Ogni anno se ne vanno dalla Sicilia ventimila persone, in prevalenza giovani. Praticamente una cittadina intera. E contemporaneamente ne arrivano altrettante dall'Africa. Il problema è doppio: se ne vanno i nativi, lacerando famiglie e tessuto sociale preesistente. Arrivano nuovi ospiti disperati, privi di tutto, anche dei minimi rudimenti linguistici. Si tratta di fenomeni e processi che non è esagerato equiparare a continui terremoti. Ammesso che pagando le bande armate libiche otteniamo la riduzione degli sbarchi, come affrontare e risolvere il dramma che dall'Isola se ne vanno ogni anno ventimila giovani? Ma organizzarsi per accogliere, alloggiare, alfabetizzare, professionalizzare nel modo socialmente ed economicamente più utile possibile, non potrebbe bilanciare i flussi mettendo al lavoro buona parte di coloro che sono costretti ad emigrare? E a contribuire a finanziare non dovrebbe essere carico e responsabilità dell'Europa? O ognuno fa come lo struzzo che nasconde la testa sotto terra?
Gian Carlo Marchesini
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