Luigi Di Maio
Di fronte alla dichiarata indisponibilità di Lega e PD, il M5S dovrà valutare il costo politico di fare onerose concessioni, all'uno o all'altro, potenziale partner. Non solo in termini di limitazioni dell'autonomia operativa del Movimento nel futuro governo ma, anche, di prevedibile scontento della propria base. Concessioni tanto più onerose quanto concreti, per il potenziale partner, stretto nell'abbraccio mortale del nemico di ieri, i rischi di perdere identità e forza presso il proprio elettorato.
Inoltre, imbarcare nell'avventura di governo un ex avversario politico vorrà dire per il Movimento rinunciare alle usuali ambiguità alle quali ci ha abituati. Di fronte all'alleato dovrà compromettersi anticipatamente, e senza l'alibi del "decide la rete", sui principali snodi all'agenda politica dei prossimi mesi: stabilità dei conti, lavoro, fiscalità, rapporti con l'Europa, politica di sicurezza, migrazioni, cittadinanza
Inoltre l'arbitro della querelle, Mattarella, forse solo di poco più neutrale del predecessore, si troverà a dover essere garante non solo delle parti in campo e verso gli elettori ma anche verso l'Europa che osserva, preoccupata, l'allontanarsi dell'Italia dagli impegni di stabilità.
In conclusione, il percorso che il M5S vede spianato verso il governo é pieno di buche come le strade della Capitale.
Ma, poiché la Storia ama ripetersi, a togliere le castagne dal fuoco al Capo dello Stato, arriverà qualche "provvidenziale assist" esterno. Nella forma, già sperimentata, della pilotata impennata dello spread. O, Dio non voglia, di qualche più drammatico evento come quelli che, negli anni di piombo, costrinsero le forze politiche all'unità nazionale. Così la responsabilità di fronte ai rispettivi elettori di aver ceduto ad alleanze con i nemici di ieri, non sarà di nessuno e la manina invisibile che, ormai da anni, ha messo sotto tutela la nostra Sovranità, potrà continuare a gestire, indisturbata, presente e futuro del nostro Paese.
Raffaello Savarese
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