Con Edda Bjorgvinsdottir, Sigurour Sigurjonsson, Steinpor Hroar
Steinporsson, Lara Johanna Jonsdottir, Portseinn Bachman, Selma Bjiornsdottir, Islanda,
Poolonia, Danimarca, Germania 2017. Montaggio di Kristjan Loamfiara
Il regista islandese Haffstein
Gunnar Sigurosson mostra in questo film – che può essere definito una commedia dark - un’umanità litigiosa, spigolosa e
dispettosa che soffre nella convivenza. Certo Rejkiavik non è una città con
alta densità abitativa – ha poco più di 120.000 abitanti su 274 kmq - e qui
siamo in un quartiere periferico meridionale fatto di case a schiera, dove
vivono Inga e Baldvin (Edda Bjorgvinsdottir, Sigurour Sigurjonsson), una coppia
di anziani coniugi. Hanno perso il figlio maggiore, che si è suicidato ma di
cui non si è mai ritrovato il corpo, vivono in questa casetta a due piani e,
nel loro giardino, hanno un grande acero cresciuto a dismisura che, però, fa
ombra sulla veranda dei vicini. Come si sa il sole è un bene prezioso lì su nel
nord, quindi il vicino e la sua giovane seconda moglie (Portseinn Bachman,
Selma Bjiornsdottir), chiedono più volte che venga potato o quantomeno sfoltito.
Inga e Baldvin hanno anche un
altro figlio Atli (Steinpor Hroar Steinporsson) che vive in un condominio con
la moglie Agnes (Lara Johanna Jonsdottir) e la figlia piccola. Una notte Agnes
sorprende il marito che guarda al computer un video pornografico che aveva
girato con una precedente fidanzata: sentendosi tremendamente offesa e pensando
di essere stata tradita, lo caccia immediatamente da casa. Agnes cambierà la
serratura della porta d’ingresso e gli impedirà perfino di vedere la figlia.
Atli andrà quindi a dormire dai genitori dove però la situazione non è certo
allegra. Sua madre, dalla disgrazia del fratello, è uscita di testa, vive in
modo paranoico ogni evento ed è piena di aggressività. Diverso sembrerebbe il
padre, più conciliante, che ha un buon rapporto sia con il figlio sia con la nuora
e la nipotina.
Così, in modo paradossale, verrà
innescata una spirale di violenza. Da un lato, il risentimento di Agnes farà
scattare l’aggressività al marito pentito ma frustrato perché non riesce a
comunicare con la moglie né a vedere la figlia. Finirà per rapirla (ma solo per
qualche ora…) a scuola, soltanto per portarla a fare un picnic sul prato.
Indovinate dove? Davanti a Ikea! Dall’altro, la polemica tra i vicini per
l’ombra dell’albero scatenerà una guerra violenta in crescendo, che non voglio
qui raccontare. Il tutto è raccontato con minimalismo scenico, scarso movimento
della macchina da presa, ambienti e persone ridotte all’essenziale e con un
montaggio (di Kristjan Loamfiara) quasi delle strip. “L’albero del vicino” è, inoltre, inframezzato da cori
popolari alternati a brani di musica classica da Bach a Rachmaninoff.
Qua e là alcuni dettagli grotteschi
degni di nota. Ad esempio molto divertente è la scena dell’assemblea del
condominio nella quale partecipano separatamente sia Agnes sia Atli, con palese
imbarazzo dei convenuti, dove si discute del rifacimento della fognatura
(come in tutti i condomini del mondo!) ma anche, in modo animato, del
linguaggio scurrile, dei sospiri e gridolini prodotti da una giovane coppia che
fa sesso in modo eccessivamente rumoroso e voluttuoso.
“Under
the Tree” (Undir Trénu), il titolo originale che è senza dubbio migliore, è
stato presentato alla sezione “Orizzonti” alla 74ma Mostra Internazionale del
Cinema di Venezia e candidato all’Oscar
come miglior film straniero per l’Islanda.
Ghisi Grütter
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