Massimo D'Alema
“Stop a pensioni d’oro, vitalizi, privilegi e sprechi della politica” questo uno dei punti del programma del Movimento 5 stelle presentato ieri dal candidato premier pentastellato Luigi Di Maio.
Manca, ovviamente, l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, idea grillina rincorsa e realizzata dal PD come se il problema in Italia fosse veramente qualche decina di milioni versati ai partiti.
Il mondo del lavoro nero nel Bel Paese vale circa 275 miliardi all’anno, cioè un quinto della ricchezza prodotta complessivamente. I falsi invalidi ci costano circa 10 miliardi all’anno, il tutto mentre i veri invalidi restano senza assistenza. Mentre il vero rischio, che ormai inizia a palesarsi, di una scelta di questa natura è quello di confinare l’accesso alla politica ai vecchi apparati aprendo le porte ai nuovi miliardari. Non è un caso, infatti, che in nessun Paese civile si è lasciato che questo accadesse. In Francia e Spagna il finanziamento viene erogato in misura costante anno dopo anno; in Germania esiste il finanziamento proporzionale; in Inghilterra non soltanto si finanziano i partiti, ma è prevista un’erogazione di 700 mila sterline al leader di opposizione perché abbia la possibilità di contrastare, in modo adeguato, l’operato del Governo. Ma visto il modus operandi di un governo che ha agito spesso a colpi di maggioranza, non stupisce che a realizzare questa misura antidemocratica siano stati proprio i Dem.
Resta invece viva la battaglia pentastellata contro i vitalizi e i rimborsi elettorali, soprattutto dopo la bocciatura della proposta, firmata con il Pd, sull’abolizione definitiva. Continueranno a dirci che loro sono stati i più bravi perché hanno rinunciato ai rimborsi ed hanno restituito soldi ai cittadini, peccato che i rimborsi elettorali a loro non spettavano per legge in quanto non in regola con lo statuto, e che ne è stato dei milioni di euro che hanno ricevuto in quanto gruppi parlamentari di Camera e Senato?
Da ormai troppo tempo in campagna elettorale gli italiani vengono bombardati da promesse che resteranno tali per i cinque anni successivi. Proprio la mancata realizzazione delle promesse elettorali nell’ultimo decennio ha fatto nascere e crescere a dismisura quel populismo a 5 stelle che talvolta fa eco alla Lega di Salvini la cui “deriva neofascista - come sostenuto ieri da Massimo D’Alema, ospite a In mezz’ora in più di Lucia Annunziata - è preoccupante”.
Dove sono finiti gli “impresentabili”? Per anni il Movimento 5 stelle ha incentrato tutte le proprie forze per ribadire: “Siamo tutti onesti”, e adesso? Certo è complicato distinguersi dagli altri dopo i casi di Livorno, Bologna, Roma, Bagheria e Palermo. Eppure tutto questo era già sotto gli occhi di tutti, ma nessuno lo ha visto, soprattutto la sinistra sempre troppo impegnata a discutere e ad occuparsi di beghe interne.
Il Movimento 5 stelle non è cambiato, anzi ha fatto scuola ed ha abbassato il livello del dibattito politico. Ecco perché si affermerà come primo partito alle elezioni. Perché nessuno fino ad oggi è stato in grado non solo di contraddire la classe dirigente grillina, ma di fare esplodere queste contraddizioni al loro interno. Sarà il primo partito, ma non vincerà le elezioni, perché con questa legge elettorale nessuna forza politica avrà la maggioranza. L’unica salvezza dell’Italia sarà il governo del Presidente e allora, ancora una volta, la storia e la Costituzione daranno ragione a D’Alema.
Maura Pisciarelli
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