20 marzo 2018

Dai giornali di oggi 20 marzo



Ipotesi Salvini-Di Maio per le Camere, con il Senato alla Lega e la Camera al M5S: per il Sole questo è lo scenario che ha preso quota nelle ultime ore, e se così fosse sarebbe la conferma che il tavolo sulle presidenze e quello del governo sono ormai le facce della stessa medaglia. Il Corriere prospetta invece un’altra ipotesi: Montecitorio alla Lega per l’intera coalizione, Senato al M5S e “mani libere” sul governo. Di Maio punterebbe su una donna, Salvini potrebbe giocarsi i nomi di Giorgetti e Fedriga. Repubblica e Messaggero disegnano un altro scenario ancora: Bongiorno (Lega) al Senato e Fraccaro (M5S) alla Camera, con la candidatura Bongiorno che suonerebbe come una sfida diretta di Salvini a Berlusconi. Ma tra i due c’è “la telefonata che allunga la vita” (Giornale): domani il vertice di coalizione per la presidenza delle Camere. Salvini: “Nessuno strappo, non intendo rompere l’alleanza e mi muovo all’interno del centrodestra” (Messaggero). Berlusconi, pur di non tornare presto al voto, esce dall’angolo e apre al dialogo con i grillini (Stampa): forse per sabotare l’intesa tra Salvini e grillini, sicuramente per favorire qualunque soluzioni che allontani elezioni a ottobre. Ma Forza Italia resta in allarme. Su Repubblica l’esodo silenzioso da FI alla Lega nel Sud, in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. Altro elemento di preoccupazione tra gli azzurri, le reali intenzioni di Berlusconi: scrive il Foglio che ad Arcore la famiglia preme per farlo ritirare progressivamente dalla politica. Questa via d’uscita ordinata dovrebbe passare da un passaggio dello scettro a Salvini, un’investitura sottoposta però a precise rassicurazioni sulle aziende e sulla linea politica, con il leader della Lega che si farebbe garante della continuità e anche degli interessi di Berlusconi. Sul Giornale le voci del nord contro l’abbraccio del Carroccio con i grillini: “Mai con quelli là, vogliono sfruttare il Nord”. Altolà anche da Fdi. Meloni: “L’incarico di governo spetta al centrodestra” (Giornale). La Russa: “Nessuna coerenza in un patto Lega-M5S. Noi siamo contrari al reddito di cittadinanza, somiglia troppo alle vecchie pensioni di invalidità della Dc”. Dunque Salvini al Quirinale per l’incarico a nome dell’intero centrodestra è il passaggio iniziale.
In fibrillazione anche il Pd, diviso tra chi vuole trattare col M5S e chi no. Divide anche l’idea di Rosato di lanciare un referendum tra gli iscritti. Per la Stampa è il tentativo di Renzi di stoppare il fronte governista. Delrio: la linea non cambia, no ad alleanze (Repubblica). E i renziani partono all’attacco del governo Gentiloni. Orfini: “Ha favorito la sconfitta elettorale: non aveva consenso, è servito solo a far prolungare la legislatura facendoci apparire quelli dell’establishment” (Messaggero). Il politologo Piero Ignazi al Fatto: “In futuro M5S e Pd dovranno sfidare insieme il centrodestra. Intanto al Pd serve un vero congresso ma anche consultare gli iscritti sull’accordo con i 5 Stelle sarebbe un ottimo segnale. Va ridata considerazione alla base”.
Intanto Di Maio apre alla trattativa sui ministri: “I miei non sono intoccabili” (Stampa). Segno che i colloqui con altri partiti sono in corso, rafforzati anche dall’intervista di Grillo ieri su Repubblica. L’interlocutore chiave è la Lega, ma per il Fatto ci sono avvicinamenti significativi anche al Pd, con Richetti che come Di Maio suggerisce “un governo di scopo di pochi punti” su cui ragionare.
Su tutti i giornali l’irritazione del Colle: “Non esiste un partito del presidente” (Repubblica). Le voci per cui nel Pd c’è un’area che si muove su input di Mattarella per costruire “il governo di tutti” suscitò “ilarità” al Quirinale, dove si parla “i mattarelliani all’insaputa di Mattarella”. Al Colle si teme che i rumors nascondano una iniziativa dei renziani per “delegittimare” il ruolo super partes del presidente della Repubblica attribuendogli il ruolo di grande sponsor dell’inciucio col M5S nel governo di tutti. La mappa delle consultazioni è pronta: l’elezione dei due presidenti delle Camere segnerà le dimissioni di Gentiloni, che dovrebbe avvenire a fine marzo. Poi inizieranno le consultazioni, spalmate in almeno cinque giornate, subito dopo Pasqua. I primi a salire al Colle saranno Napolitano e i due presidenti delle Camere. Per i partiti si comincia dai più piccoli per arrivare, da ultimo, al M5S. Il centrodestra dovrebbe presentarsi separato ai colloqui con il capo dello Stato. Tra domenica 8 e lunedì 9 aprile Mattarella dovrebbe annunciare la soluzione del rebus governo. Il Messaggero parla invece di “dead line” a luglio per trovare la quadra sul governo, e nel frattempo Gentiloni in carica per l’ordinaria amministrazione
[20/3, 07:56] Michele Cardulli: Nel Lazio: la Meloni lancia la mozione di sfiducia, Forza Italia e 5 Stelle frenano (su tutti). Lunedì la presentazione della giunta (corriere) Per il Pd spunta Leonori, attività produttive, conferme su Valeriani. i renziani chiedono il ripescaggio della Buonaccorsi. Per Leu si fa sempre il nome di Paolo Cento. Il radicale Rocco Berardo contesta il meccanismo di assegnazione dei seggi del premio di maggioranza. Per lui vanno 6 al Pd, uno ciascuno alla civica, a leu, più europa e centro solidale.
Sul Manifesto, infine, Antonio Floridia ipotizza un percorso costituente, con regole e metodo di partecipazione innovativo per la costruzione del partito della sinistra. Intanto domenica c''è stata l'assemblea di Pap a teatro Italia, anche loro vanno avanti.

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