo della attuale fase :il capitalismo
informazionale.
La crisi in cui versano tutti
gli attuali partiti socialisti parla sostanzialmente di questo: i cambiamenti
nella struttura pongono tali forze di fronte ad un bivio inaggirabile.
L’Italia vive una situazione
ancor più specifica: il triangolo, costituito a un lato dal modello di partito
liberal proposto al Lingotto, e agli altri due, dal giornale/partito della
Repubblica di Debenedetti, e dalle Primarie come mito fondativo ,è diventato
rapidamente il triangolo delle Bermude della Sinistra storica italiana, il
luogo dove si è progressivamente spenta la sua autonomia ,culturale e politica.
La fotografia è impietosa:
Dietro,
alle spalle abbiamo la dissoluzione della Sinistra storica-fine del PCI ,la
macchina politica più potente dell’Occidente,
collasso del psi ,il partito più antico del paese - ,con tutti i suoi
detriti;
Davanti, la rivoluzione
informatica, l’affermarsi di un nuovo paradigma tecno-economico e le nuove contraddizioni che tale affermazione
produce nel suo cammino.
Contraddizioni, su cui a malapena è
incominciata un’analisi critica.
Come impostare il discorso di un nuovo Partito
della Sinistra, in grado di affrontare le nuove contraddizioni?
Ieri, la rivoluzione fordista ha prodotto le
contraddizioni, e quindi la necessità di grandi Partiti di massa;
Oggi
la rivoluzione informatica quali contraddizioni
produce per alimentare la necessità e la vita di un nuovo partito della
Sinistra?
L’impresa che la Sinistra ha di fronte è
sostanzialmente analoga a quella che gli si parò di fronte all’apparire del
Fordismo e su cui A. Gramsci scrisse le pagine indimenticabili di Americanismo
e Fordismo. Impresa però ancor più complessa e sofisticata.
La rivoluzione informatica è,
infatti, molto più pervasiva
e avvolgente della rivoluzione
fordista. Oltre il corpo coinvolge sempre più la mente ,il modo di pensare,
come dice D.Dekerkowe. L’impresa è in primo luogo culturale. Egemonica.
Esiste però un punto fermo e in
comune tra le due rivoluzioni tecnologiche, fordista e informatica.
La Sinistra ora come allora, continua
a definirsi fondamentalmente in rapporto ala sua concezione del Mercato:
atteggiamento di autonomia o di subalternità.
La rivoluzione informatica, finora
, ha diviso la sinistra in due tronconi: per dirla con U.Eco ,da una parte gli
Apocalittici, dall’altra gli Integrati. Una forma di neoluddismo ,una forma di
passività.
Il capitolo sulle Macchine, frutto della
folgorante intuizione di Marx, non ha
innervato nessuna forza ,ne’ sindacale ne’ politica: solo qualche minoranza
isolata.
Questo scritto vuole essere un
contributo in tale direzione.
Un nuovo modo di produrre - un
nuovo paradigma tecnico-economico - sta rivoluzionando i quadri temporali,
spaziali, istituzionali, sociali di tutti i continenti.
Dopo Manchester (nascita della
prima rivoluzione industriale), Detroit (nascita del fordismo), la Silicon
Valley è diventata il centro di irradiazione della "nuova tempesta di
distruzione creatrice".
Questi tre luoghi geografici
rappresentano anche tre luoghi .
Emblematici per il pensiero socialista: Manchester per
Marx, Detroit per Gramsci; la Silicon Valley è ancora alla ricerca di una
teoria all'altezza delle sistemazioni del passato.
Un recente contributo di Evgenij
Morozov è particolarmente suggestivo.
Siamo, secondo gli studiosi di
scuola schumpeteriana, nel pieno del quinto ciclo di Kondratief (cotone,
carbone, acciaio, petrolio, microprocessore).
Ma cambiando il modo di produrre e di
consumare, cambiano tutti i rapporti sociali.
Vi ricordate? Il mulino a
braccia vi da "la società" del signore feudale, il mulino a vapore la
società del capitalista industriale.
Cosa ci sta dando il mulino
digitale?
L'essenza, la peculiarità, del
nuovo modo di produrre sta nella capacità - in un accumulo in grande accelerazione
— di progettare rapidi mutamenti nei progetti, nei processi,
nell'organizzazione: individualizzazione del lavoro, personalizzazione del
consumo, sembrano essere le tendenze fondamentale.
Integrazione nelle imprese
delle fasi di progettazione e di produzione, riduzione di importanza delle
economie di scala, alleggerimento e riduzione del numero dei componenti
meccanici in tanti prodotti, integrazione in rete dei fornitori di componenti e
di imprese di assemblaggio dei prodotti finali, sviluppo velocissimo di piccole
imprese specializzate nella produzione di servizi e componenti.
Così schematizzati, possono
riassumersi i principali caratteri dei cambiamenti organizzativi nelle imprese
e nei settori.
Potenza di calcolo (computer) e di
comunicazione (telefonia, reti di computer, Internet), sempre maggiore e a costi via via
decrescenti, costituiscono la rete su cui scorre la transizione dal fordismo al
nuovo modo di produrre.
Ma potenza di calcolo e
comunicazione sono risorse la cui particolarità sta nel produrre
organizzazione, alimentando relazioni, ordinando dati, creando significati.
Un modo di comunicare, è
anche un modo di organizzare. (Christopher
Freeman)
Secondo un'antica regola, le
prime vittime dell'onda d'urto sprigionata dal nuovo modo di produrre - un vero
e proprio tsunami - sono proprio i sistemi più organizzati e strutturati: ciò
vale sia per i sistemi di pensiero, sia per le realtà, produttive o
politico-istituzionali.
L'onda d'urto ha avuto un
effetto micidiale sull'insieme del discorso strategico socialista; ad andare in
pezzi sono stati soprattutto due pilastri: la concezione del lavoro come
dimensione collettiva, la concezione dello Stato/nazione come luogo storico e
strumento principe delle politiche di redistribuzione e di cittadinanza.
Strategicamente,
l'individualizzazione del lavoro, configura un processo di
destrutturazione dello spazio sociale,
l'esaurimento-svuotamento dello Stato-nazione, nel vortice della
globalizzazione, configura una destrutturazione dello spazio politico. Ma
l'effetto combinato della destrutturazione dei due pilastri sconvolge il
triangolo dello Stato/nazione - democrazia politica - cittadinanza sociale -
che ha rappresentato lo spazio politico, l'arena all'interno della quale, in un
lungo scontro-confronto, si è costruito l'edificio moderno dei diritti sociali,
"stecche del corsetto" della cittadinanza democratica.
Destrutturazione dello spazio sociale.
Quali sono le nuove faglie
sociali, intrinseche al nuovo modo di produrre? Chiederselo è imprescindibile,
coglierne le linee di tendenza sono essenziali - perché solo in questo modo è
possibile fare i conti con l'affermarsi del nuovo paradigma.
Ragionare sulle cause profonde
di tale crisi mi sembra prioritario. All'inizio, l'analisi va posta sulle nuove
faglie sociali, intrinseche al nuovo modo di produrre.
Riconcettualizzare la "frattura sociale", coglierne le nuove
caratteristiche, diventa determinante, per fare i conti con le ragioni della
crisi e per delineare i termini e i terreni di una possibile controffensiva,
che per essere tale deve riguardare la riorganizzazione del discorso su
entrambi i pilastri; non solo il pilastro dello spazio sociale, ma anche il
pilastro dello spazio politico, proprio perché l'ultimo ha svolto e svolge,
nello stesso tempo, la funzione d'ambito e di garanzia del primo.
Nel suo grande affresco sul
capitalismo informazionale - la sistemazione forse più profonda sulla terza
marca di capitalismo, dopo quello del laissez-faire, dopo quello keynesiano - Manuel
Castells evidenzia, come all'interno del nuovo modo di produrre, emergano due
grandi faglie sociali, fenomeni confermati anche da tante analisi di caso:
la prima riferita al lavoro, la seconda alla condizione sociale.
a) Il lavoro sta vivendo
una profondissima metamorfosi: un primo aspetto riguarda il processo d’individualizzazione,
aspetto su cui si è concentrata particolarmente l'attenzione, cioè il passaggio
dal lavoro-posto al lavoro-percorso; ma c'è anche un secondo aspetto, ancor più
importante, la tendenza crescente alla sua interna polarizzazione: da una parte
cioè una specie di riartigianalizzazione del lavoro, dall'altra un lavoro
generico, dequalificato.
Inoltre, il lavoro non solo s’individualizza
e si polarizza ma subisce un'ulteriore trasformazione: perde parte della sua
potenza e della sua capacità d’integrazione sociale; in termini
politico-sociali le implicazioni sono formidabili proprio perché, nel lavoro e
con il lavoro, si è realizzata la grande opera di integrazione sociale dell'era
moderna.
A ben vedere, la metamorfosi
del lavoro porta anche a una crisi progressiva, a uno svuotamento, della stessa
categorializzazione del lavoro affermatasi fin dal sorgere della rivoluzione
industriale: i tessili, i chimici, i metalmeccanici ecc.; ma tale
categorializzazione, pur di natura essenzialmente merceologica, ha funzionato,
per dirla con Max Weber, anche come idealtipo: essere cioè allo
stesso tempo identità e arma formidabile nella lotta sociale delle
classi lavoratrici.
Tale questione ha un’enorme
portata, proprio perché sul nesso categoria/camera del lavoro si è costituito
il Sindacato confederale, la forma più politica di sindacato, e di cui la
categoria rappresenta il muro portante dell’intera costruzione.
Il nesso categoria/camera del lavoro ha
simbolicamente rappresentato il tentativo di impedire che il lavoro si
riducesse primitivamente a semplice forza-lavoro.
Ma se ricategorializzare il
lavoro diventa sempre più necessario, di fronte al progressivo svuotamento di
significato della antica categorializzazione
merceologica, ricategorializzare il lavoro significa anche smontare e
rimontare la forma di organizzazione che le lotte del lavoro hanno costruito e
sedimentato in decenni e decenni di lotta sociale.
Ma non c’è alternativa: oggi un
uomo al computer è un uomo al computer in tutte le postazioni di lavoro.
Il nuovo modo di produrre
permette, infatti, contemporaneamente sia l'integrazione del processo
lavorativo, sia la destrutturazione della forza-lavoro; e, conseguentemente,
della sua potenza di integrazione.
Le tecnologie informatiche ed
elettroniche - una volta si sarebbe detto l'uso capitalistico delle macchine -
rendono possibile la disintegrazione e la dispersione delle antiche comunità di
lavoro. Delocalizzazioni e ristrutturazioni diffondono insicurezza.
L'obsolescenza rapida dei saperi e dei mestieri genera erosione biografica (Richard
Sennet).
Ma le tecnologie informatiche rendono
possibile anche il processo inverso:innescare cioè un processo di recupero
di autonomia del lavoro: passare dalla mano d’opera al cervello d’opera. Come
imboccare e percorrere tale via? Questo è il tema fondamentale su cui ricostruire
sia la futura confederalità del sindacato, sia il futuro di una forza politica neosocialista.
b) La seconda faglia si
configura come un ritorno della vulnerabilità,
inedita e su larga scala, cioè l'emergere e l'estendersi del fenomeno definito
esclusione sociale.
In termini di struttura
sociale, tempo fa si parlava della società dei due terzi.
Una società industriale che
vedeva la gran parte dei suoi membri integrata verso l'alto, che si lasciava
dietro però una fascia residuale di povertà, fascia non ancora pienamente
coinvolta nel processo di sviluppo ,questione che, affrontata però con
politiche opportune, sostanzialmente redistributive, lasciava intravedere la
possibilità di un qualche riassorbimento.
Oggi invece alcuni parlano di
società dei quattro quinti: un nucleo ristretto, collocato molto in alto in
termine di occupazione e di reddito, circondato da una grande area di
precarietà e di vulnerabilità che naviga faticosamente tra lavoro precario,
occupazione intermittente, disoccupazione. Thomas Piketty) Altri ancora
di società dei tre terzi, un terzo di privilegiati, un terzo di deboli, un
terzo di precari.
Tutte le interpretazioni
puntano comunque a evidenziare che la marginalità non indica tanto un'area
periferica in via di più o meno lento assorbimento, quanto il prodotto della destabilizzazione
degli stabili, per dirla con Robert Castel, l'effetto cioè dell'onda
della crisi che parte dal centro della società, in particolare del lavoro
salariato e confina al margine una
parte sempre più consistente di popolo.
Il senso del mutamento sociale
in corso configura una nuova questione sociale, i cui elementi fondamentale
possono così riassumersi: drastica riduzione della mobilità sociale verso
l'alto, destabilizzazione degli stabili, polarizzazione del lavoro, perdita del
potere di integrazione del lavoro.
Il tema della povertà e della
diseguaglianza, tema eminentemente economico e che rimanda a politiche
distributive, si mescola e viene progressivamente sovrastato dal tema della
esclusione sociale, tema eminentemente relazionale, che rinvia a sua volta alla
questione ben più complessa del legame sociale, della sua rottura e della sua
ricostruzione.
Si tratta di fare i conti con i caratteri nuovi sia della
configurazione del lavoro, sia della configurazione sociale e, tutto ciò, in un
contesto in cui le grandi migrazioni e l'insicurezza spingono alla
etnicizzazione e alla corporativizzazione del conflitto sociale: significa
sinteticamente una profonda reinvenzione strategica ed organizzativa del campo
di forze della sinistra politica e sociale - in sintesi della
costruzione/ricostruzione di un nuovo assetto strategico,( analogo a quello dei
movimenti socialisti delle origini), del
Partito. Sindacato, della
Cooperazione, dei Movimenti Consumeristici.
Senza Partito la stessa autonomia del sociale finisce per
essere episodica ed esaurirsi in se stessa.
Destrutturazione dello
spazio politico
Sostiene Jurgen Habermas che la questione oggi più
importante è quella di sapere se la forza del capitalismo planetario - forza
esplosiva in senso produttivo, sociale, culturale - possa essere ricondotta
sotto controllo sul piano sopranazionale e globale, ossia al di là dei confini
nazionali.
Tale possibilità
decide nella sostanza del rapporto tra politica e mercato: se la politica
riguadagna terreno rispetto agli automatismi del mercato oppure se continua a
svolgere solo una funzione ancillare; allenare i propri cittadini alla
concorrenza, trasformare i cittadini in impresari del proprio capitale umano -
alla Tony Blair - adeguarsi semplicemente a una visione etica del mondo
che è tipica del neoliberalismo; se, in definitiva, il capitalismo globalizzato
possa essere addomesticato o semplicemente smorzato.
La costruzione di Entità Statuali Continentali diventa
il banco di prova ed insieme la condizione per innalzare a un livello superiore
la potenza della politica.
Il triangolo
stato/nazione - democrazia politica - cittadinanza ha rappresentato lo spazio,
all'interno del quale, attraverso un lungo processo di lotte politiche e
sociali, il movimento operaio e socialista è riuscito ad addomesticare gli
spiriti animali delle due precedenti forme di capitalismo.
l'esaurimento dello
stato/nazione mette la sinistra di fronte ad un bivio: disarmo dello stato
sociale o riarmo dello stato/nazione; accettare un' erosione degli standard
pubblici di solidarietà sociale, oppure delineare un balzo in avanti; pensarsi
e proporsi cioè come la forza propulsiva del nuovo Stato federale europeo,
sia per garantire la difesa e l'avanzamento della strategia della cittadinanza
democratica, sia per costruire una prospettiva di governo del processo di
globalizzazione.
In un saggio recente, Massimo
D'Alema sostiene che «un forte potere democratico sopranazionale non è mai
stato assunto come carattere distintivo dai partiti socialisti europei»; la radice di tale orientamento sta probabilmente nell'errore di aver
concepito la globalizzazione come interdipendenza invece che come rottura di
confini, come sconfinamento.come sostiene (Carlo Galli).
Errore che, se è stato fatale a
Mikhail Gorbaciov, non è stato certamente irrilevante per i partiti socialisti
europei, quando, al governo in tredici Stati su quindici, non hanno colto
l'occasione straordinaria per chiudere la partita dello stato federale europeo.
La globalizzazione, dal punto
di vista sociale, si è rivelata come polarizzazione spaziale, come polarità tra
locale e globale.
Per riportare sotto controllo
la potenza del capitalismo planetario, forma più indurita nei suoi scopi, ma incomparabilmente
più flessibile nei suoi mezzi delle forme precedenti di capitalismo, è
indispensabile riordinare lo spazio politico, ridefinire i confini.
Mentre, appunto, la
globalizzazione sembra dispiegarsi attraverso una doppia dinamica (mondializzazione
dei mercati - riterritorializzazione degli interessi) una politica socialista
dovrebbe, all'inverso, separarsi e
uscire dalla cattiva polarità locale-globale.
Se, infatti, lo Stato-nazione,
strategicamente, risulta una trincea abbandonata, la polarità locale/globale
configura una doppia negatività: una dimensione locale sostanzialmente
ininfluente, o peggio ancora, uno scivolamento verso le piccole patrie, e una
dimensione globale sostanzialmente inafferrabile.
Il cosmopolitismo borghese non è la stessa
cosa dell’internazionalismo proletario, per usare una antica formula.
Solo un Partito socialista della globalizzazione può proporsi di determinare una nuova spazialità come
arena della contesa tra mercato e politica: assumere lo stato federale europeo
come suo nuovo spazio politico, può, a un tempo, ridare allo spazio
territoriale la funzione di pietra angolare progressiva, e allo spazio europeo
la potenza necessaria per un controllo multipolare del processo di
globalizzazione.
Inoltre, se la struttura
sociale post-fordista presenta molte analogie - scontando ovviamente il balzo
in avanti simbolizzato dall’avvento della Rete - con la struttura sociale
pre-fordista,la configurazione sociale complessiva sembra sempre più assumere
le caratteristiche della Moltitudine, per usare una categoria cara a Toni
Negri.
Sorge quindi spontanea la
domanda: Come ci si organizza nella
Moltitudine? Tutte le grandi città, Napoli docet,oggi sono interpretabili solo
introducendo tale categoria.
Se si sta al tema,
straordinaria importanza viene ad assumere quelli che con un neologismo possono
chiamare Condensatori sociali, cioè organismi cooperativi
(autoorganizzazione, volontariato, consumerismo, cooperazione ecc.), che sono a
un tempo argine versus l'atomizzazione sociale e produttori di socialità
collettiva.
Organismi che nella Rete
possono acquistare una diffusione e una potenza assolutamente inedita.
Di straordinario interesse, l’analisi
che è proposta da Paul Mason nella sua opera sul Postcapitalismo,
insieme con quella di Mariana Mazzucato sullo Stato innovatore.
La nuova rilevanza strategica
dei Condensatori sociali è esaltata dal fatto che, mentre l'impresa La
nuova rilevanza strategica dei Condensatori sociali è esaltata dal fatto
che, mentre l'impresa fordista contribuiva a costruire essa stessa,
concentrando il lavoro, la forza del suo interlocutore, l'impresa a rete,
disperdendo il lavoro, lo rende più debole e vulnerabile e ciò, oggettivamente,
modifica tutti i rapporti di forza sociali e politici nella città.
Per riformulare una strategia
neosocialista, concentrare l'analisi sui Condensatori sociali - vecchi e
nuovi - sulla loro missione e sulla loro forma, diventa oltre modo dirimente
per due ragioni: se una delle faglie è rappresentata dall'esclusione sociale,
cioè da un fenomeno essenzialmente relazionale, la risposta non può consistere
in misure sostanzialmente redistributive com’è avvenuto verso la povertà, ma
deve spostarsi sulla ricostruzione delle cosiddette reti primarie di
solidarietà; reti primarie che il Welfare classico, nel suo percorso, ha
sostanzialmente relegato ai margini (lo statalismo ha marciato di pari passo
con l'individualismo - direbbe Émile Durkheim).
Ma se il cuore della questione
sta nella ricostruzione-costruzione delle reti primarie di solidarietà, ciò
significa anzitutto militanza sociale e culturale, più ancora che militanza
politica in senso stretto. Probabilmente ha ragione Alain De Benoist -
in questo sta forse il suo gramscismo - quando sostiene che se il secolo
passato è stato il secolo della militanza politica, il prossimo secolo sarà
soprattutto il secolo della militanza culturale e della militanza sociale. Ma
ciò non può non avere un effetto profondo sulla forma-partito, sul modello
stesso di Partito.
L'etero-direzione del mercato,
la riattualizzazione continua della cittadinanza sociale e democratica
rappresentano sempre il cuore della questione che un partito socialista europeo
ha davanti, nella ridefìnizione del suo profilo e del suo ruolo.
L'esito di tale impresa
dipenderà in definitiva, dalla capacità di riordinare il suo intero campo di
forze, attingendo alle stesse esperienze sociali che sempre la realtà
incessantemente produce ma selezionandole e connettendole e riconnettendole in
un discorso unitario.
Le idee, contrariamente a
quello che comunemente si crede, sono l’elemento più abbondante in circolazione
nel mondo: sono rare invece le organizzazioni che scelgono e connettono.
Reinventare strategia e
organizzazione alla misura della nuova marca di capitalismo e delle nuove
faglie sociali rappresenta per tutti gli insiemi che costituiscono la Sinistra
l'occasione per misurare le proprie forze e per sfuggire a un destino da replicanti.
Condensatori sociali vecchi e nuovi
vanno pensati o riformati alla luce delle nuove faglie. L'invenzione di nuovi
istituti (Carta del lavoro all’ Alain Supiot, ecc.), la trasformazione e la
riorganizzazione delle Istituzioni storiche (Sindacato confederale,
Cooperazione, ecc.), l'investimento in quella che Lesther Salomon chiama
rivoluzione associativa (terzo settore, economia sociale, ecc.), lo sviluppo di
un altro potenzialmente grande attore sociale come il movimento dei
consumatori, lo sviluppo di grandi reti cooperative e comunitarie rappresentano
elementi essenziali nella riformulazione del discorso strategico socialista.
Un partito socialista europeo
cui pensare - europeo perché l'Europa è
la patria della politica - deve proporsi come centro motore di tale
innovazione.
Il martello nell’iconografia della concezione originaria
marx-lassalliana del partito di massa rappresentava il simbolo della
innovazione, cioè di un concentrato di capacità e di volontà collettiva.
Innovazione sociale e, insieme,
innovazione politica: non si dà l'altra senza l'una.
Solo diventando centro motore,
cioè solo alla condizione di produrre l'innovazione necessaria è possibile
porsi al centro di una costellazione di forme antiche e nuove di partecipazione
e cooperazione sociale e reggere la sfida con la nuova marca di capitalismo.
Specie nel momento in cui il
capitalismo attuale attraversa la più grande crisi della sua storia, crisi che
scuote dalle fondamenta i modelli produttivi e i modelli di consumo e che
proietta come avvenire una stagnazione secolare.
Modello di Partito.
Un Partito per diventare
grande, deve nascere grande proprio per
poterlo poi diventare.
Ma per diventare grande, il
tema del Modello di Partito, della sua Organizzazione, diventa imprescindibile.
Pena il ridursi a profeti disarmati.
Il tema merita uno scritto a se, data la pressoché
generale sottovalutazione, se non
diffidenza, che la questione della Organizzazione si porta ormai dietro. Qui il
tema è necessario richiamarlo almeno per sommi capi.
L’Organizzazione, in generale,
rappresenta la metafora della lunga durata e dell’impresa collettiva.
In un mio scritto di qualche
tempo fa, mi è venuta in soccorso una figura mitologica, il pipistrello, inventata dal favoliere francese La Fontaine.
Il pipistrello, animale
sofisticatissimo e per di più-nella visione immaginifica di Lafontaine- metà roditore ,metà uccello. Roditore, aderente a tutte le pieghe della realtà’, Uccello,
in grado di interpretarla e indicare la via del superamento. La via della
trasformazione sociale.
Se il mondo fosse come
appare-diceva Hegel-non ci sarebbe bisogno della teoria.
In una società liquida, solo una figura cosi
ancipite può reggere la doppia pressione/tensione dell’identità, delle radici del
passato e della dittatura del presente , dell’essere e del divenire.
Ogni forma di Organizzazione
rimanda, in ultima analisi, a due fattori di fondo: la struttura sociale e la
tecnologia dominante. E alla loro corrispondenza biunivoca.
La rivoluzione fordista ha” prodotto” in
definitiva le condizioni del Sindacato di classe e del Partito di massa.
Americanismo e Fordismo di A.
Gramsci rappresenta in tal senso un
testo formidabile di riferimento.
Quale forma di Organizzazione sta” producendo” la rivoluzione
informatica?
La rivoluzione informatica sta
producendo-dando un rilievo particolare alla figura del Consumatore- il
movimento consumerista. Inoltre, data la
sua pervasivita’ totalizzante sta mettendo in una crisi/trasformazione drammatica
ed irreversibile tutte le forme di organizzazione prodotte dalla precedente
rivoluzione fordista, il loro modo di vivere e di operare: in primis Partito e
Sindacato.
Il modello di Partito e di Sindacato che ha
trovato la sua piena maturità negli anni settanta, và ripensato dalle
fondamenta, portando in salvo due suoi
aspetti basilari :il sistema di valori ,la sacra triade del 1789, -liberte Egalitè fraternitè- ,e la modalità di
adesione, cioè l’iscrizione, primo passo del militante.
L’innovazione è sempre la risultante del massimo della tradizione e del
massimo della modernità.
Un antico maestro insegnava che due questioni
sono preminenti per lo sviluppo di una qualsiasi Organizzazione: il reperimento delle risorse, l’attività
di formazione.
Con la fine del sostegno pubblico del Partito
(ex malo,bonus),le risorse devono essere
autoprodotte dalla Organizzazione: questo fatto significa ,-se ben compreso –il
ritorno del ruolo e del peso del militante e dell’iscritto nella vita della
Organizzazione. Partito quindi come soggetto collettivo.
Militante e iscritto che con
una semplice indicazione alla propria banca, autorizza, come oggi comunemente
si fa per tante questioni ,rateizzandolo e percentualizzandolo, il proprio
contributo , garantendo inoltre per questa via un flusso regolare di risorse
alla Organizzazione, condizione di base per la programmazione di ogni attività
La formazione rappresenta la
proiezione di se, nel futuro prossimo venturo, di ogni Organizzazione.
Niente formazione ,niente
futuro.
Nel vortice della rivoluzione informatica,
l’attività formativa assume un ruolo assolutamente strategico: la connessione
tra tanti saperi, tra tanti specialismi, tra tanti linguaggi, tanti luoghi di
produzione di ricerca, può essere perseguito proprio attraverso momenti, organizzati e pianificati di
formazione.
Il tempo dell’algoritmo non può essere saltato,
pena l’irrilevanza prima e la scomparsa poi. Tale tempo va afferrato. E posseduto.
La dittatura del presente, che
può diventare facilmente il tempo dell’occasionalità, può essere contrastata,
solo organizzando luoghi che sono in grado di connettere passato e futuro.
La nuova potenza di calcolo, sprigionata dalla
rivoluzione informatica, va messa al servizio dell’antico progetto.
La rivoluzione informatica permette di
organizzare un nuovo e più favorevole rapporto tra il momento verticale e il
momento orizzontale, tra democrazia diretta e democrazia delegata, in
definitiva ,per dirla sempre con A.Gramsci, tra governanti, soggetto della
politica, e governati, oggetto della politica. E’ una grande occasione e sfida.
Tra Apocalittici e Integrati, Prometeo,
può ritornare a essere il Santo protettore della Sinistra.
Luigi Agostini
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