14 marzo 2018

Dai giornali di oggi 14 marzo



M5S e Lega dicono no a un governo di unità nazionale (Messaggero, Repubblica e tutti). Di Maio: “No a un governo istituzionale, di scopo o di tutti”, nessun timore per un ritorno alle urne “se le forze politiche non hanno compreso il segnale”. Oggi il leader dei 5S sarà a Milano per incontrare Rete Imprese Italia: “Sfido chiunque a dire che il nostro programma sia estremista. E’ un programma incentrato su dialogo e sul non lasciare l’Italia nel caos”. Ma nonostante le aperture al Movimento “non bussa nessuno” (Repubblica). Unici ponti aperti con la Lega: per Repubblica la costruzione dell’intesa sui vertici delle Camere è diventata il laboratorio di un possibile esecutivo. Anche Salvini ieri è tornato a bocciare ogni tentazione di un governo istituzionale o di accordi col Pd, dicendosi pronto a tornare al voto: “Mai nella vita governerò con renzi, Gentiloni e con quelli che hanno distrutto il Paese”. Al resto lavorano ormai stabilmente due delegazioni e dopo l’accordo su Camera e Senato (Toninelli al Senato, Giorgetti alla Camera, per Repubblica, Carelli e Fraccaro per Corriere) potrebbe arrivare anche un intesa per una nuova legge elettorale.
Su Fatto e Repubblica l’ira di Berlusconi per l’asse Lega-Grillo: “I patti non erano questi – il retroscena di Repubblica sullo sfogo di Berlusconi al vertice con Salvini e Meloni – fate un governo con i grillini e noi passiamo all’opposizione e denunciamo il vostro tradimento degli elettori”. Berlusconi irritato con Salvini anche per le posizioni anti-euro esibite in mattinata a Strasburgo. La paura è che con lo strappo di Salvini e la saldatura di un’alleanza di governo con Di Maio scatti la fuga da Forza Italia.
Ma il vertice del centrodestra si chiude con il mandato a Salvini per trattare sulla presidenza delle Camere (Stampa, Corriere): già domani i contatti con Martina e Di Maio. “Berlusconi non ha espresso un no pregiudiziale verso il M5S”, dice Salvini, e la coalizione andrà insieme unita al Quirinale. Ma Berlusconi e Meloni chiedono chiarezza a Salvini: “O fai il capo della Lega o della coalizione”. Poi la proposta di fare lui il presidente del Senato, ma Salvini ha declinato: “Rimango candidato premier” (Corriere).
Sul Corriere parla Franceschini: “Tutti insieme per le riforme: legge elettorale e una sola Camera. Servirà un governo. Poi si voterà, con premio di maggioranza o proporzionale”. “Rovesciamo il punto di partenza, non quale governo fare ma qual è l’obiettivo di questa legislatura – dice Franceschini – la maggioranza non ce l’ha nessuno, i poli sempre tre restano, è il momento di scrivere le regole tutti insieme. Le riforme a maggioranza non funzionano”. Franceschini propone “monocameralismo e legge elettorale per dare stabilità al Paese. Mi rivolgo a Di Maio, Salvini, Berlusconi,Martina e al Pd: da una situazione che pare perduta può nascere un meccanismo virtuoso. Il governo diventa figlio di questo schema, per accompagnare il processo. Vediamo i sì e i no a una legislatura costituente. Approvata una riforma costituzionale e nuova legge elettorale si può tornare a votare”. Tornare subito al voto “non risolverebbe nulla, neanche per loro, l’impasse resterebbe”. Quanto al Pd “Martina è la persona giusta, per il nuovo segretario vedremo la soluzione che spacca meno. Veniamo da una stagione di strappi e rotture: abbiamo bisogno di molta pazienza e molte ricuciture”. 
Sul Tempo parla il vicesegretario della Lega Lorenzo Fontana: “Mi fido poco del governo di tutti, e poi non è nel nostro dna fare larghe intese”. Idem sull’intesa con il M5S: “Tutto si decide tra identità e globalizzazione. I 5 Stelle che futuro vogliono? Un’intesa la vedo difficile”. Quanto al governo “mi auguro che sia di centrodestra: presentiamoci con un programma e poi vediamo se è possibile trovare dei singoli all’interno del Parlamento che ci sostengano. Se non troveremo nessuno vedremo se ci riusciranno altri.Altrimenti si ritorna a votare”.
Dal Pd ok al governo di scopo (Messaggero): la chiusura verso Di Maio resta, ma c’è un’apertura all’ipotesi di un governo di scopo sotto l’egida di Mattarella. Delrio: “Valuteremo. Il presidente ha semre la nostra attenzione e la nostra collaborazione, noi siamo disponibili ad ascoltare diversamente da Lega e M5S”. Intanto Martina si dimette da ministro dell’Agricoltura per fare solo il reggente: “Ascolteremo il Colle”. Capigruppo la prima grana, e Orlando lo incalza: se sbaglia su quelli ha già fallito. Ma quando ha parlato lui alla direzione del Pd erano tutti a guardare lo smartphone (Repubblica e altri).

Dati Istat occupazione

Su tutti i giornali i dati Istat sull’occupazione: il lavoro torna al Nord, non al Sud (Sole). Le assunzioni sono ripartite ma a vincere è il lavoro precario (Repubblica). Disoccupazione in calo all’11,2%, occupazione in risalita al 58% ma mentre nel centro nord ha raggiunto i livelli pre crisi (66,7% al Nord, 62,8% al Centro) nel Sud resta inchiodata al 44%. L’aumento degli occupati ha riguardato quasi esclusivamente lavoratori a tempo determinato (+13,2%) mentre l’indeterminato fa registrare solo un +0,3%. Unico boom, il lavoro a somministrazione, +25,2% su base annua (Fatto). 2,85 milioni i disoccupati, 2,6 milioni i lavoratori a tempo parziale involontario, 2,9 milioni le persone che cercano lavoro fanno in tutto 8 milioni di persone in condizione di disagio o di privazione lavorativa. Segnano il passo anche le retribuzione lorde, cresciute solo dello 0,1%.
Ma i giovani esclusi e sottopagati sono la vera “bomba sociale” (Avvenire, MF, Messaggero, QN e altri): per i millennials un futuro da poveri. Il rapporto Censis per Confcooperative prefigura per i giovani precari di oggi pensioni più basse del 15% di quelle dei padri. A un ex dipendente con carriera contributiva che usciva dal lavoro nel 2010 a 65 anni andava una pensione pari all’84,3% dell’ultima retribuzione. Ad un giovane che ha iniziato a lavorare nel 2012 a 29 anni la fine rapporto sarà nel 2050 con una pensione del 69,7% rispetto allo stipendio. Ed è l’ipotesi migliore. Per neet (3 milioni) e working poor e occupati in “lavori gabbia” (2,7 milioni) si parla di vero e proprio rischio povertà. .
[14/3, 08:12] Michele Cardulli: Sul Lazio
Zingaretti incontra la sua maggioranza, aperture ai 5 stelle su assetti d'aula, la vicepresidenza della Regione resta contesa fra Leu e Lista civica (su tutti)
Ps: sul messaggero:  "Latino da sotto i baffetti dalemiani

Nessun commento:

Posta un commento