27 gennaio 2018

ANCORA SU GIULIO:LE CONSIDERAZIONI DI MARCHESINI

 
 
 
Ma veramente Cambridge e altre importanti università private ricevono fondi  non dichiarati da chi poi in cambio chiede che le attività siano orientate a inchieste spionistiche, come si ipotizza essere stata quella di Giulio Regeni sull'attività dei sindacati di base in Egitto, indagine mal sopportata da quel governo? Quindi in questo caso, se fondato, la responsabilità della fine di Giulio cadrebbe sulla temerarietà strumentale delle decisioni della sua docente tutor, esecutrice di tali politiche universitarie prezzolate? Ma come volete che il governo italiano possa pretendere verità e giustizia quando quello egiziano gli è partner in attività militari, economiche, estrattive dove sono in ballo decine di miliardi, e quando altri Paesi europei tipo Francia, Inghilterra e Germania non vedono l'ora di sostituirci? Ma non è allora il caso di accontentarci di una verità decente, senza spingere troppo per pretendere di avere quella completa reale? Ma se delle torture e uccisone di Giulio era al corrente l'intera catena di comando egiziana, dai servizi segreti civili e militari, al Ministro dell'Interno, allo stesso Al Sisi, cosa pretendiamo, che pur di avere una confessione completa dei fatti cada Al Sisi e il suo regime di potere?  E l'importante giacimento petrolifero di cui l'Eni ha l'esclusiva, e gli interessi della nostra industria? Ecco quindi che non possiamo rinunciare a chiedere la verità, perché altrimenti perderemmo la faccia, ma ecco anche perché dobbiamo accontentarci soltanto di un pezzo di verità che sia un pizzico decente, altrimenti perderemmo il ruolo di partner economico privilegiato dell'Egitto. E questo è frutto di un necessario realismo politico, per quanto cinico. Così ieri sera è stato detto al TG3 Linea notte dai giornalisti invitati da Mannoni, dei quali, a commento visivo, basta la faccia livida e pietrificata di Paolo Mieli, come al solito il più cinicamente realista di tutti. 
E allora ciao Giulio, ti saluto.
 
Gian Carlo Marchesini
 
I commenti in rete
 
Il caso Regeni è prima di tutto triste: per lui, per la famiglia, per noi che vediamo l'ingiustizia e non possiamo fare niente se non una bella passeggiata con lumino in mano e quante ne abbiamo fatte senza un risultato per quanto slecio? G, guarda che anche per la "verità" diciamo politica è tardi. Perché oramai siamo tutti convinti che c'è dietro l'Egitto come stato, uno stato che mi verrebbe di usare la locuzione trumpiana: se faceva sparire il corpo il problema era risolto. Se concordava con il Governo italiano una versione accettabile il problema era risolto. Perfino se mandava una delegazione autorevole a parlare con i genitori e offriva le scuse, dicendo che non ne sapevano niente, il problema si risolveva. Ma ora, quale verità sarà accolta come "vera" dalla famiglia e da noi? Ci sarà sempre uno spiraglio attraverso il quale alimentare la polemica e seguitare a far fare la politica estera alla famiglia Regeni. A volte il confine tra cinismo e realismo è flebile e la decisione politica è anche dolorosa, ma chi ne ha la responsabilità se ne deve fare carico.Io non credo che l'Università di Cambridge abbia colpe oltre una curiosità imprudente: se uscisse fuori un lavoro a favore di un qualche pezzo di intelligence britannica, l'Università non avrebbe altra scelta che quella di azzerare tutto il corpo dirigente. Per il resto sono d'accordo con te.
PM
 
 

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