2 marzo 2018

Dai giornali di oggi 2 marzo



“Gran finale” di campagna elettorale per Berlusconi: lancia Tajani premier e a Libero dice: “Votarmi conviene a tutti: dopo di me Italia Ko. M5S peggio del Pd”. “Salveremo l’Italia dai grillini, il peggior pericolo corso dall’Italia dal 1994. Le mie promesse, a regime si finanziano da sole”. E sul nì a Tajani premier di Salvini e Meloni dice: “Vale l’indicazione del partito che avrà più voti. Come noi sosterremo lealmente un candidato leghista, se la Lega fosse il primo partito, sono certo che Lega e Fdi sosterranno lealmente il candidato proposto al Capo dello Stato da Forza Italia. Tajani ha sciolto le riserve e si è dichiarato disponibile ad accettare l’incarico qualora gli venisse richiesto da FI”. Tajani, via twitter, conferma: “Disponibile a servire l’Italia” (Corriere). “Un nome che rassicura le cancellerie e capace di tessere oltre la coalizione”, scrive il Messaggero: per questo allarma Salvini e Meloni. Per la Stampa Tajani è rimasto spiazzato ed è stato costretto a dire sì: avrebbe preferito aspettare i risultati e capire se il rischio sorpasso Lega-FI fosse o meno superato. Altro nome fatto da Berlusconi quello di Guido Bertolaso: “E’ stato infangato e poi assolto: sarà nella squadra di governo” (Corriere).
“Se qualcuno vuole Tajani presidente del consiglio voterà Berlusconi, se preferisce le idee e la forza della Lega voterà Salvini” dice Salvini al Corriere. “Nel caso vincesse il centrodestra il capo dello Stato dovrebbe scegliere di far formare l’esecutivo a chi nella coalizione prende un voto in più”. Se poi non venisse fuori una maggioranza netta “escludo categoricamente ogni accordo con Pd o Cinque Stelle per un governo di scopo. Nessuno dovrà inventarsi robe strane. Detto questo, con Berlusconi bisogna stare sempre vigili, ci voglio quattro occhi”.
Tra i quattro leader del centrodestra, ieri insieme a Roma, sancito un patto di fedeltà: “Niente inciuci. Solo noi possiamo vincere, altrimenti si torna alle urne” (Libero). Da un audio “rubato” le previsioni dei big. Meloni a Salvini: “Tu arriverai primo”. Fitto: “Cinque Stelle volano, al Sud possono fare cappotto. I dem crollano”. Salvini: “Spero che il Pd prenda il 22%”.
“Attenzione a non finire fuori strada”, l’avvertimento di Gentiloni in una lunga intervista al Corriere. “Si sta andando tra disinteresse e cinismo alle elezioni più importanti degli ultimi 25 anni, tanto i giochi veri si fanno dopo. Non è così: qui si sta decidendo se proseguire su una strada di economia di mercato, società aperta, welfare sostenibile, o se andare fuori strada”. Gentiloni ammette la crisi di consenso – “dal 1994 ad oggi nessun governo in carica è stato confermato dal voto” – e del Pd dice: “Ha subito una sconfitta seria nel referendum e l’attuale legge elettorale ne è una delle conseguenze. Questo ha indebolito noi e la leadership di Renzi”. Quanto all’Europa “io sarei disposto ad avere più sovranità europea: non vorrei che questo gigante economico diventi un nano politico tra Russia, Turchia, Paesi del Golfo. La Meloni preferisce i Paesi del gruppo Visegard? Good luck. Ciò che davvero preoccupa l’Europa non è lo stato dei nostri conti pubblici ma il rischio di saldatura tra destra estrema e destra moderata”.
“Sapete cosa rischia l’Italia? Di avere una maggioranza con Grillo, Salvini e Meloni. Senza il Pd primo partito il Paese rischia un governo estremista” dice Renzi a Repubblica. “Se Di Maio non avrà il 51% dovrà parlare di governo con la Lega. Ma qui si gioca sulla pelle del Paese. Dipende tutto dal Pd: o vinciamo noi o vincono gli estremisti”. Per Renzi è possibile che la Lega sorpassi Forza Italia: “Se Berlusconi non fa una mossa a sorpresa può succedere”. Renzi poi “demolisce” i ministri 5Stelle annunciati da Di Maio: “Hanno scelto Salvatore Giuliano, quello della “Buona Scuola”. E’ un nostro amico. Mandano la criminologa che nessuno conosce al Viminale, una ricercatrice sconosciuta agli Esteri”. Per la Verità Renzi prepara la scissione dal Pd: avrebbe già studiato un partito personale sulla falsa riga di En Marche di Macron. Dopo il voto il segretario vi traghetterà i suoi parlamentari lasciandosi alle spalle un guscio vuoto, poi lancerà un’Opa su FI. Il  Messaggero parla invece di una possibile intesa M5S-Pd-Leu per un governo di scopo . A far girare la voce esponenti della minoranza dem per tastare il terreno e capire le reazioni. Sarebbe un governo che taglia fuori Renzi e i suoi fedelissimi. Per questo Renzi bersaglia il M5S e si dice contrario a governi “estremisti”.
In primo piano il M5S, con Grillo che da Genova archivia “l’epoca del vaffa” e Di Maio che da Roma lancia la squadra di governo. Sono quasi tutti professori, “professori sconosciuti” per la Stampa. Solo 5 le donne ma in ruoli chiave: Emanuela Del Re agli Esteri, Paola Giannetakis all’Interno, Elisabetta Trenta alla Difesa, Filomena Maggino alla Qualità della vita, Alessandra Pesce all’Agricoltura.Altri ministri-chiave: Andrea Roventini al Mef, Mauro Coltorti alle Infrastrutture, Alfonso Bonafede alla Giustizia, Lorenzo Fioramonti al Mes, Pasquale Tridico al Lavoro, Giuseppe Conte alla Pubblica Amministrazione, Sergio Costa all’Ambiente. Ministri “rossi” per il Fatto. Anche per Sorgi (Stampa) è un M5S che sterza a sinistra, forse intuendo che sono qui ci possono essere spazi di consenso da conquistare. E nella cerimonia di presentazione compaiono le bandiere tricolore e sparisce il simbolo del M5S. “Se arriviamo primi a noi l’incarico – dice Emilio Carelli al Messaggero – Ho conosciuto tanti big, da Craxi a Fanfani: Di Maio è molto più valido di tanti di loro. L’establishment teme di perdere potere”.
Sul Manifesto  e sulla Verità parla il leader di Leu Grasso: “Su di noi dicono solo bugie, si vede che siamo diventati centrali nella scena politica. Ma noi siamo a sinistra, senza se e senza ma, e contro qualsiasi forma di inciucio. Non esiste alcuna possibilità che si possa fare un governo con la destra. Ma senza una maggioranza pretenderemo di sedere con le altre forze politiche al tavolo della legge elettorale. La ferita è il Rosatellum”.
Sul Messaggero le possibili mosse del Colle: non ci sono esecutivi del presidente, la maggioranza va trovata in Parlamento, lasciando gli italiani liberi di votare. Di certo c’è che non c’è nessuna preclusione a priori verso i grillini e che prima di rimandare il Paese al voto espleterà tutti i tentativi, per poi dare l’incarico di formare il governo ad un potenziale premier che può contare sui voti in parlamento.

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