4 marzo 2018

Dai giornali di oggi 4 marzo


Ore 7, urne aperte nell’incertezza (Stampa): alle 23 i primi exit poll, risultati nella notte, ma per il Fatto prima di martedì non si avrà né ripartizione né assegnazione dei seggi, e questo per i meccanismi e i difetti del “Rosatellum”. 46 milioni gli italiani al voto, col nodo dell’astensione (Corriere). Per il Messaggero l’affluenza al Sud sarà decisiva per il risultato: un milione di indecisi stabilirà solo oggi se votare e per chi e questo può fare la differenza. “Sento lo stesso clima pre-Trump: Italia cruciale per tutti i populismi” dice al Corriere l’ideologo americano Stephen Bannon, stratega della campagna elettorale di Trump, in Italia per seguire le fasi del voto. “Penso che in Italia stia succedendo lo stesso che in America con Trump. Gli italiani si considerano provinciali nella politica mondiale ma non è così. Siete un banco di prova fondamentale del potere della sovranità”. Per Bannon il voto italiano “è cruciale per il movimento populista globale: se sommi i sondaggi siamo vicini al 65%, quasi due terzi del Paese che appoggia il messaggio antisistema di gruppi populisti, dai Cinque Stelle alla Lega a Berlusconi e Fdi”. Ieri e oggi silenzio elettorale, rotto però da Grillo e Berlusconi (Messaggero). Da Grillo, via blog, l’avviso a Di Maio: “Il nostro è un movimento biodegradabile. Ci scioglieremo quando saremo in grado di fare un referendum da casa a settimana”. Tradotto, guai a diventare come gli altri partiti, sempre al loro posto (Repubblica). Per Berlusconi pizza e bagno di folla a Napoli con la Pascale:obiettivo, stoppare l’avanzata M5S nel Mezzogiorno.
Su Repubblica il “termometro” per capire chi vince e chi perde. Il M5S punta a confermarsi primo partito: superare quota 30% sarebbe un trionfo. Per il Pd di Renzi il target è la “soglia Bersani”: 25%. Sotto il 22% sarebbe debacle. Nel centrodestra lo scontro è tra FI e Lega per superarsi: per entrambi l’obiettivo è il16%. Per FI prendere meno del 15% sarebbe un risultato mediocre, per la Lega prendere intorno al 12% sarebbe una sconfitta. Per Leu la soglia psicologica è il 6%, per Fdi il 5%; per la Bonino il 3%, così da entrare in Parlamento. Resta il tema del dopo-voto, il “fantasma della ingovernabilità”: per Repubblica un risultato senza vincitori costringerà i partiti a cercare formule miste, da un patto Pd-M5S-Leu a un’alleanza populista tra Di Maio, Salvini e Meloni. Il Messaggero rimarca i segnali di “stabilità” che arrivano da Palazzo Chigi, anche in vista della riapertura dei mercati. E in caso di pareggio e di stallo lo scenario più probabile sarà la prosecuzione del governo Gentiloni,almeno fino all’elezioni dei presidenti di Camera e Senato, prevista a cavallo tra marzo e aprile. 
Sul Corriere la posta in gioco dei leader: le fortune di Gentiloni dipendono dalla tenuta del Pd, per Renzi, mai stato in partita da protagonista, o la va o la spacca, per Di Maio la sfida di andare oltre Grillo scegliendo un aplomb istituzionale; Berlusconi si è ripreso la scena e i favori dell’establishment europeo ma teme il boom della Lega; Salvini ha scelto un mix destra-sinistra per scalare la leadership, Meloni, stretta tra gli alleati, punta tutto sui patrioti; per Grasso strada tutta in salita alla ricerca del popolo di sinistra. Sulla Stampa il gelo di Renzi sul Colle per la linea-soft scelta verso il M5S: accettare la lista dei ministri-ombra per i renziani ha avuto il sapore di una legittimazione, proprio mentre il ledear dipingeva i 5Stelle come estremisti dalla doppia morale. Un umore riassunto da Ferrara sul Foglio, che ha parlato di “pericoloso placet di Mattarella al M5S”. Sul Fatto ritratto di Tajani, lo sbiadito candidato di Berlusconi, che faceva dediche col motto delle SS e tradì sia Montanelli che Berlusconi,
Sul Corriere le parole chiave della campagna elettorale: Flat tax, superare la Legge Fornero, rimpatrio degli irregolari, reddito di cittadinanza, bonus figli, Europa.
Su tutti i giornali le istruzioni per il voto. Sul Corriere le maratone in tv. Vespa: “Comincio alle 22,45 e via fino alle 6 del mattino”. Mentana: “Vedo il derby poi si va avanti fino a lunedì sera”.
Nel Lazio e in Lombardia si vota anche per la Regione: Zingaretti (Pd) sfida Parisi e Lombardi (M5S), Fontana (Lega) favorito su Gori (Pd), ma il finale è aperto. .

Nessun commento:

Posta un commento