Pietro Grasso
A dieci giorni dal risultato delle elezioni politiche il ceto politico, soprattutto quello di sinistra, sembra avere poche idee ma confuse. La direzione del Pd, dai toni molto pacati, potrebbe nascondere un fermento destinato ad esplodere in breve tempo. Che fine farà l’apertura di Nicola Zingaretti alla costruzione di un soggetto di centrosinistra che includa anche LeU senza cui non avrebbe riconfermato la sua presidenza in Regione Lazio? Orlando scioglierà veramente la sua minuscola corrente? Emiliano che, con la sua nebulosa area, si è astenuto sul voto alla relazione di Martina - motivando questa scelta come un’azione di incoraggiamento al segretario reggente - crede ancora di poter avere rilevanza nella discussione politica interna ed esterna al partito?
La posizione più lucida, benché tardiva, è quella di un renziano della prima ora - tenuto fuori negli anni di Palazzo Chigi e dalla direzione - Matteo Richetti. “La responsabilità è di tutti, ma le ragioni della sconfitta sono molteplici, non ultima l’atteggiamento del gruppo dirigente, a partire dal segretario”. Una velata capacità di fare autocritica in netta antitesi con Matteo Renzi che subito dopo il voto ha di fatto lasciato intendere che a sbagliare fossero stati i cittadini italiani.
Poiché i voti persi dal Partito Democratico sono chiaramente rintracciabili nel bacino elettorale del Movimento 5 Stelle, forse l’autocritica dovrebbe essere un esercizio quasi spirituale anche nel movimento guidato da Pietro Grasso che, evidentemente, non ha saputo intercettare ed interpretare il sentimento dei delusi dalle politiche del centrosinistra. Eppure, dopo la fugace conferenza stampa di lunedì 5 marzo, tutto tace.
Ma i militanti? Cosa si aspettano gli unici veri eroi della campagna elettorale di Liberi e Uguali che con passione hanno confermato il proprio attaccamento ad un progetto che si è rivelato fallimentare? Molti, dopo il risultato delle elezioni regionali del Lazio dal quale hanno preso una boccata di ossigeno, non intendono per alcun motivo impegnarsi nella costruzione di un partito di rappresentanza, come invece auspicano i pochi superstiti al naufragio della sinistra. Altri, considerando fallita l’idea del centrosinistra, rigettano qualsiasi possibilità di dialogo con il PD. Altri ancora coltivano la speranza di poter vedere sorgere quel “sol dell’avvenir” attraverso la rinascita di una sinistra tradizionale. Sinceramente democratici, sinceramente radicali, sinceramente nostalgici.
Roberto Speranza ha riunito il coordinamento politico di Articolo1-mdp, Pippo Civati gli stati generali di Possibile e Nicola Fratoianni ha presentato le sue dimissioni, regolarmente respinte, alla direzione nazionale di Sinistra Italiana. Sinceramente democratici? Sinceramente radicali? Sinceramente nostalgici? Ognuno pensa di essere sintonizzato con la propria base, ma dopo il “fallimento senza diritto di replica”, come lo ha definito Peppino Caldarola, è il caso di dire che c’è troppa calma sotto il cielo della sinistra, quindi va tutto male.
Maura Pisciarelli
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