La prima volta che ci incontriamo senza Maurizio, tra componenti organici del comitato di Villa Massimo e invitati - Italia Nostra, Carteinregola, Villa Blanc - siamo in quindici. Seduti in cerchio nel salotto della casa di Marina, le cui finestre danno su Villa Massimo, riprendiamo dopo un mese di dolorosa pausa forzata le fila della lunga e complicata vertenza e battaglia. Villa Massimo è in basso sotto i nostri occhi, chiusa, muta e desolatamente spenta. Alcuni altri pini... dei pochi rimasti sono stati nel frattempo tagliati, ma poi anche questi lavori si sono fermati a metà perché al Dipartimento Ambiente del Comune mancano risorse e mezzi. Gli scheletri dei manufatti abusivi troneggiano al centro della Villa come emblema e monumento all'illegalità di cui sono il risultato. Si attende la determina del Comune perché il Municipio possa procedere alla loro demolizione. Sono passati sei mesi da quando il Consiglio di Stato in una sua sentenza ha dichiarato quanto è stato costruito in questi anni dentro Villa Massimo del tutto irregolare, abusivo, illegale. E quindi da sanare eliminandolo. E sono oramai cinque anni che la Villa è chiusa. I cittadini la vogliono ripulita, ripiantumata, riaperta con i suoi pini svettanti senza dei quali non avrebbe più senso definirla pinetina. A non essere stato all'altezza del compito si conferma chi negli ultimi vent'anni ha governato. O quello che di pesantemente negativo è successo nel corso del tempo è frutto di un destino cinico e baro?
Gian Carlo Marchesini
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