15 marzo 2018

Dai giornali di oggi 15 marzo



Lega-M5S, per Repubblica c’è un’intesa che va oltre la presidenza delle Camere e punta direttamente a un governo per rifare la legge elettorale e tornare al voto ad ottobre. Tra Di Maio e Salvini primo contatto telefonico: ufficialmente solo per l’elezione dei presidenti di Camera e Senato (contatti che verranno allargati anche a Martina e Grasso) ma gli interessi convergono su un governo guidato da un giurista che vari una riforma elettorale per impostare un nuovo bipolarismo che si regga su M5S e Lega, rendendo ininfluenti Pd e FI. Una riforma che reintroduca il premio di maggioranza. Uno scenario simile lo evoca anche la Stampa, a partire dalle dichiarazioni di Salvini di ieri: “Escluso il Pd, ogni scelta per trovare una maggioranza è possibile”. E verso Di Maio “nessun pregiudizio. Se c’è una condivisione di progetto ragioniamo”. Se poi gli interlocutori dovessero dire di no “facciamo una nuova legge elettorale con il premio di maggioranza e si torna a votare”. Anche il Giornale parla di un piano segreto di Salvini e di una trattativa in atto tra lui e Di Maio che fa paura a Pd e azzurri. Va in questa direzione anche il Corriere nel retroscena di Verderami secondo il quale il M5S, in caso di ritorno al voto, è pronto a far saltare il vincolo del doppio mandato. Di Maio: “Se si dovesse tornare al voto entro un anno non faremmo le parlamentarie per le liste, confermeremmo i candidati di questa legislatura”. Una decisione che serve a blindare i gruppi parlamentari in caso di scioglimento delle Camere e che implicitamente significa che si è pronti a tornare alle urne, previo governo lampo con la Lega.
Ma Berlusconi non ci sta: “Ho aperto ai 5Stelle? Sì, ma per cacciarli fuori” (Giornale). Piuttosto “dialogo con il Pd” (Sole). Alla riunione degli eletti, Berlusconi stoppa ogni accordo con Grillo e strappa con Salvini: “Se pensa di fare un accordo con i Cinque Stelle Matteo si brucia come Renzi”, il retroscena su Repubblica. La strategia spiegata ai parlamentari è netta: “Scongiurare a tutti i costi il ritorno al voto, altrimenti i  grillini rischiano di passare dal 32 al 40%”. E poi nessun governo del centrodestra col M5S: “Meglio un accordo non organico col Pd, un loro sostegno esterno su singoli provvedimenti a un nostro governo. Ma Salvini e Meloni non sono d’accordo, dovremo fare di tutto per convincerli”. E per bloccare l’esodo di parlamentari spunta un accordo che vieta il passaggio da un gruppo all’altro all’interno della coalizione.
A Berlusconi che cerca l’appoggio del Pd a un governo del centrodestra risponde Guerini: “Fantapolitica”. Ma una parte del Pd vuole vedere le carte (Messaggero). In movimento una truppa di “responsabili”: stiamo con il Colle, attenti a chi cerca di tornare alle urne. Sulla Stampa parla Settis: “I dem e il Movimento convergano senza fare l’errore del 2013. Di Maio non è stato eletto premier”. Sul Fatto il consiglio di Bersani: “I 5 Stelle si sveglino o al prossimo girono la destra fa il pieno”.
Sulla Stampa il sondaggio di Piepoli: il M5S cresce ancora, ora quasi un italiano su due vuole dare la guida al M5S, mentre perde punti Berlusconi. Il 49% degli italiani non è soddisfatto dell’esito del voto; il 44% gradirebbe un governo guidato dal M5S aiutato da alcune altre forze politiche. Il 32% preferirebbe invece un governo di “concordia nazionale”.
Sul Messaggero il caso Lazio. Con Zingaretti “anatra zoppa” e il centrosinistra senza maggioranza in consiglio regionale, l’idea di Pirozzi e Salvini è rievocare il metodo usato dal Pd per silurare Marino: i 26 consiglieri di opposizione, una volta insediati potrebbero andare tutti dal notaio e dimettersi. Contatti tra Pirozzi e Parisi e la Lombardi ci sarebbero già stati. Il M5S aspetta la linea da Di Maio, dubbi in Forza Italia. Zingaretti aspetta di capire se davvero le opposizioni siano decise a tornare al voto o se sarà possibile un’intesa programmatica. “Se c’è un accordo bene, altrimenti si va tutti a casa”. Sulla Stampa intervista al neo governatore: “Voglio fare il segretario del Pd ma non in assemblea. A me casomai può interessare correre al congresso normale con le primarie”.
Nell'intervista alla stampa si parla di Zingaretti avvistato alla camera per un incontro con Bersani.

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