2 febbraio 2018

Le riflessioni di Pradella:SE ANDRO' A VOTARE ,VOTERO' LEU

 
 
 
                                                               Pierluigi Bersani
 
L’altra sera ho ascoltato Bersani dire le sue ragioni. Se andrò a votare, voterò LeU con la speranza non certo della vittoria (per questo ci vorrebbe un paese e un mondo, o almeno un occidente,  diversi), ma di aiutare un manipolo di persone a tenere viva l’idea che in politica e in democrazia, si scende in campo per chiamare a raccolta chi ci sta, intorno a idee, e non giusto per vincere. Non mi esalto, perchè il panorama è quello che è, ma la mia opinione di LeU non è bassa, Un nostro amico comune voterà Cantone mettendo l’accento sul nome e non sull’indipendente e rimane il fatto che, se voterò, è perchè vale la pena di spendersi, almeno per poter dire ai vincitori  che stavo da quella parte e che il loro potere tanto per governare, è guasto.
Non trascuro il movimento delle stelle, ma concordo con chi – rilevando il mosaico della loro gente, delle  destre e delle  sinistre, delusi in modo diverso e opposto e uniti dal populismo grillino – ne scopre fragilità e irrimediabili spaccature, su temi che obbligano a schierarsi e non solo ad amministrare (ius soli, migranti, più Europa e meno Italia...).
 
Il Sole24Ore, domenica scorsa, ha messo a confronto i programmi dei partiti su lavoro, pensioni, deficit e debito, UE, fisco, scuola e università, giovani e welfare, industria e imprese, investimenti, immigrazione e sicurezza, riforme istituzionali,.sostenendo che questi temi spaccano le coallizioni e le ricompongono diversamente.
Sulla base delle convergenze e divergenze sui programmi, ha concluso che PD e F.I. siano gli alleati migliori per un programma che li  vede molto vicini 
 
La battaglia, che ho dentro, sul voto - non voto, riguarda la mia profonda convinzione che questo sistema  occidentale e borghese sia squassato da tragedie che alla fine lo esauriranno, per cui, come sempre, chiunque vinca, sarà piegato alle regole di un darwinismo sociale che è l’ultima spiaggia del mondo borghese in cui siamo cresciuti.
Sempre, mentre in occidente si godeva di una relativa pace e crescente prosperità, nel resto del mondo lo sfruttamento e le guerre di cui gli occidentali sono stati  protagonisti o fomentatori, hanno continuato, fin che è stato possibile, a trasferire ricchezza, dai territori sottomessi all’Europa e agli USA, usandoli  come valvola di sfogo contro le proprie crisi ricorrenti.
Oggi, la debolezza intrinseca e crescente interna all’occidente e la emancipazione conquistata a carissimo prezzo dal resto del mondo, impediscono di scaricare le tensioni sociali all’esterno e le regole del capitalismo e della finanza agiscono anche all’interno dei paesi dell’occidente, rompendo gli equilibri sociali conquistati, aumentando le disuguaglianze e ricreando il clima di xenofobia e razzismo impossibile da scaricare all’esterno e obbligato quindi a distruggere le paci interne.
A questa situazione, accettandone i vincoli, la politica non sa opporsi, non ha disegni per il futuro, non riesce a coniugare il nuovo insieme alla dignità delle persone. Tutti balbettano (per cui mi è difficile trovare scelte entusiasmanti), ma alcuni sostengono che  il sistema è giusto.Preferisco di molto gli altri.
umberto

Nessun commento:

Posta un commento