13 marzo 2018
Dai giornali di oggi 13 marzo
“Niente egoismi, serve responsabilità”: monito di Mattarella incontrando i giovani “alfieri” della Repubblica (Messaggero p.9). Un richiamo non legato alle vicende politiche, precisa il Colle.
Pd, Martina reggente ricompatta il partito: armistizio e no al M5S (Repubblica p.2). Via libera, con 7 astenuti, al documento con il quale i dem si schierano all'opposizione (su tutti). Ma arriva il segnale al Colle (Corriere in prima e p.2): “Garantito l'apporto a Mattarella nell'interesse generale”. Per il Messaggero (p.2) si fa strada l'idea di un esecutivo di scopo del presidente. Renzi: “lascio ma non mollo” (su tutti). E alle sue truppe parlamentari dice: “Noi siamo l'ago della bilancia”. L'ex segretario rivendica di aver “messo in sicurezza il Pd” da coloro che volevano l'accordo con il M5S (su tutti) e si toglie i primi sassolini: “Gentiloni è stato il primo a schierarsi di là. Franceschini pronto a tutto per la Camera” (Messaggero). Per il Fatto (p.2) il Pd saluta il rottamatore, ma la linea rimane la sua. E l'ultima carta di Renzi è l'appoggio ad un “governo di tutti”: possibili aperture dopo i flop di Salvini e Di Maio (Stampa p.5). Ma non sarà il Pd a fare la prima mossa, avverte Renzi (Messaggero). Cuperlo, intervistato dalla Stampa (p.4): “Renzismo sconfitto, non chiedo epurazioni ma serve una svolta. Governo? Ci siamo fatti carico della necessità per 5 anni. Ora, il voto è stato inequivocabile. Con la destra non si può governare”.
M5S, Di Maio, dopo lo stop del Pd, lavora al piano B: governo senza politici, l'ipotesi è l'appoggio esterno ad un esecutivo istituzionale e voto anticipato (Stampa in prima e p.6). Per Repubblica (p.7) cresce l'ira del leader grillino dopo il no del Pd, il M5S ora sarebbe tentato da nuove elezioni: “Se ci impediranno di andare al governo, sarà chiaro a tutti che sono degli irresponsabili. Se torniamo al voto sarà vittoria piena” (Repubblica p.7). Per la Stampa (p.6) c'è in piedi anche l'ipotesi di un “governo della Consulta” con tutti i partiti dentro, guidati da un giurista. I possibili nomi sul tavolo sono quelli di Tesauro, Cassese e Silvestri.
Intanto, vicino l'accordo M5S-Lega per i presidenti delle Camere: Toninelli al Senato e Giorgetti alla Camera (su tutti). Ma Berlusconi rivendica la presidenza di Palazzo Madama, proponendo il nome di Romani: “Abbiamo più senatori della Lega” (Repubblica p.6).
Centrodestra, oggi il vertice tra i tre leader (Corriere p.8 e tutti). Fi apre al Pd, ma è scontro Salvini-Berlusconi (Stampa p.8). Il segretario del Carroccio chiude: “No ai dem al governo. Non uso i miei voti per rimettere in sella Renzi” (Giornale p.8). E aggiunge: “Governo della Lega o niente” (Messaggero p.7). Per Libero (in prima e p.3) Salvini sarebbe tentato dalla possibilità di mangiarsi Fi: sa che se si tornasse alle urne, la Lega schiaccerebbe Fi. Per questo rifiuta ogni intesa e attende. “Salvini deve fare il premier per poter far quelle cose che ha in mente e per cui è stato votato - dice il neo governatore lombardo Fontana al Foglio (p.1) -. Serve un via libera da qualcuno che sta fuori? E' vero, l'importante è che non vengano fuori governi di tipo tecnico. Lui chiederà la fiducia su cose da fare. Se c'è, bene, se no sarà lui a tirare le somme”.
Aggiungo, solo per oggi, qualche nota sull'economia, sui giornali ci sono molti spunti
Tregua sui conti, la Ue aspetta il governo (Messaggero): Padoan incontra il commissario Dombrovskis e suggella una tregua sul calendario dei conti pubblici italiani. “Da parte della Commissione ci sono tutti gli estremi per facilitare la transizione”. In pratica Bruxelles aspetterà l’arrivo di un nuovo governo prima di dare un giudizio definitivo sugli impegni di bilancio, giudizio atteso per inizio maggio. Quanto all’Italia, dovrà inviare il Def con i target calibrati sugli impegni per il 2019 e 2020 entro fine aprile. Def, dice Padoan, che vede il governo uscente impegnato sul solo “quadro tendenziale”, senza impegni per il futuro “che il governo attuale non può assumere: poi il documento sarà presentato in Parlamento e ci sarà un dibattito”. Dai 5 Stelle frenata sul reddito di cittadinanza: impossibile inserirlo nel Def, per ora si utilizzi il reddito di inclusione. Per il Messaggero si allontana la “manovrina” correttiva da 3,5 mld ma resta il tema di disinnescare gli aumenti di Iva e accise (12,4 mld nel 2019, 19,1mld nel 2020). Confesercenti e Confcommercio in allarme. “Fate presto, aumenta l’Iva”, il titolo di apertura del Giornale. Confesercenti stima in 23 mld la perdita indotta dallo scatto dell’imposta. Scordamaglia (Federalimentare) paventa la possibilità che tra Roma e Bruxelles alla fine nessuno blocchi gli aumenti. La stessa scelta di Padoan di non assumere impegni nel Def per il Giornale equivale a determinare la stangata.
Bankitalia suona l’allarme: i redditi sono in crescita ma aumentano anche il rischio di povertà e la disuguaglianza (Messaggero). Un italiano su 4 sotto gli 830 euro (Corriere). L’indagine biennale sui bilanci delle famiglie mostra segni di miglioramento, specie per quel che riguarda il reddito medio (+3,5%, a quota 18.600 euro); aumentano anche le famiglie che sono riuscite a risparmiare parte del reddito (dal 27 al33%). Ma i miglioramenti non sono stati uniformi, essendo cresciuti sia la disuguaglianza (dal 22al 35%) sia il rischio di povertà (il 23%). In calo anche la ricchezza patrimoniale (da 218 a 206 mila euro) per effetto del calo del valore degli immobili.
Sud, incentivi in stand by (Sole). Il passaggio tra un governo all’alto rallenta la macchina amministrativa. Congelati atti e decreti attuativi che nel triennio valgono circa 850 milioni di agevolazioni alle imprese. Di queste, oltre un terzo riguarda misure per il rilancio dell’economia del Mezzogiorno, dalle “zes” al Fondo imprese Sud. Per le “zes” ma ancora il decreto che metta nero su bianco le proposte che devono avanzare le Regioni (si parla di Gioia Tauro e Napoli-Salerno). Ancora più indietro l’iter del Fondo per le pmi meridionali: non è stata ancora firmata la convezione tra presidenza del Consiglio e Invitalia.
Al palo anche la spesa per le infrastrutture: gli ultimi due governi hanno stanziato 83 miliardi per i prossimi 10-16 anni. Le risorse ci sono ma cala la capacità di spenderle (Sole).
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