3 giugno 2018

Dai giornali di oggi 3 giugno

ITALIA-ECONOMIA
“Troppi precari, il Jobs Act va rivisto” (Messaggero), “Quota 100 per superare la Fornero” (Corriere): Di Maio, in un videomessaggio Facebook dal ministero di via Veneto, annuncia le prime mosse del governo sul lavoro e previdenza. Si va verso “quota 100” per superare la “Fornero”, ma per recuperare risorse verrà cancellata l’Ape social. Brunetta al Corriere: “Non è più tepo della campagna elettorale, il Paese ha diritto al buongoverno. Vogliono partire da lavoro e pensioni? E la flat tax? Solo partendo da lì si può far ripartire l’economia grazie alle risorse che arriveranno. Se non c’è una base di credibilità non si può fare tutto il resto”. Da S&P’s giudizio sospeso sul nuovo governo: il rating non cambia in attesa di novità. Per il Sole la prima spallata al Jobs Act potrebbe arrivare dalla reintroduzione della causale per i contratti a termine. Previsto anche il restyling di politiche attive e centri per l’impiego: l’Anpal potrebbe essere fortemente rivista. Baban (Piccola Industria) ad Avvenire: “Restino le buone leggi del governo passato: il piano Industria 4.0 è stata un’operazione di estremo interesse. E comunque non esiste un’economia locale ma ormai mondiale che passa necessariamente per l’Europa”. Baban si dice fiducioso nel nuovo governo ma avverte: “Spread a parte, sono tanti gli investitori stranieri che hanno sospeso le operazioni verso l’Italia per capire come si muoverà effettivamente il nuovo governo”. Sul Messaggero la voce degli imprenditori del Nord che votano Lega: il Jobs Act può essere rivisto, “l’importante è non gettare tutto a mare”.  Su Corriere, Repubblica e Messaggero intervista a Sergio Bramini, l’imprenditore monzese “fallito per colpa dello Stato” e ora chiamato come consulente da Di Maio: “Mi occuperò di chi come me ha perso tutto ingiustamente”.
Su Libero intervista al neo ministro Gian Marco Centinaio: “Tutelerò l’agricoltura italiana, in Europa mi sentiranno, a cominciare dal riso. Agli uffici darò disposizione di attivare tutte le procedure che possano aiutare e tutelare il Made in Italy. E sulle etichettature, farò in modo che i consumatori sappiano quello che mangiano”. Centinaio conferma l’imminente delega anche al Turismo: “La scelta di abbinarlo con l’Agricoltura è nata da me e Salvini e ci è sembrata quella giusta per un Paese come l’Italia”.
Sul Sole il passaggio di testimone tra il neoministro alle Infrastrutture ed il suo precedessore Delrio all’insegna del fair play: “Lavoreremo in continuità rispetto a quando a quanto fatto di buono, innoveremo laddove il Paese è rimasto indietro: puntiamo ad un'Italia sempre più connessa al suo interno e verso l'estero in modo razionale e sostenibile”. Toninelli ha rimarcato la necessità di una nazione “sempre più connessa al suo interno e verso l’estero, in modo razionale e sostenibile”. Concetti cari al programma “Connettere l’Italia” firmato, tra gli altri, dal capostruttura Catalano. Per il Sole la sua conferma o sostituzione sarà uno dei primi segnali sulla gestione del nuovo ministro.
Sul Messaggero le grane del nuovo ministro dell’Istruzione Bussetti, prima fra tutte quella delle maestre solo diplomate che da qui al 30 giugno saranno licenziate. L’estromissione dalle graduatorie delle 45 mila maestre rischia di inficiare la regolare apertura dell’anno scolastico. Il ministro: “Devo vedere bene le carte”.

ITALIA-POLITICA
“Clandestini, pacchia finita”, “porti chiusi per le Ong”: in un’intervista al Gazzettino Salvini conferma le sue priorità, sicurezza e immigrazione. “Bisogna ridurre tempi e spesa. Gli immigrati per bene non hanno nulla da temere ma i clandestini preparino la valigia: con calma ma se ne devono andare”. Da Salvini stretta anche sulle ong – “Gli Stati devono tornare a fare gli Stati, nessun vice scafista deve attraccare nei porti italiani” – e l’azione “preventiva” per bloccare gli sbarchi: «Bloccare gli sbarchi lo fai continuando a lavorare in Libia, in Tunisia, in Marocco, e lo faremo ancora di più. Ma stiamo gestendo circa 170mila ospiti e ci sono pendenti 140mila domande di asilo ancora da analizzare. Bisogna sveltire. Anche perché l'anno scorso il numero degli espulsi effettivi e respinti alla frontiera non ha superato quota 7mila». “Chi guida il Viminale non deve fare grandi annunci e fare troppo il politico: quel rango richiede riservatezza. Salvini valuti l’opportunità di fare il ministro e il segretario della Lega” dice Maroni a Repubblica. Quanto all’immigrazione “è un tema complicato, rimandare a casa i migranti non è così semplice. Consiglierei prudenza prima di dire ne rimandiamo a casa 100 mila”. “Non possiamo diventare l’Ungheria del Mediterraneo” dice l’ex ministro Minniti al Corriere: “I lussi migratori non si possono cancellare, si possono governare: è quello che abbiamo fatto. Quanto ai rimpatri di massa, nessuna espulsione è possibile senza una rete di rapporti internazionali. Questa rete di rapporti esiste ma è fondamentale il rapporto con la Libia e i Paesi nordafricani e centro africani. Ma se offendi quei Paesi e i loro cittadini la rete salta e in Italia la situazione invece di migliorare peggiorerà”. “I migranti non sono un problema di polizia o addirittura di spesa pubblica, c’è in gioco la salvaguardia della dignità umana” dice il cardinal Bassetti a QN. Dal presidente della Cei “lealtà” con l’esecutivo giallo-verde ma anche il richiamo alla vocazione europeista dell’Italia: “quello che serve è una nuova Europa, più solidale e meno egoista, più unita e meno tecnocratica”. In casa Lega fa discutere anche il no alle famiglie gay del neo ministro Fontana. Ma Salvini lo stoppa: “La sua idea non è nel contratto” (Corriere e tutti). Su Repubblica i paletti di Nogarin: "Sui diritti noi Cinque Stelle non faremo passi indietro".
Prime leggi e prime grane, titola il Fatto, riferendosi alle partite economiche e alle famiglie arcobaleno. Idem Libero: M5S e Lega già si beccano. Ora il match per le nomine dei sottosegretari e il braccio di ferro sulle Tlc, che interessa Berlusconi. Per il Messaggero si va verso una spartizione a metà dei posti di Tesoro, Esteri e Difesa. Il premier Conte tiene per sé la delega ai Servizi. A Fdi potrebbe andare la presidenza della Vigilanza Rai, al Pd quella del Copasir. Giornale in allarme per il feeling del Guardasigilli Bonafede con gli “assi del giustizialismo”, Davigo e Di Matteo. Di Davigo si ricorda la lunga telefonata con Bonafede, e se anche l’ex toga di Mani Pulite non potrà approdare direttamente a via Arenula essendo in corsa per il Csm potrebbero farlo i sui consiglieri legislativi. Per Di Matteo il ministro starebbe invece valutando incarichi di peso: sottosegretario o direttore del Dap e del Dag. Per il Giornale uno dei primi provvedimenti del nuovo governo dovrebbe però essere una legge che chiuda le porte girevoli tra politica e giustizia. Ma per le nomine a capo di gabinetto e a dirigenti dei dipartimenti Bonafede pescherebbe proprio tra i pm vicini.
Intanto Berlusconi ribadisce il no ai populisti:, o noi o loro (Corriere). “Il governo è una formula inedita e contraddittoria, non scelta dal voto, all’insegna del populismo. L’alternativa è o noi o loro. Per questo gli italiani per bene e di buona volontà devono scendere in campo”. Di parere opposto Giorgia Meloni: “Non condiviso le posizioni di Berlusconi – dice alla Verità – fare l’opposizione per difendere l’Europa è paradossale. Sul governo Fdi si asterrà e farà da guardiana ai valori di centrodestra. Non mi importa delle poltrone. Mi interessano i contenuti di quello che si voterà nei prossimi mesi in Parlamento”.
Ieri, festa della Repubblica, si riprende la scena anche Mattarella: “Italia pilastro della Ue, siamo coesi e affidabili” (Messaggero, Corriere). Nel pomeriggio più di 20 mila persone ai giardini del Quirinale, e lui scende tra la gente. Anche il premier Conte cerca il bagno di folla: “Non fatemi i complimenti ora, ditemi bravo dopo” (Messaggero).

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