1 luglio 2018

SOVRANITA' di Umberto Pradella



C'e' sempre da imparare dal saggio Umberto



Cerco di rispondere alle perplessità di qualche amico circa il vincolo imposto dall’uso del dollaro.
Certamente nessuno può impedire l’uso di una moneta diversa dal dollaro negli scambi di qualunque tipo, siano essi di scarso o ingente valore  e relativi a qualunque tipo di transazione.
Non basta però che uno dei due contraenti voglia usare una moneta al posto di un ‘altra. E’ necessario che il mezzo di pagamento sia accettato da entrambi.
In altre parole la questione è politica in senso ampio: si tratta di avere fiducia nell’emittente della moneta prescelta.
Se i due contraenti sono d’accordo si può usare qualunque moneta.
Per questo ho parlato di ignavia europea. Si vuole definire – anzichè ignavia – consapevolezza della propria debolezza? La realtà non cambia.
In ogni caso questa “consapevolezza” deriva dal riconoscimento che l’Europa è un insieme di stati sovrani, spesso conflittuali anche quando si definiscono europeisti. Deriva dalla evidenza che l’euro è sottoposto a tensioni rilevanti proprio in virtù delle difformità sottostanti rappresentate dalle enormi differenze nei fondamentali di ciascun paese dell’area Euro (fisco, produttività, deficit e debito pubblico....)
L’articolo comparso recentemente su l'Internazionale ricorda che l’Iran aveva proposto (non fidandosi degli USA) che le transazioni avvenissero in euro, ma l’Europa dell’area euro ha glissato.
I nostri politici  - tutti –  hanno accettato che il dollaro fosse l’unica moneta internazionale,poichè fare dell’euro un mezzo internazionale di pagamento alla stregua del dollaro, avrebbe significato accrescere il potere della UE a scapito di quello  degli stati nazionali e nessun paese lo voleva e vuole davvero.
Così più dell’85 % degli scambi internazionali avviene in dollari.   
L’Europa si è cullata nella comoda idea che gli USA – sia pure per il loro interesse – avrebbero continuato a trattarla con molto riguardo. Cosa di meglio? Protezione e scambi facili a basso costo. Così ha accettato che l’uso del dollaro comportasse automaticamente la giurisdizione americana anche fuori dai confini USA. (cosa vera anche in altri ambiti, basta ricordare Cermis o l’imam rapito a Milano, per quanto riguarda l’Italia)
C’è anche di più, senza accennare alla questione (citata dall’articolo e verissima), dei brevetti che intervengono poco o tanto nella stragrande maggioranza dei prodotti scambiati internazionalmente e definiti dagli USA sempre “strategici”, pertanto soggetti alla extraterritorialità del diritto americano.     
Facciamo l’ipotesi che, oggi, i paesi europei più colpiti dall 'embargo nei confronti dell’IRAN (questo si sta tentando e la dice lunga sulla UE; i paesi che non hanno interessi rilevanti in Iran stanno con Trump per sperabili vantaggi nazionali), decidano di accordarsi per usare l’euro.In questo caso la giurisdizione statunitense non entrerebbe in funzione. Il guaio è che quasi tutte, se non tutte, le aziende che fanno affari in Iran, hanno legami stretti anche con gli USA (filiali bancarie, stabilimenti, acquisti di prodotti americani in dollari, esportazioni verso gli USA. In tutti questi casi la giurisdizione americana legata al dollaro può entrare in funzione e – come dice l’articolo – chi preferirebbe il mercato iraniano a quello USA?
 
Anche per comperare un' auto in Romania bisogna che il venditore rumeno accetti euro. Se non li accettasse la transazione – se in dollari – sarebbe sottoposta al diritto statunitense. Questo sarebbe possibile persino all’interno dell’area euro, se la valuta usata fosse il dollaro. La giurisdizione americana infatti non ha bisogno di permessi; è automatica e nella totale discrezionalità degli USA. L’unica possibilità di evitare sanzioni sarebbe non avere nessun legame economico finanziario con gli Stati Uniti.In questo caso la condanna sarebbe senza efficacia. In genere non succede perchè gli importi sono irrilevanti e i settori di affari non strategici,, ma se i flussi di scambi fossero consistenti e/o il prodotto strategico, l’america di Trump (più apertamente di quella di prima) allungherebbe le mani anche lì.
 
Per quanto concerne l’atteggiamento europeo nei confronti degli USA, è sempre stato di riconoscenza inquinata da servilismo, cioè cinica e alla fine stupida.
Nemmeno il piano Marshall è stato un atto di generosità, come  ai paesi europei ha fatto gioco credere: una Europa occidentale disastrata sarebbe stata facile preda della sirena dell’URSS. Era necessario intervenire.
 
Insomma tutto quello che posso dire è che il giornalista che ha scritto quell’articolo su Internazionale ha raccontato la realtà: L’Occidente sta divorando se stesso.
Il crescere di un ottuso e stupido sovranismo ovunque, come risposta ad una globalizzazione tragicamente fallita; il contrasto alle migrazioni come risposta xenofoba e territoriale; la non completa comprensione dei fenomeni climatici, debolmente contrastati.....;
indicano che l’Occidente ha nascosto la testa sotto la sabbia perchè inconsciamente consapevole che non c’è rimedio a quello che succederà e che qualunque tentativo di affrontare seriamente il futuro presumibile comporta la consapevolezza che un ciclo umano è al capolinea.
Allora si preferisce fingere che ci sia un eterno presente in cui i  politici occidentali sempre molto modesti, sostituiti da altri modestissimi,possano convincersi e convincere che le soluzioni sono a portata di mano, basta riapproppriarsi del proprio limitato destino, scrollarsi di dosso le paure reali inventandone di fittizie ma comprensibili.
C'è chi  sostiene che se si vuole raccontare il peggio assoluto basta leggermi.
Il guaio è che anche solo la metà di quello che immagino ci aspetti (forse non noi con un futuro un poco ristretto, ma certamente figli e nipoti) sarà sufficiente per cancellare la civiltà occidentale ormai priva di forza propulsiva e ripiegata su se stessa.
 
Come al solito mi sono allargato troppo.
Chedo scusa

I commenti in rete

    L’analisi sui cd governanti europei è netta, ovvia. Ripete quasi un luogo comune, ossia che se vi sono stati nazionali non può esserci un pieno stato sovranazionale. Anche questo però è un declivio infondato: molti ignorano che la cd doppia giurisdizione esiste in diverse realtà tutte (ahinoi...) derivanti dal diritto comune (ossia dal ramo storico del diritto interpretativo delle sentenze romane) come UK, Australia, Usa sopra tutti - la giurisdizione federale non annulla quella dello stato es. di New York, ma la integra su temi/oggetti d’interesse “inter-statale” ossia federale. Si lascia pertanto che l’unità dello Stato sia garantita dalle leggi federali (in Usa, sottoposte insieme alle sentenze a un “restatement of law” ogni 10 anni, quasi come un codice!) mentre la giurisdizione statale assicura la legalità sul territorio.
Nel diritto civile, di cui Italia Spagna Francia Germania etc sono figlie, tale meccanismo di sovranazionalita sembra inibito poiché questo ramo del diritto si è assunto l’onore di concretizzare la piena e netta, assoluta sovranità nazionale. Però la creazione di una giurisdizione europea non confligge necessariamente con la piena sovranità nazionale: semmai, si dovrebbe basare proprio sul pieno riconoscimento delle giurisdizioni nazionali sovrane! Cosa che è stata disturbata non poco dal meccanismo delle “recezioni” delle cd Direttive comunitarie prima e del provvedimenti normativi obbligatori derivanti dai Trattati poi. Da noi, insomma, si è introdotto un concetto per cui gli Stati nazionali dovevano cedere progressivi pezzi di sovranità nazionale e assoggettare obbligatoriamente le proprie giurisdizioni sovrane a materie regolate esogenamente da Bruxelles-EU. È questo un male assoluto quasi quanto lo stato assoluto? Per me, sì.
Adriano

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