Dopo la pubblicazione delle ultime motivazione della Consulta, si
parla di equilibrio tra governabilità e rappresentanza riferendosi
solo alla legge elettorale. Ma ci sono altri fattori che condizionano
questi due principi.
Sulla governabilità incide l'errato giudizio sull'assetto politico
nazionale, considerato ormai tripolare: destra, sinistra e 5 Stelle.
Di fatto, invece, è tuttora bipolare, in quanto i grillini non hanno
mai rimosso la loro pregiudiziale verso una alleanza politica stabile, ribadendo che il loro appoggio sarà valutato nelle aule su singole proposte. E faranno parte di un governo solo quando sarà formato da loro solamente. Così, il partito-silos accumula consenso in attesa del proprio esordio in monocolore, sottraendosi a coinvolgimenti in programmi di governo.
Sulla rappresentanza incide la mancata emanazione di una legge sui
partiti, che ne regoli il "metodo democratico" interno di
funzionamento. Ormai abbiamo sperimentato a destra, sinistra e nel M5S esperienze di "partiti personali", dove il capo fa il bello e cattivo tempo. Ma soprattutto designa i candidati, in base alla loro fedeltà ed emargina o espelle i dissidenti.
Questi due problemi sono dirimenti per affrontare l'astensionismo
dilagante in due direzioni: nelle elezioni, con la riduzione degli
elettori; nei partiti, con la riduzione dei militanti. Ma così si
secca la democrazia. Per scongiurare questa involuzione, dobbiamo
tornare a credere che l'unico salvatore della patria non è il
carismatico di turno, ma il cittadino che viene messo nelle condizioni di partecipare. Ma veramente.
Massimo Marnetto
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