4 marzo 2018

Il SILENZIO DELLE DONNE




Se sei donna in Italia non puoi urlare: è disdicevole, non sta bene. Non puoi manifestare. Uccise da mariti e padri in uniforme, sezionate da mostri, violate nei loro corpi, le donne devono tacere. E se non tacciono, se gridano la loro rabbia contro un sistema che spesso le schiaccia, le confina in un ruolo subalterno, non ne riconosce la forza, perché è forza del cuore, dei sentimenti, della ragione, e non delle braccia e delle gambe, dell'istinto feroce e rapace, in Italia sono messe alla gogna mediatica, cancellate, licenziate. "Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna". Era il 20 febbraio del 1909 quando Marinetti pubblicava il suo "Manifesto del Futurismo", bibbia di tutti i fascismi e i regimi totalitari e parlava del disprezzo della donna. La donna ha sempre fatto paura, perché la sua forza è tenace, costante, resistente fino all'inverosimile. Siamo riusciti, noi italiani del XXI secolo, a superare quell'aberrante manifesto, dopo più di cento anni? Abbiamo raggiunto l'effettiva parità tra uomo e donna, e soprattutto, l'abbiamo interiorizzata questa parità, come nostra ferma convinzione, come qualcosa di naturale, perché la natura ha posto uomini e donne sullo stesso livello? Non ditemi che l'Italia è un paese civile, una democrazia matura, finché di fronte a una donna che grida, sarà capace di scatenare un inferno mediatico. Quando la piccola sarta Rosa Parks, nel 1955, rimase seduta nel posto che aveva occupato su un autobus dell'Alabama, rifiutandosi di cederlo a un bianco, sapeva di compiere qualcosa che non si addiceva a una donna, nera, sapeva di sfidare il sistema. Ed era proprio quello che voleva. In lei si sarebbero riconosciute le donne e gli uomini che lottavano per ottenere pari diritti. Sogno un'Italia, in cui il disprezzo della donna, in qualsiasi forma si possa manifestare, anche la più sottile e paludata, non abbia più alcuno spazio.

E ORA IN PIEDI!

Per tutte le violenze consumate su di Lei, per tutte le umiliazioni che ha subito, per il suo corpo che avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato, per l'ignoranza in cui l'avete lasciata, per la libertà che le avete negato, per la bocca che le avete tappato, per le ali che le avete tagliato,
per tutto questo:
in piedi, Signori, davanti ad una Donna!

(William Shakespeare)


E non bastasse questo, inchinatevi ogni volta che vi guarda l'anima,
perché Lei la sa vedere,
perché Lei sa farla cantare.
In piedi, Signori, ogni volta che vi accarezza una mano,
ogni volta che vi asciuga le lacrime come foste i suoi figli,
e quando vi aspetta, anche se Lei vorrebbe correre.
In piedi, sempre in piedi, miei Signori,
quando entra nella stanza e suona l'amore
e quando vi nasconde il dolore e la solitudine
e il bisogno terribile di essere amata.
Non provate ad allungare la vostra mano per aiutarla
quando Lei crolla sotto il peso del mondo


Non ha bisogno della vostra compassione.


Ha bisogno che voi vi sediate in terra vicino a Lei
e che aspettiate che il cuore calmi il battito, che la paura scompaia,
che tutto il mondo riprenda a girare tranquillo.
E sarà sempre Lei ad alzarsi per prima
e a darvi la mano per tirarvi su
in modo da avvicinarvi al cielo,
in quel cielo alto dove la sua anima vive
e da dove,
Signori,
non la strapperete mai.

Massimo Frana

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